Gli incredibili buchi della polizia belga

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-29

La Stampa riepiloga oggi in un’infografica l’incredibile numero di errori compiuti dalle autorità di sicurezza del Belgio prima e dopo l’attentato di Bruxelles. Nel conto va la storia di Ibrahim Bakraoui, arrestato in Turchia ed estradato in Olanda senza che il governo si facesse carico di controllarlo o incarcerarlo come foreign fighter, e quella del …

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La Stampa riepiloga oggi in un’infografica l’incredibile numero di errori compiuti dalle autorità di sicurezza del Belgio prima e dopo l’attentato di Bruxelles. Nel conto va la storia di Ibrahim Bakraoui, arrestato in Turchia ed estradato in Olanda senza che il governo si facesse carico di controllarlo o incarcerarlo come foreign fighter, e quella del fratello Khalid che invece doveva essere in carcere per aver violato ripetutamente i termini della libertà condizionata. C’è poi la soffiata del luglio 2014 in cui secondo una fonte coperta della criminalità belga i fratelli Abdeslam stanno preparando attentati terroristici: la spiata viene considerata troppo vaga per far intervenire la polizia. L’allarme dalla Grecia arriva a gennaio 2015, quando nell’appartamento di Atene di Abdelhamid Abaaoud vengono ritrovate mappe e disegni dell’aeroporto di Zaventem. Anche qui la segnalazione viene ignorata. Quindi ci sono le impronte di Najim Laachraoui sulle fasce esplosive delle bombe di Parigi: i belgi lo identificano soltanto mesi dopo.
L’appartamento di Salah viene perquisito con colpevole ritardo perché le leggi belghe vietano le perquisizioni notturne; quando la polizia riesce ad entrare nell’appartamento non c’è nessuno. Anche il covo di Schaerbeek viene segnalato da un vicino di casa che si accorge di avere nuovi e strani compagni di palazzo; ma le autorità non intervengono. Durante l’irruzione del 16 marzo a Forest, in cui trova la morte Mohammed Belkaid mentre Salah e Laachraoui riescono a fuggire, vengono trovati numerosi detonatori ma nessuno riesce ad impedire un attentato. Infine, c’è la circostanza della mancata conoscenza dell’arabo da parte dei traduttori a disposizione della polizia belga fino alla figuraccia su Faiçal Cheffou, rilasciato per mancanza di prove ieri.

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Gli incredibili buchi della polizia belga nelle indagini sugli attentati (La Stampa, 29 marzo 2016)

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