L’attacco del conduttore di Zonabianca: “Orsini censurato? Ma se è sempre in tv”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-01

Giuseppe Brindisi, conduttore di Zona Bianca su Rete4, parla dei talk show e di Alessandro Orsini in un’intervista a Mowmag

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Il dibattito intorno ai talk show si fa sempre più acceso da quando la Rai ha deciso di annullare il contratto stipulato con Alessandro Orsini per le sue partecipazioni a Cartabianca. L’opinione pubblica si è divisa tra chi ha reputato corretto non utilizzare soldi dei contribuenti per ospitare persone che chiedono la resa dell’Ucraina e additano la Nato e l’Unione europea per l’invasione della Russia in Ucraina e chi invece ha parlato di censura. “Orsini dice di essere censurato, ma in realtà è in tv più volte al giorno e scrive per i giornali o viene intervistato”, dice Giuseppe Brindisi, conduttore di Zona Bianca su Rete4, in un’intervista a Mowmag. “Quelli come Orsini che parlano di mainstream – aggiunge – sono i primi che ne fanno parte. Gli fa comodo nella loro narrazione essere censurati”.

L’attacco del conduttore di Zonabianca: “Orsini censurato? Ma se è sempre in tv”

Per Brindisi gridare alla censura “è diventata una moda che a me fa veramente schifo”. “Provo ribrezzo per questo atteggiamento – spiega – perché non bisogna perdere un po’ di onestà intellettuale. Quando mi parlano di ‘narrazione ufficiale’, come dicono i giovani mi ‘sale il crimine’. Noi che siamo mainstream non facciamo nessun tipo di censura. Il talk deve essere una contrapposizione fra varie tesi, a parte alcuni programmi che hanno un messaggio univoco da lanciare. Quindi noi a Zona Bianca abbiamo interesse ad avere più voci e a non limitare nessuno”. La policy del suo programma è quella di non corrispondere nessun pagamento a “ospiti politici”. “Tutti loro vengono a Zona Bianca gratuitamente. Non solo i politici in senso stretto, anche gli opinionisti. Se qualcosa come produzione paghiamo, riguarda soltanto i personaggi esterni a questo ambito. Se invitiamo Al Bano, per esempio, gli riconosciamo un cachet. Ma in generale la nostra policy è di non pagare. Lo facciamo solo se hanno una funzione che può servire davvero dibattito, quindi prevediamo un ‘getton’. Ma parliamo di cifre molto molto limitate”.

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