Economia
Il governo conferma l'aumento a 67 anni dell'età della pensione
Alessandro D'Amato 17/10/2017
Il premier chiude allo stop. Al momento la previsione è di un aumento nel 2019 di 5 mesi (arrivando a 67 anni). Il provvedimento riguarda 60mila persone. Preoccupati i sindacati che annunciano battaglia
Il premier Paolo Gentiloni ha annunciato ieri che il governo «rispetterà» la legge in materia di adeguamento automatico dei requisiti di pensionamento all’aspettativa di vita. Quindi nessuno stop per il momento all’elevamento dell’età a 67 anni dal 2019. Novità in arrivo invece per l’anticipo pensionistico delle donne. Per l’accesso all’Ape sociale verrà riconosciuto un bonus di 6 mesi per ogni figlio alle lavoratrici, con un tetto massimo a 24 mesi. Novità infine anche sull’Ape ai contrattisti. Potranno accedere all’Ape sociale anche i lavoratori con i requisiti in regola alla scadenza dell’ultimo contratto a termine a patto che abbiamo cumulato almeno 18 mesi di contratti di lavoro negli ultimi tre anni.
Il governo conferma l’aumento dell’età della pensione a 67 anni
In pratica, quindi, si attenderanno i dati Istat previsti per questo mese sull’andamento dell’aspettativa di vita tra il 2013 e il 2016 e si procederà all’aumento dell’età di vecchiaia sulla base di questo andamento. Al momento la previsione è di un aumento nel 2019 di 5 mesi (arrivando a 67 anni). Preoccupati i sindacati. I pensionati Cgil chiamano alla mobilitazione, “non rinviabile”. In mattinata i leader di Cgil Cisl e Uil, prima del Cdm, hanno incontrato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, esprimendo “preoccupazione” per l’assenza di misure significative sulla previdenza, anche per quanto riguarda gli impegni assunti dal Governo l’anno scorso sulla fase due e augurandosi aperture dal Cdm.
Le misure in legge di Bilancio sulla materia saranno invece marginali, come quella che agevola le lavoratrici madri (con uno ‘sconto’ contributivo di sei mesi per un massimo di due anni) nell’ accesso all’Ape sociale, che la leader della Cisl, Annamaria Furlan, ha giudicato “insufficiente”. E l’accesso all’Ape non solo per chi è stato licenziato ma anche per chi ha concluso un contratto a termine (e ha comunque esaurito gli ammortizzatori da almeno tre mesi). Nessuna indicazione sembra in arrivo sulla pensione di garanzia per i giovani né condizioni più favorevoli per il pensionamento delle donne nel complesso che hanno avuto figli così come chiesto dai sindacati (un anno di anticipo per ogni figlio con un limite di tre anni).
L’aumento dell’età della pensione riguarda 60mila persone
Con l’aumento dell’età della pensione si uscirà non più a 66 anni e 7 mesi come ora, ma forse a 67 anni tondi. Il nuovo traguardo impatterà sulle scelte della classe 1952: 60 mila persone, per due terzi donne, se si conferma il trend del 2016, spiega oggi Repubblica.
Dovranno lavorare cinque mesi in più? Non è detto. L’Istat sta facendo ancora i calcoli. Alla fine sottrarrà la speranza di vita del 2016 – ancora ignota – a quella del 2013, come vuole la legge. E non sappiamo se questa differenza sia proprio cinque mesi. Potrebbe essere quattro o sei. O anche zero e allora il periodo residuo da vivere per un 65enne potrebbe rimanere pari a 20 anni e 3,6 mesi, proprio come nel 2013. A quel punto anche l’età per la pensione di vecchiaia resterebbe inchiodata a 66 anni e 7 mesi, come oggi. Se così fosse, la discussione si sposterebbe di due anni.
L’adeguamento all’aspettativa di vita, sin qui triennale, dopo il 2019 diventa biennale (lo dispone la legge Fornero). Nel 2021 l’Istat quindi deve ricalcolare il dato. E se questo rimane ancora sotto i 67 anni, allora scatta la clausola di salvaguardia messa nella legge Fornero, all’epoca voluta da Bruxelles: si sale a 67 anni comunque dal 2021 in poi.
Una manovra da 20 miliardi
Resta certo difficile il rapporto con Articolo 1- Mdp, le cui richieste su sanità e pensioni non sono state accontentate. Che quindi non sia scontato il voto degli ex Pd, il presidente del Consiglio ne è consapevole: “l’auspicio è che Mdp voti la manovra; dal punto di vista della realtà vedremo. Per avere un sostegno di maggioranza – osserva – bisogna essere in due”. Entrambe le parti sottolineano tra l’altro come la partita che si gioca sui contri pubblici sia intrecciata con quella della legge elettorale, su cui il governo ha chiesto la scorsa settimana la fiducia e che rappresenta, commenta il leader di Mdp Roberto Speranza, “un punto di non ritorno”.
Qualche margine di trattativa però esiste ancora: durante l’esame in Senato e alla Camera potrebbe esserci spazio, con una dote per le modifiche che oscilla tra i 300 e i 450 milioni complessivamente, per qualche intervento sia sul fronte della sanità (con una rimodulazione dei superticket) sia su quello di un ulteriore rafforzamento del reddito di inclusione: “vedremo in Parlamento – dice infatti il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Francesco Boccia – cosa si potrà fare sul welfare”. Ma proprio l’assenza di un intervento sulle pensioni, e in particolare sull’innalzamento dell’età pensionabile, lascia insoddisfatti i sindacati, che insistono nel chiedere risposte e che però avendo incassato il rinnovo dei contratti del pubblico impiego decidono di non alzare, almeno non da subito, barricate: “Quando ci sono corrette relazioni sindacali – commenta ad esempio la Fp Cgil, la categoria che rappresenta gli statali – si raggiungono buoni risultati per tutti”.