Come Igor il Russo è scappato dall'Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-16

«Cosa c’è da festeggiare? I carabinieri avevano detto alla mia famiglia che non poteva essere andato all’estero e invece era in Spagna», dice la figlia di Valerio Verri. La procura però smentisce le sottovalutazioni

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«Vedo in televisione uomini in divisa e magistrati italiani che si stringono la mano e sorridono. Cosa c’è da festeggiare? Igor ha fatto altri morti. I carabinieri avevano detto alla mia famiglia che non poteva essere andato all’estero e invece era in Spagna»: mentre Minniti e Pinotti si complimentano con le forze dell’ordine italiane perché quelle spagnole hanno preso Igor il Russo, le parole dette a Repubblica da Francesca Verri, figlia di Valerio, la guardia ambientale uccisa l’8 aprile scorso da Norbert Feher, riportano un po’ di realtà nel surreale di questa storia.

Come è scappato Igor il Russo

Igor, seminascosto lungo la strada provinciale A-226 che collega Mirambel e Cantavieja, due paesini di poche centinaia di anime della comarca di Maestrazgo, era ricercato dalla Guardia Civil per una rapina a un casolare di campagna che risale a dieci giorni fa. Solo grazie alle impronte digitali, è stato possibile accertare che si trattava proprio di quello stesso “Igor el Ruso” che la stampa spagnola ha definito in queste ore come “l’uomo più ricercato d’Italia dopo i capi della mafia”. Che Igor il Russo si trovasse in Spagna era un’intuizione non impossibile da avere, visto che ci era stato in altre due occasioni e sembrava conoscere la lingua. Igor però è stato cercato anche in Croazia, in Austria, in Serbia e in altri paesi: qualche tempo fa la procura di Bologna era stata proprio a Vienna. Spiega oggi Repubblica:

Gli investigatori avevano saputo che in Spagna aveva rapporti con alcuni spacciatori di droga e con un pregiudicato in grado di procurargli dei documenti falsi. Per eludere i controlli avrebbe attraversato l’Austria, la Germania e la Francia, un percorso a tappe fino alla Spagna. Un viaggio in autostrada, fatto forse sfruttando la solidarietà di camionisti serbi o slavi, inconsapevoli di quel carico di morte che si sono portati in cabina.

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L’infografica del Corriere della Sera sulla fuga di Igor il Russo (16 dicembre 2017)

Il Corriere della Sera, in un articolo firmato da Giusi Fasano, racconta che secondo un informatore Igor il Russo aveva preso uno dei pullman che portavano a Lourdes o Medjugorie.

Igor il Russo e il senno di poi

Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato nella conferenza stampa sull’arresto in Spagna di Norbert Feher ha respinto tutte le accuse: “Non c’è stata nessuna sottovalutazione, né durante le investigazioni, ma neppure immediatamente dopo il primo omicidio. Parlare con il senno di poi è sbagliato”. Il capo dei Pm ha voluto così spazzare via le tante polemiche che hanno accompagnato le indagini e le ricerche del serbo in questi mesi. Da una parte gli inquirenti hanno dovuto soprattutto ‘gestire’ la rabbia dei familiari delle vittime. La moglie del barista Davide Fabbri, oltre ad aver lanciato la ‘taglia’ sul killer, è pronta a chiedere i danni allo Stato per il fatto che lo straniero, espulso dal territorio nazionale nel 2015, dopo una condanna per rapine, era ancora in Italia, libero di uccidere. I figli della guardia ecologica Valerio Verri hanno sempre sostenuto, anche con un esposto in Procura, che al padre non doveva essere permesso di pattugliare una zona che il giorno dopo il delitto è stata interdetta.

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Igor Vaclavic (a destra) e Davide Fabbri, il barista ucciso a Budrio

Ma c’è stato anche il tema della collaborazione tra le forze dell’ordine. Che è mancata, sempre secondo i figli di Verri, che hanno citato in questi mesi una nota con cui la Questura di Ferrara diceva di essere stata informata tardi, cioè dopo i due omicidi, che il responsabile potesse essere la stessa persona, cioè il pregiudicato. Poi c’è la questione della fuga dell’8 aprile: dopo aver ucciso per la seconda volta, Feher fece perdere le proprie tracce scappando a piedi, dopo aver incrociato tre carabinieri in borghese che gli intimarono di fermarsi, ma non fecero ricorso alle armi. Sul tema è stato aperto un fascicolo, conoscitivo da parte della Procura militare di Verona. Una decisione presa dopo gli articoli che riportavano il verbale dell’intervento dei militari. “Non credo siano stati fatti errori, c’è stata sorpresa all’inizio ma, fin dall’inizio, tutto quello che è stato fatto è stato fatto con assoluta professionalità”, aveva detto pochi giorni fa il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette.

Polizia contro Carabinieri

La Procura militare di Verona qualche tempo fa ha aperto un fascicolo di indagine per accertare eventuali responsabilità in quanto accaduto alle le 19.45 dell’8 aprile, quando tre militari si trovarono faccia a faccia con Norbert Feher alias Igor Vaclavic:

I tre carabinieri vedono sopraggiungere un mezzo, simile a un Fiorino, corrispondente alla descrizione del furgone del killer. Lo seguono e allertano la centrale operativa di Molinella, con cui rimangono costantemente in contatto. Gli si accostano in una strada di campagna e gli ordinano di scendere dall’auto e di mostrare le mani. Igor, però, mette la retromarcia, percorre 150 metri e si ferma a ridosso del boschetto vicino alla strada. Con tutta calma si dirige nella vegetazione, per poi tornare indietro per prendere uno zaino dimenticato nel furgoncino.

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Dopodiché si allontana definitivamente. I carabinieri comunicano che “non sembra armato“. E i superiori, per motivazioni che ora la Procura militare vuole chiarire, ordinano ai militari di mantenere la calma, limitarsi a osservare i movimenti del soggetto e aspettare i rinforzi che da lì a poco sarebbero arrivati. Erano le 19.45: secondo quanto riporta Il Giornale i rinforzi sarebbero arrivati solo un’ora e mezza dopo, alle 21.15. Da quella volta Igor non è mai più stato individuato.

In particolare, secondo gli inquirenti, il ricercato avrebbe avuto appoggi a Malaga, Valencia e Madrid ed è in questi ambiti che si sarebbe spostato durante la latitanza. Un’ipotesi, che deve trovare conferma, è che qualcuno lo abbia caricato su un’auto e portato all’estero. Indagini sono state fatte, anche in Serbia, in Austria e in Francia, oltre che, appunto, in Spagna, Paese in cui sono state diverse le trasferte degli investigatori. Indagini culminate con l’arresto del fuggitivo serbo.
 

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