Giuristi e costituzionalisti contro la norma anti-rave: “Permette di intercettare anche i minori”

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-02

I costituzionalisti e i giuristi non hanno potuto non storcere il naso di fronte al reato introdotto col 434-bis del Codice penale

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Il decreto anti-rave promosso dal Governo Meloni continua a far discutere. Dubbi e perplessità sulla norma studiata dal ministro dell’Interno Piantedosi sono state sollevate dall’opposizione, ma non si sono fermate al mondo politico. Anche i costituzionalisti e i giuristi non hanno potuto non storcere il naso di fronte al reato introdotto col 434-bis del Codice penale, che punisce chi organizza e partecipa ai rave con multe salatissime (da 1000 a 10.000 euro) e pene fino ai sei anni di reclusione. Nel mirino è finito proprio il nuovo articolo, che si presta secondo gli esperti a interpretazioni fin troppo ampie, col rischio che in futuro possa essere utilizzato anche per sgomberare edifici occupati o campi rom.

Norma anti-rave, le perplessità dei giuristi: “Introduce la possibilità di intercettare tutti, anche i minori”

Il testo del 434-bis si rivolge a tutti coloro che invadono “terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica” in “un numero di persone superiore a cinquanta”. Questo significa che qualunque raduno ritenuto “pericoloso” in cui si contino più di cinquanta persone potrebbe potenzialmente essere punito appellandosi alla nuova norma.

Non solo: rimane pure il nodo delle intercettazioni, dato che il nuovo articolo lascia libera la Polizia di intercettare chat e conversazioni dei partecipanti, con la possibilità di confisca anche ai danni di chi è semplicemente indagato, come accade per i reati di mafia. Le intercettazioni preventive sono possibili pur non essendo citate esplicitamente nel decreto legge perché la pena prevista è superiore ai 5 anni. Fatto, questo, che è stato commentato con sincera preoccupazione dal costituzionalista dell’Università La Sapienza Gaetano Azzariti, che ha detto: “C’è una stretta e un controllo sugli individui che si può dedurre dalla possibilità di intercettare tutti, anche i minori. A dispetto delle rassicurazioni di esponenti del governo, i pm potranno mettere sotto controllo i telefoni di moltissime persone, pur giovanissime, senza che abbiano commesso alcun reato”.

E gli ha fatto eco Giuseppe Santalucia, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, che al Fatto Quotidiano ha spiegato: “È possibile che abbia spazi applicativi più ampi rispetto all’origine che è quella dei rave. Che dunque possa estendersi anche a situazioni diverse”. C’è poi una questione di metodo: “Il decreto legge è poco adatto all’introduzione di norme penali, incriminatrici. Da oggi quella norma è pienamente vigente senza che ci sia stata ancora un’approvazione del Parlamento”, ha aggiunto.

A rischio c’è ovviamente l’articolo 17 della Costituzione, che sancisce la libertà di manifestare salvo “comprovati motivi di sicurezza e incolumità pubblica”. Anche per questo Forza Italia sta cercando una mediazione, che consisterebbe nell’abbassare con un emendamento al decreto legge la pena massima a 4 anni, in modo da eliminare il nodo intercettazioni pur conservando la confisca e le misure patrimoniali tanto care a Piantedosi.

 

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