La scommessa di Alexis Tsipras

di Faber Fabbris

Pubblicato il 2017-02-25

L’Eurogruppo del 20 febbraio ha sancito un cambiamento generale del clima rispetto alla Grecia. E ha ammesso a mezza voce che la stagione dell’austerità non è più sostenibile. Atene adotterà, parallelamente ad ogni nuovo taglio della spesa pubblica, un equivalente e contrario aumento in altro settore. I negoziati cominciano la prossima settimana

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Cosa sta succedendo in Grecia? Il fatto che i riflettori della stampa restino bassi è in qualche modo il segno di una situazione decisamente meno tesa rispetto a un anno fa. E le minacce di Schaeuble, Lagarde e Tomsen fanno ormai meno presa. Riassunto delle puntate precedenti: l’accordo del luglio 2015 prevedeva l’erogazione di un prestito alla Grecia (86 miliardi in totale) da parte delle ‘istituzioni’: FMI, EFSM, BCE, coordinate dalla Commissione Europea. L’erogazione -prevista sul periodo 2015-2018- avviene per scaglioni successivi, ognuno dei quali comporta una ‘valutazione’ sulle misure di politica economica attuate da Atene, ed alla loro ‘approvazione’ è condizionato l’esborso. La valutazione di principio è fatta dall’Eurogruppo, e gli strumenti tecnici sono valutati da commissari delle istituzioni.

La scommessa di Alexis Tsipras

La prima di queste tappe si era svolta nel maggio del 2016 (la ‘prima valutazione’), ed aveva portato all’erogazione di circa 10 miliardi di euro; Atene aveva dovuto accordarsi su una serie di difficili misure procicliche, all’insegna di una ostinata austerità, cercando di correggerle al massimo nel senso di un’equa distribuzione e la salvaguardia delle classi più deboli. Ciò aveva permesso a Tsipras e al suo governo di resistere, pur tra oggettive difficoltà, alle pressioni più estreme dei circoli liberali, scongiurando lo scenario dell’isolamento economico. La scommessa politica ed economica di Tsipras può essere così riassunta: accettare anche perdite di terreno, puntando sul cambiamento degli equilibri politici in Europa e in un miglioramento delle condizioni economiche della Grecia. Una scommessa destinata alla sconfitta, secondo molti. In realtà, dopo due anni dall’accesso al potere di Tsipras, gli scenari paiono oggi molto più aperti. Invece del Grexit, c’è stato il Brexit. Invece di Tsipras, sono caduti Cameron, Renzi, Valls. Traballa persino la Merkel. Ed i dati dell’economia greca sono andati in realtà molto meglio del previsto.

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Yanis Varoufakis in una foto del 1993 durante un dibattito televisivo in Grecia

Tsipras ha cercato di infiltrare nella muraglia dei memoranda qualche misura di sostegno alla domanda: corrente elettrica gratis e buoni pasto alle famiglie più povere; assunzione di dipendenti pubblici (professori e medici); copertura medica gratuita per i disoccupati. Il turismo ha registrato, inoltre, due ottime annate (complice il quadro geopolitico attuale). Queste misure si sono riflesse, positivamente, su più di un parametro dell’economia greca. La disoccupazione è scesa dal 25% al 23% (certo sempre altissima, ma finalmente in controtendenza); la variazione del PIL ha cambiato segno per la prima volta dal 2009, crescendo dello 0,3% rispetto ad una recessione che si stimava un anno fa a -0,4%; l’avanzo primario è stato del 2% secondo i dati Eurostat, mentre il memorandum ne fissava l’obbiettivo allo 0,5%. Insomma, si può considerare che la ‘prima parte’ della scommessa di Tsipras sia andata a segno. Una scommessa per certi versi anche arrischiata, perché associata all’accettazione di tagli automatici in caso di sforamento. In realtà, non solo la Grecia non ha dovuto applicare i tagli automatici, ma ha addirittura potuto erogare nuove uscite (una tantum alle pensioni minime), in ragione dell’avanzo inatteso.

Neppure un euro in più

L’Eurogruppo del 20 febbraio ha sancito un cambiamento generale del clima rispetto alla Grecia. Nonostante le titubanze dell’FMI (che resta ancora con un piede fuori e uno dentro, probabilmente in attesa che Trump chiarisca la linea USA), e le abituali tensioni della vigilia, la riunione di Bruxelles ha dato chiari segnali di un nuova tendenza nei negoziati. Si erano rincorse, nelle ultime settimane, varie voci. Fra tutte, la richiesta di nuove liberalizzazioni sul mercato del lavoro (rendendo più facili i licenziamenti collettivi) ; o ancora la riduzione della soglia di esenzione fiscale (attualmente a 9000€ annui, che il FMI avrebbe voluto portare a 7000); e nuove misure votate subito, ex ante, la cui condizione d’applicazione verrebbe definita dalle condizioni finanziarie dei prossimi anni (con impegno su obbiettivi di avanzi primari anche al di là del 2018). Tradotto in cifre, misure immediate per 2,2 miliardi di euro per il 2017, con un’ulteriore stretta sulle spese, e l’ennesima dose di austerità. Tsipras si era invece impegnato a non accettare “neppure un euro di più” rispetto alle misure dell’estate 2015.
wolfgang schaeuble referendum
Nonostante il quadro di partenza, l’Eurogruppo si è svolto in un clima relativamente sereno, e si è concluso molto più rapidamente del solito. Alla fine, fra FMI che voleva misure ex ante (condizionate alla verifica di dati futuri, ma da votare subito), e la Grecia decisa a rifiutare questa logica, si è giunti ad un compromesso, che Euclide Tsakalotos (ministro delle finanze e capo negoziatore) ha definito ‘migliore di quanto mi aspettassi’. Il compromesso prevede due punti essenziali:
1. Lo ‘spazio di manovra’ degli avanzi primari sarà definito a partire dalle previsioni odierne della Commissione, e non su verifiche periodiche, consuntive, capaci di rimetterlo in discussione. Questo rende il quadro definito e stabile;
2. Le misure giudicate necessarie dai creditori per erogare i restanti finanziamenti saranno implementate ma a costo finanziario nullo: Atene adotterà, parallelamente ad ogni nuovo taglio della spesa pubblica, un equivalente e contrario aumento in altro settore. Il governo Tsipras adotta quindi da oggi, una fiscal stance meno negativa.
Il secondo punto, che potrebbe apparire come una salomonica e in definitiva inconcludente via di mezzo, segna in realtà un cambio di passo fondamentale. Rispetto alla religione del consolidamento fiscale, l’accordo dell’Eurogruppo dice – pur se a mezza voce – che la stagione dell’austerità non è più sostenibile; e che non può essere richiesta alla Grecia una nuova sfornata di ‘sacrifici’, come ha riassunto Pierre Moscovici alla fine della riunione. In conferenza stampa, Dijisselmbloem ha dichiarato: “I rappresentanti dei creditori torneranno a breve ad Atene. Lavoreranno con il governo greco per attuare un cambiamento di politica economica: meno enfasi sull’austerità di bilancio e più attenzione su riforme economiche di fondo”. Nessuna delle misure paventate alla vigilia della riunione è stata rimessa sul tappeto. Riferendo venerdì in parlamento, Tsipras ha dichiarato: “il Paese si lascia alle spalle il ciclo dell’austerità perpetua. Il nostro prossimo impegno è quello di escludere tutti gli investimenti per l’occupazione dal calcolo delle spese per il bilancio primario dello Stato. Perché è questo l’obbiettivo che deve impegnare tutto il Paese: ridurre la disoccupazione, drasticamente, vigorosamente. Saremo il governo che metterà la parola fine ai memoranda, alla sovranità limitata, alla crisi. Ci riusciremo”. I negoziati cominciano la settimana prossima. Ci vorrà tutta la forza e l’ottimismo di questo governo per trarne il miglior risultato possibile.

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