Economia
Così Tsipras ha piegato l'Europa
Faber Fabbris 25/05/2016
L’Europa finalmente sgancia. Nel documento l’accordo per il finanziamento extra al governo greco, ma anche le prime misure per la ristrutturazione del debito a breve termine. La strada è ancora lunga e per nulla facile. Ma Tsipras ha dimostrato che la partita deve e può essere combattuta fino in fondo, perché nulla si gioca in una volta sola. Speriamo che il suo esempio ispiri nuovi emuli
Per dirla brutalmente: hanno sganciato. Dopo 11 ore di Eurogruppo, verso le 2 e mezzo del mattino, Dijisselbloem ha annunciato che i ministri delle finanze dell’area euro hanno considerato la “prima valutazione” del programma greco come conclusa; una mega-dose di finanziamenti al governo greco (10,3 miliardi di euro, si parlava prima piuttosto di 5-6 milardi) sarà erogata in giugno e settembre; è stato trovato un accordo per misure immediate sull’alleggerimento del debito a breve termine.
La lunga guerra di Alexis Tsipras
Riavvolgiamo il filo degli avvenimenti: domenica 22 il parlamento greco vota il secondo gruppo di riforme (nuova ‘cassa’ per le privatizzazioni, sistema di aggiustamento automatico delle spese in caso di sforamento del bilancio, aumento della tranche più alta dell’IVA dal 23% al 24% e delle accise su carburante, tabacco etc.). Misure sempre ispirate da una logica prociclica, ma accettate da Tsipras in una prospettiva tattica: sopravvivere all’assedio di oltre un anno e riaprire la partita delle politiche economiche. Il governo greco ha cercato del resto di introdurre qualche elemento ‘progressivo’ in questo pacchetto, per esempio aumentando la ritenuta sui dividendi azionari dal 10% al 15%. La maggioranza di Tsipras ha tenuto (malgrado le residue speranze dell’opposizione di destra e di centro-sinistra) e il pacchetto è stato approvato con 153 voti su 300 (c’è stata una defezione tra i ranghi di Syriza, una deputata ha votato sì all’insieme del progetto di legge, ma no a due articoli specifici. Si è in seguito dimessa, ma è stata rimpiazzata da un nuovo parlamentare del suo stesso partito). Tsipras ha potuto mettere quindi sul tavolo questa decisione di peso, e subito si è messa al lavoro la squadra di tecnici che prepara le riunioni dei ministri delle finanze dell’area euro (il cosiddetto EuroWorking Group, il 23 maggio). L’Eurogruppo si è riunito quindi martedì 24 maggio per sancire la conclusione della “prima valutazione” e il conseguente esborso di poco più di 10,3 miliardi di euro.
Non che le cose siano andate lisce come l’olio. Uno Schaeuble visibilmente irritato all’entrata dei lavori cercava di lasciar intendere che le misure “dovevano essere esaminate in dettaglio, sono scritte in greco” (grottesco tentativo di prendere tempo), e che la discussione sul debito non era all’ordine del giorno. Ma l’atmosfera è cambiata rispetto ad un anno fa, e il simpaticissimo ministro delle finanze tedesco si è trovato questa volta in minoranza, “tradito” anche dal suo fedelissimo Dijisselbloem, che ha dichiarato invece “indispensabile la ristrutturazione del debito greco”. Moscovici e Dombrovskis sono andati nello stesso senso. In effetti il progetto della Germania (austerità a vita e intangibilità del debito) non ha retto proprio per una pretesa di Berlino: mantenere a tutti i costi il Fondo Monetario Internazionale nel programma greco. Ma il FMI (che certo tenero non è sulle questioni di aggiustamento fiscale) ha dato un segnale forte qualche giorno fa, ribadendo che la conditio sine qua non per restare nel ‘quartetto’ (e finanziare la Grecia) è una profonda ristrutturazione del debito. Il FMI si è spinto anche più in là, proponendo qualche giorno fa un ‘periodo di grazia’ (nessun rimborso del debito) fino al 2040 e un allungamento delle maturità fino al 2080 (!), un riscadenzamento che se non è una riduzione nominale, ci va in concreto molto vicino. Schaeuble si è ingolfato quindi nel corto circuito logico sul quale lui stesso aveva tanto insistito (partecipazione del FMI), il quale adesso lo obbliga a riconoscere l’insostenibilità del debito greco. La conferenza stampa ha quindi sancito Poul Thomsen rappresentava eccezionalmente il FMI al posto della Lagarde (ben contenta di mandarlo in avanscoperta e maneggiare da solo la patata bollente delle sue imbarazzanti dichiarazioni sulla bancarotta programmata). E proprio Thomsen ha particolarmente insistito in conferenza stampa sulla riduzione del debito, mettendo in ‘attesa’ la partecipazione del FMI di chiare decisioni degli europei in merito (Dijiseelbloem ha annunciato che la decisione interverrà prima della fine dell’anno).
Insomma, l’intransigenza della Germania diventa -suo malgrado- la leva più potente per l’alleggerimento del debito pubblico di Atene.
Sulla questione del debito l’Eurogruppo ha deciso misure immediate, per il trattamento a breve termine:
– Stabilizzazione dei tassi, ‘appiattimento’ delle rate dei rimborsi, accesso ai rendimenti dei titoli greci depositati presso la BCE;
– Approvazione del principio dell’acquisto dei prestiti del FMI da parte del ESM;
– Riversamento dell’eccedente finanziario della ricapitalizzazione delle banche (dei 20miliardi previsti ne sono serviti solo 5,7) per ridurre il debito.
Nulla si gioca in una volta sola
È stato infine approvato un limite per l’entità dei rimborsi destinati al debito, che non potranno superare il 15% del PIL (permettendo quindi di non ‘bruciare’ gli eccedenti nel rimborso del debito). Un piano di alleggerimento a più lungo termine (tipo quello proposto dall FMI) sarà esaminato di qui alla fine del 2017 (guarda caso, come ha detto Schauble, quando «forse non sarò più ministro»). Euclide Tsakalotos, ha annunciato dopo la riunione che questa decisione segna “l’inizio della fine del ciclo vizioso austerità/recessione e che apre nuove prospettive per l’economia greca”. Gli ha fatto eco stamane l’europarlamentare di Syriza Papadimoulis che ha scritto in un tweet: “Adesso: un piano nazionale per la crescita e gli investimenti”. La borsa di Atene ha fatto un salto in alto all’apertura stamane, dopo una giornata già in ascesa martedì:
È prevedibile che il governo Tsipras possa ora un po’ più liberamente dedicarsi alle ‘sue’ politiche, orientate in senso socialmente progressivo ed economicamente anticiclico. In ogni caso è riuscita la manovra – difficilissima – di mantenere le proprie forze parlamentari, resistere all’assedio di tutto l’establishment finanziario e fare leva fra le sue contraddizioni interne per ricavarne uno degli obbiettivi del ‘Programma di Salonicco’: rimettere in discussione la legittimità e la sostenibilità del debito pubblico e chiudere con le politiche di austerità. La strada è notoriamente ancora lunga e per nulla facile. Ma Tsipras ha dimostrato che la partita deve e può essere combattuta fino in fondo, perché nulla si gioca in una volta sola. Speriamo che il suo esempio ispiri nuovi emuli.