Hard Brexit: la previsione che terrorizza Londra

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-10-11

Uno studio precedente al referendum fatto proprio dal Tesoro, che condivide le cifre dei rischi di un’uscita senza accordo con l’UE: il Regno Unito perderebbe il 9,5% del PIL

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Le casse del Tesoro britannico subiranno una perdita annuale di 66 miliardi di sterline (72,98 miliardi di euro) da un’eventuale Hard Brexit. Lo stimano, secondo The Times, i membri del consiglio di gabinetto di Londra. L’Hard Brexit è definito come un “atterraggio d’emergenza” del Regno Unito dopo il referendum sull’uscita dall’Ue, cioè un abbandono dell’Ue senza accordi su come dovranno continuare in futuro i rapporti commerciali tra Londra e Bruxelles.

Hard Brexit: la previsione che terrorizza Londra

La cifra di 66 miliardi di sterline l’anno di perdite è quella contenuta in un controverso studio, pubblicato nell’aprile scorso, prima del referendum, dall’ex Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, il quale, secondo The Times, è stata fatto proprio dal Tesoro, che condivide quelle cifre, malgrado le critiche che avevano ricevuto. Secondo il rapporto il Pil britannico avrebbe subito una contrazione fino al 9,5% in caso di vittoria del Leave al referendum, come poi è accaduto. Inoltre le minori entrate per le casse del Tesoro, dovute al ridimensionamento dell’economia, avrebbero oscillato tra i 38 e i 66 miliardi di sterline. L’analisi giunge in un momento di particolare difficoltà della sterlina che è scivolata martedì sotto 1,23 dollari dopo le dichiarazioni del primo ministro inglese, Theresa May, e del ministro per laBrexit, David Davis, che sembrano suggerire che il governo inglese stia puntando ad una Hard Brexit. Questo approccio favorirebbe sì un più stringente controllo dell’immigrazione ma a discapito però di un libero accesso al mercato europeo. Il report sembra rafforzare i timori che le istituzioni finanziarie con base a Londra stiano pianificando di muovere i propri uffici lontano dalla City, come ad esempio la russa Vtb Bank il cui Cfo, Herbert Moos, ha dichiarato al Financial che entro l’anno sarà scelta una nuova sede, al di fuori del Regno Unito.

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L’effetto Brexit: l’Inghilterra meno cara per gli europei

Welcome to the Brexit

L’ex ministro conservatore Anna Soubry, sostenitrice del Remain ha spiegato che i danni del piano sono chiari: «Meno entrate fiscali significa meno investimenti in scuole e ospedali, difficoltà nel commercio e posti di lavoro a rischio. La Gran Bretagna lascerà l’Unione Europea ma dobbiamo farlo in un modo in cui la nostra prosperità venga protetta e siano ridotti i rischi. Il governo dovrebbe chiarire che l’ozpione di una Hard Brexit non è sul tavolo». Intanto oggi  il governo britannico ha annunciato oggi che gli studenti dell’Unione europea che intendono frequentare un’università inglese o altri istituti di istruzione nell’anno accademico 2017-2018 potranno continuare ad avere accesso a prestiti e borse di studio, un’agevolazione che in tal caso varrà per tutta la durata del loro corso di studi, anche se nel frattempo il Regno unito sarà uscito dall’Ue. La decisione, nelle intenzioni del governo di Londra, contribuirà a dare a università e college certezza sui finanziamenti futuri, rassicurando al contempo i futuri studenti sul fatto che non vedranno mutare i termini delle loro agevolazioni con l’uscita del Regno unito dall’Ue. L’annuncio di oggi segue le rassicurazioni fornite dal governo nel mese di giugno, poco dopo il risultato del referendum sulla Brexit, comprese quelle sulla possibilità di accesso a prestiti e sovvenzioni da parte degli studenti di altri Paesi Ue in Gran Bretagna.

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