Il blitz M5S per chiudere l’ILVA

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-25

Due eurodeputate presentano un emendamento a Bruxelles, poi respinto. Le tante posizioni del M5S sull’azienda e sull’accordo con MITTAL

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Due eurodeputate del Movimento 5 Stelle, Eleonora Evi e Rosa D’Amato, hanno presentato un emendamento a Bruxelles che chiedeva il blocco «dell’attività industriale inquinante dell’Ilva» esortando la Commissione ad adottare misure per convertire il sito a «produzione e uso di energie rinnovabili». Racconta oggi il Sole 24 Ore che non sono passati altri due emendamenti M5S altrettanto duri sulla gestione del caso Ilva. Il primo che «deplora» le autorità nazionali per il Dpcm ambientale del 29 settembre 2017, «che permette la prosecuzione dell’attività siderurgica in condizioni di illegittimità», il secondo sui risarcimenti, con la richiesta di «un’integrale riparazione dei danni effettivamente subiti dalle persone colpite».

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I numeri dell’ILVA (Il Sole 24 Ore, 31 maggio 2017)

Il quotidiano di Confindustria spiega che gli emendamenti presentati dal M5S rappresentano soprattutto una questione politica e che se davvero arrivasse un governo a trazione grillina l’accordo con Arcelor-Mittal sarebbe destinato a saltare. D’altro canto il Movimento 5 Stelle, che a Taranto ha riportato un successo clamoroso (alla Camera il 47,7% e al Senato il 45,6%), è a metà tra la chiusura dello stabilimento (questo è quanto dichiarano alcuni dei suoi esponenti) e la bonifica con la continuazione della produzione, secondo quanto dichiarato dal candidato premier Di Maio poco prima delle elezioni. L’Ilva occupa circa 15.000 persone tra dipendenti diretti e personale impiegato nell’indotto. Quando il tema è stato riproposto in campagna elettorale da Calenda il M5S fece uscire un comunicato per chiarire la sua posizione:

L’obiettivo del Movimento Cinque Stelle è quindi salvaguardare il reddito e creare nuovi posti di lavoro in vista unicamente della riconversione post chiusura, che naturalmente non potrà avvenire dall’oggi al domani. Se, come ha ribadito il nostro candidato premier, ci vorranno cinque o dieci anni per pianificare il percorso di riqualificazione dell’area industriale, il Movimento garantirà ai cittadini di Taranto e a tutti i lavoratori impiegati un passaggio che non sarà traumatico ma garante sia della salute che del reddito per i lavoratori.

Il punto è che questa politica ha poco in comune con quanto finora deciso dal governo, compreso l’accordo con MITTAL. La tattica di avere la botte piena e la moglie ubriaca potrebbe non riuscire.

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