Economia
Gli ultimi paradisi fiscali
neXtQuotidiano 03/03/2015
Adesso è difficile far sparire i soldi. Vediamo gli ultimi paesi con fiscalità “di vantaggio”
Dopo l’accordo fiscale tra Italia e Svizzera che cancella il segreto bancario sarà complesso far sparire i soldi. Repubblica in un’infografica riepiloga quali sono oggi gli ultimi paradisi fiscali rimasti e, in un articolo a firma di Roberto Mania, ci racconta che percorso bisogna fare adesso per mettere “al sicuro” i risparmi:
Si può arrivare a Singapore, con un rischio ambientale piuttosto basso, ma sapendo che si può stare tranquilli solo fino alla fine di quest’anno. Dal 2016 infatti scattano anche a Singapore gli scambi di informazionip revisti dal Crs (Common reporting standard)e un evasore sarebbe facilmente individuato. Bene, si può andare negli Emirati Arabi Uniti, allora, paese a basso rischio ambientale. Ma anche questo è un paradiso fiscale in scadenza: gli Emirati hanno sottoscritto un accordo con gli Stati Uniti e dal 2018, con i dati relativi al 2017, consentiranno gli scambi informativi. Insomma la meta va cambiata dopo il 2016. Per gli italiani le Filippine possono essere una soluzione, hanno un basso rischio ambientale e poi hanno sottoscritto un accordo di cooperazione solo con gli Stati Uniti. Prossima, però, potrebbe essere l’adesione a un’intesa multilaterale nel 2017 e allora bisognerà ricambiare. C’è Portorico, poco collaborativo sul fronte dell’evasione, ma soprattutto c’è l’Ecuador che non ha vincoli perché non ha sottoscritto alcun accordo.
Il paese latino americano però è considerato ad altissimo rischio ambientale. Liberi (gli evasori) dagli accordi internazionali ma costretti a fare i conti con l’incertezza ambientale interna. Certo ci può anche essere un percorso alternativo. Provare ad andare a Panama (dalla Svizzera o da Monaco) sempre che da quelle parti non si arrivi in tempi rapidi all’adesione ad un accordo di cooperazione fiscale. E allora non resterebbe che l’Oman, con rischio politico basso ma con alta probabilità che aderisca ad un’intesa di collaborazione. Alla fine si può arrivare in Libano. Oppure, sì, in Liberia o ad Anguilla fino a Samoa. Ma questa non è più la vita tranquilla dell’evasore “della porta accanto”. Anche tra gli evasori è scattata una sorta di selezione darwiniana. E non tutti sopravviveranno.