La grande fuga di Flavio Tosi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-11

Il sindaco di Verona vuole dare un taglio agli estremisti della Lega infilandosi in un vicolo cieco elettorale e politico. Il rischio è che il dissidio tra lui e Salvini si risolva come quello tra Berlusconi e Fini

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Due giorni di tempo per riflettere. Flavio Tosi il giorno dopo ci deve ancora pensare, per decidere cosa fare da grande. E dire che ha avuto una settimana di tempo per rifiutare l’ultimatum di Matteo Salvini, che ha deciso con l’intelligenza politica che lo contraddistingue di lasciar andare lui e tenersi stretta Casapound, e di certo la storia gli dimostrerà presto quali frutti avrà la scelta che ha fatto. Però il sindaco di Verona ci deve ancora pensare. Si prende due giorni per decidere, anche se sa che è la prontezza delle risposte politiche a fare il dibattito.
 
LA GRANDE FUGA DI FLAVIO TOSI
In una mail inviata ieri a uno dei pontieri (forse Giancarlo Giorgetti) Tosi dettava le proprie condizioni per la pace. Tosi accettava di non presentare la sua lista a patto che facesse altrettanto il ricandidato Zaia. In più il sindaco di Verona imponeva la cancellazione del commissario Giampaolo Dozzo, nominato proprio da Salvini per gestire le elezioni regionali. Per questo Salvini l’ha buttato fuori. E lui si è fatto buttare fuori. Non solo. Nel giorno della sua conferenza stampa non ha avuto una parola per Luca Zaia, se non per ricordare che non ha voluto incontrare il segretario della Liga Veneta (cioè, Tosi) per mesi. Per discutere delle liste elettorali: un po’ poco per giustificare un dissidio mosso invece da questioni ben più politiche (nel vecchissimo senso del termine) che di reale merito.


Qualcuna ne ha tirata fuori durante la conferenza stampa:

Fu uno dei temi del cosiddetto patto del Pirellone: Maroni chiese al sottoscritto di non candidarmi alla segreteria federale per proseguire come fondazione un percorso nazionale nel centrodestra. Questo portò Salvini a vincere il congresso con una maggioranza bulgara. Qualcuno che ricordi i valori di coerenza su cui la Lega è nata, non si può essere secessionisti la mattina e alla sera inneggiare all’unità d’Italia.
Nove giorni fa ho ricordato a Salvini il tema dell’euro. Una delle condizioni per condividere la sua segreteria federale era che avrei continuato a non essere entusiasta ma a non essere favorevole all’uscita dell’Italia dall’euro. Ne parlammo anche durante il patto del Pirellone

Insomma, un bel po’ di confusione. Fino a ieri ci avevano raccontato della sua simpatia per il centrodestra più moderato, e adesso Tosi rimprovera a Salvini di non essere abbastanza secessionista? Che Tosi poi non fosse un euroscettico si era capito da molto tempo – in un’intervista al Corriere aveva criticato aspramente Salvini sul punto – e quindi non si capisce perché il dissidio debba esplodere soltanto adesso, e alla vigilia di elezioni che con la politica monetaria non c’entrano proprio niente.
 
COSA FARÀ DA GRANDE?
E ancora: non sarà invece che la maggior parte della questione si fondava sulla possibilità di essere il candidato della Lega alle prossime elezioni politiche? Che arrivano, guarda caso, proprio quando sarà scaduto il suo mandato a Verona. Quello accompagnato da molte personalità della destra che adesso, sostiene Tosi, stonano vicino a Salvini. Ma la questione è un’altra: davvero Tosi ritiene di poter costruire un’alternativa a Salvini (non si capisce se con o senza Berlusconi) in vista delle elezioni con Corrado Passera e Angelino Alfano? Se questa è il piano della Grande Fuga dalla Lega troppo estremista, allora forse il sindaco di Verona non ha fatto bene i conti con la realtà. Per adesso la scelta gli sta portando le facili accuse di intelligenza con la sinistra e aiuto alla Moretti candidata in Veneto, e basta. Se si candida le prove a carico potrebbero addirittura aumentare. Il dissidio tra Salvini e Tosi somiglia maledettamente a quello tra Berlusconi e Fini. Alla fine si sa com’è andata. Tosi dovrebbe muoversi a cercare di costruirsi una seconda vita politica, se non vuole fare la stessa fine.

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