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Giusy Pace e “la memoria preservata” con i no pass di Novara vestiti da deportati | VIDEO
neXtQuotidiano 02/11/2021
Nonostante la ripetuta richiesta di Myrta Merlino Giusy Pace non riesce a dire una frase chiara che riesca a spiegare le motivazioni che l’hanno portata a capitanare la manifestazione dei no pass a Novara
Ieri l’assurda giustificazione della mente pensante della protesta dei no green pass a Novara, che si sono vestiti come i deportati nei campi di concentramento, oggi Giusy Pace l’infermiera sospesa dalla sua carica nel sindacato FSI-USAE e che potrebbe anche essere denunciata dall’ospedale in cui lavora, si è prodotta a L’Aria che tira in uno show che assomiglia molto alla cosiddetta supercazzola.
Giusy Pace e “la memoria preservata” con i no pass di Novara vestiti da deportati | VIDEO
Giusy Pace perde subito qualche minuto per ribadire che non interviene nella trasmissione condotta da Myrta Merlino né come infermiera né come sindacalista. Ma dopo essere stata presentata come la presidente dell’associazione “Istanza diritti umani” è davvero difficile capire quali siano le motivazioni che l’hanno portata a capitanare una manifestazione i cui partecipanti con il loro abbigliamento richiamavano i deportati nei campi di concentramento. Ieri, intervistata, aveva detto: “Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso. Non volevamo paragonarci ad Auschwitz, se avessi voluto scegliere un campo avrei scelto Dachau in cui c’erano i politici, tutte le minoranze”.
Non deve esserle bastato, o forse non se n’è accorta, il feedback alle sue parole perché oggi invece ha avuto il coraggio di dire che parte da un presupposto “che bisogna sempre partire dal passato, che la memoria del passato va assolutamente preservata e conservata”. Quando Myrta Merlino obietta che il paragone tra una misura che cerca di tutelare la salute delle persone e un abbigliamento che richiama chi veniva spedito nei forni dei campi di concentramento è perlomeno improprio, Pace non chiarisce affatto. Anzi prova a buttarla in caciara minacciando di andarsene se non la lasciano libera di spiegarsi. Per poi, come quasi sempre fa chi usa questa argomentazione, non spiegare affatto.
E infatti accusa i giornalisti del “qualunquismo tipico della stampa” che ha osato parlare della manifestazione. Poi ripete più volte che l’Olocausto è arrivato prima della Shoah, evidentemente essendo all’oscuro del fatto che i due termini, sebbene il secondo sia preferibile al primo, si riferiscano entrambi al genocidio avvenuto durante il regime nazista. Arriva all’ineffabile giustificazione di dire, scevra di ogni minima forma di vergogna, che non c’entra nulla lo sterminio degli ebrei perché non c’erano altri simboli. E, senza nominare la stella di David afferma che se proprio avessero voluto avrebbero indossato il triangolo rosso dei politici deportati. La sindacalista sospesa chiama il green pass “tessera del pane” oggi utilizzata per determinati settori, “domani non si sa”. Il colmo dei colmi? Giusy Pace afferma che sta valutando se agire rispetto all’operato del giornalista de La Stampa che ha documentato la protesta di Novara. E non risponde alla domanda di Myrta Merlino che le chiede se rifarebbe la stessa scelta.