I curiosi complimenti ai carabinieri italiani per l'arresto di Igor il Russo in Spagna

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-15

Da quando è diventata ufficiale la notizia della cattura di Norbert Feher i ministri italiani si complimentano con i carabinieri per l’arresto effettuato dalla Guardia Civil in Spagna. Ma le indagini italiane ultimamente puntavano in Austria dopo averlo cercato in Croazia. E i figli di una vittima hanno accusato di scarsa collaborazione polizia e carabinieri all’epoca della caccia in Italia

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“Finalmente il killer di Budrio, conosciuto come Igor il russo, è stato catturato. Di questo mi complimento con il Comandante Generale dei Carabinieri e con le autorità spagnole, esprimendo al contempo il mio cordoglio per le nuove vittime di questo efferato assassino”, scrive in un tweet la ministra della Difesa Roberta Pinotti. “Un ringraziamento alle autorità spagnole, all’Arma dei carabinieri e il pensiero va alle vittime di Budrio e alle vittime in Spagna”, fa sapere il ministro dell’Interno Marco Minniti. L’arresto di Igor il russo è avvenuto “in un’area che noi avevamo indicato”, dice invece il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette. Aggiungendo poi che “eravamo in Spagna, ma anche in Austria e Serbia”.

I complimenti ai carabinieri per la cattura di Igor il Russo

Da stamattina, ovvero da quando la Guardia Civil spagnola ha fatto sapere di aver catturato “Igor il Russo”, si susseguono nelle agenzie di stampa i comunicati di complimenti alle forze dell’ordine italiane per l’arresto effettuato da quelle spagnole. Ed è curioso, visto che l’ultima volta, otto mesi fa, Igor il Russo era invece scappato nonostante i clamorosi spiegamenti di forze per la sua cattura da parte di Polizia e Carabinieri.
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Otto mesi fa l’omicida si era dato alla fuga con un Fiorino, poi abbandonato, dopo aver speronato tre pattuglie dei carabinieri armate di mitra tra Consandolo e Molinella, prima di scomparire nelle campagne tra Campotto e Marmorta, in provincia di Ferrara, in un perimetro di circa 40 chilometri. La caccia a Igor in Italia ha tenuto impegnati per giorni e giorni dallo scorso aprile polizia, carabinieri, agenti speciali e cecchini. Le ricerche sono andate avanti senza sosta tra paludi e casolari abbandonati nelle campagne del Bolognese e del Ferrarese. Ma del killer non è stata trovata nessuna traccia.

Austria o Spagna, purché se magna

Non solo. La possibilità che Norbert Feher si trovasse in Spagna, dove effettivamente è stato arrestato ieri sera dopo una sparatoria in cui sono morte tre persone, è una traccia che gli investigatori stavano seguendo dall’estate, legata ad un contatto del latitante. La pista più recente battuta dagli investigatori italiani portava però in Austria e a Vienna il Pm Marco Forte, titolare dell’indagine della Procura di Bologna, insieme ad alcuni Carabinieri è stato in questi giorni, per un raccordo con le forze di polizia austriache. Ma Igor non era in Austria e non era nemmeno in Croazia.
che fine ha fatto igor russo norbert budrio - 2
 
Ancora: la polizia spagnola lo braccava dopo che il 5 dicembre un uomo aveva aggredito due persone in una casa colonica nella cittadina aragonese di Albalate del Arzobispo. Le indagini avevano portato giovedì sera due agenti della Guardia civil, accompagnati da un terzo uomo, a perquisire un’abitazione a El Ventorrillo, sempre nella stessa zona. Li’ i tre sono stati sorpresi e uccisi e Igor, dopo aver rubato loro le armi di ordinanza, si è dato alla fuga a bordo di un grosso pick-up. La fuga si è conclusa nella notte con l’arresto in zona Maestrazgo, tra la provincia di Teruel e Castellon. L’uomo aveva appena fatto un incidente sull’autostrada A-226, all’altezza del comune di Cantavieja. Due delle armi che aveva con sé erano quelle sottratte ai due agenti spagnoli. Ma la Guardia Civil non stava cercando Igor il Russo: si era mossa per l’aggressione nella casa colonica. Solo dopo la cattura hanno scoperto l’identità del latitante.

Polizia contro Carabinieri

E c’è di più. La Procura militare di Verona ha aperto un fascicolo di indagine per accertare eventuali responsabilità in quanto accaduto alle le 19.45 dell’8 aprile, quando tre militari si trovarono faccia a faccia con Norbert Feher alias Igor Vaclavic:

I tre carabinieri vedono sopraggiungere un mezzo, simile a un Fiorino, corrispondente alla descrizione del furgone del killer. Lo seguono e allertano la centrale operativa di Molinella, con cui rimangono costantemente in contatto. Gli si accostano in una strada di campagna e gli ordinano di scendere dall’auto e di mostrare le mani. Igor, però, mette la retromarcia, percorre 150 metri e si ferma a ridosso del boschetto vicino alla strada. Con tutta calma si dirige nella vegetazione, per poi tornare indietro per prendere uno zaino dimenticato nel furgoncino.

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Dopodiché si allontana definitivamente. I carabinieri comunicano che “non sembra armato“. E i superiori, per motivazioni che ora la Procura militare vuole chiarire, ordinano ai militari di mantenere la calma, limitarsi a osservare i movimenti del soggetto e aspettare i rinforzi che da lì a poco sarebbero arrivati. Erano le 19.45: secondo quanto riporta Il Giornale i rinforzi sarebbero arrivati solo un’ora e mezza dopo, alle 21.15. Da quella volta Igor non è mai più stato individuato.

E la storia non finisce qui. In un atto depositato al gip di Ferrara contro l’archiviazione dell’esposto dei figli Di Valerio Verri (la seconda vittima del killer di Budrio), secondo i quali loro padre non doveva essere mandato allo sbaraglio nelle valli dove si nascondeva l’assassino, si scopre che «I carabinieri di Ferrara non potevano non sapere che Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, fosse indiziato pesantemente dell’omicidio di Davide Fabbri. E sapevano fin da subito che si nascondeva nelle campagne tra Argenta, Porto Maggiore e Molinella, dove poi uccise la sua seconda vittima Valerio Verri”. Sapevano e “omisero” di avvertire il Comitato provinciale per la sicurezza e la Questura, che informati avrebbe potuto collaborare alle indagini e sospendere l’attività dei volontari dell’antibracconaggio salvando così la vita all’ambientalista». Ma allora per cosa ci stiamo complimentando di preciso?

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