Attualità
Gli indicatori per monitorare la Fase 2 nelle Regioni
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-01
Secondo le intenzioni del governo la fase due sarà sotto osservazione costante, con la raccolta – si legge nel nuovo decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza – «delle informazioni necessarie per la classificazione del rischio»
Il Messaggero oggi riepiloga in un’infografica gli indicatori per monitorare la fase 2 nelle Regioni sia in vista delle riaperture differenziate che potrebbero partire dal 18 maggio sia per il rischio, niente affatto remoto, che gli enti locali siano costretti a dietrofront in base al rischio di una recrudescenza dell’epidemia di Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19. Secondo le intenzioni del governo la fase due sarà sotto osservazione costante, con la raccolta – si legge nel nuovo decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza – «delle informazioni necessarie per la classificazione del rischio». Il Ministero della Salute «realizza una classificazione settimanale del livello di rischio di una trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 nelle Regioni». Se il livello di rischio, calcolato sulla base di 21 indicatori, è eccessivo, si interviene.
Questo schema è illustrato nella circolare firmata dai direttori generali della Programmazione (Andrea Urbani) e della Prevenzione (Claudio D’Amario), concordata dopo una lunga riunione con le Regioni e recepita nel decreto del ministro che applica l’articolo 2 del Dpcm. Sembra complicato, ma di fatto sono stati fissati algoritmi, criteri e materie per vigilare sulla fase 2, regione per regione, e correre ai ripari se le cose dovessero andare male.
Nella pagina 12 della circolare c’è una tabella che sintetizza la matrice di attribuzione del rischio in base agli algoritmi di valutazione di probabilità e impatto. Incrociando le varie voci si parte dal “rischio molto basso”fino ad arrivare, con diverse caselle intermedie, al “rischio molto alto”. Bene, ma cosa si prende in considerazione per capire se una regione ha il contagio sotto controllo o se al contrario è vicina l’esplosione dell’epidemia?
Ci sono tre filoni. Il primo è quello che considera la capacità di monitoraggio (c’è anche attenzione alla situazione delle Rsa). Il secondo: capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti. Ogni Regione dovrà, ad esempio, comunicare la percentuale di tamponi positivi, il tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi, numero di casi confermati di infezione per regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti. Dovranno anche spiegare quanti operatori specializzati sono impegnati nella ricerca costante dei contatti dei pazienti positivi. Infine, il terzo filone: gli indicatori della stabilità del contagio e della tenuta dei servizi sanitari.
In questo caso sono nove, tra cui il numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, l’Rt (l’indice di trasmissione), i nuovi focolai, gli accessi ai pronto soccorso con sintomi riconducibili a Covid-19, tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva e dell’area medica. Spiega la circolare:«La minaccia sanitaria è costituita dalla trasmissione non controllata e non gestibile di Sars-CoV-2 e si valuterà il rischio legato alla probabilità di infezione/trasmissione in Italia e all’impatto,ovvero la gravità della patologia con particolare attenzione a quella osservata in soggetti con età superiore ai 50 anni».