Politica
I dipendenti pubblici non capiscono l’inglese? E noi togliamo l’inglese ai dipendenti pubblici
neXtQuotidiano 19/12/2018
La ministra Giulia Bongiorno scrive a Libero e insiste: troppo inglese negli uffici pubblici, ora basta
Giulia Bongiorno insiste con l’inglese. La ministra della Pubblica Amministrazione della Lega scrive oggi a Libero per confermare che il motto “Niente inglese, siamo dipendenti pubblici italiani!” è vivo e lotta insieme a noi:
Ogni volta che si può bisognerebbe servirsi dell’italiano. Anche per evitare fraintendimenti. Faccio un esempio: nel 2009 è stata approvata la legge sugli atti persecutori; nemmeno il tempo di approvarla ed è stata ribattezzata “legge sullo stalking”. Si è giunti al paradosso che, se oggi si chiede un parere riguardo alla legge sugli atti persecutori, molti non sanno nemmeno di che cosa si tratti!
In particolare da quando mi occupo di digitalizzazione all’interno della Pubblica Amministrazione, mi imbatto di continuo in termini ed espressioni inglesi che complicano ulteriormente un processo di per sé piuttosto complicato, accrescendo la diffidenza – quando non addirittura l’ostilità – del pubblico: digital by default, once only, cybersecurity, big data.
La Bongiorno dovrebbe avere ben presente che se un giurista non conosce la parola “stalking” e per questo non riesce a dare un parere sulla legge sugli atti persecutori, il problema di quel giurista è che forse vive sulla luna. Ma evidentemente l’obiezione non basta per i dipendenti pubblici:
Perché il processo di digitalizzazione vada a buon fine, è essenziale che la digitalizzazione sia percepita come qualcosa che ha a che fare direttamente con noi, con la nostra quotidianità, e che renderà la nostra vita più semplice. Questa percezione passa anche, se non innanzitutto, attraverso l’uso di espressioni immediatamente comprensibili al cittadino: ecco perché è fondamentale, ogni volta che è possibile, usare le parole italiane per nominare concetti, attività e strumenti.
Usare le parole italiane è importante: possedere le parole ci permette di possedere i pensieri e le azioni a cui quelle parole rinviano. E più significati possediamo, più diventa facile esprimersi con proprietà e precisione. Se contesto l’abuso dell’inglese, non è dunque per principio: la mia preoccupazione, più che fondata, è che privilegiare i vocaboli inglesi quando se ne può fare a meno ostacoli la comunicazione e la comprensione. Dal momento che è innanzitutto tra di noi che dobbiamo parlare, e capirci, sono convinta che dovremmo riappropriarci il prima possibile di termini come riunione, prestazione,fascicoli, scadenza ecc. Spero in un vostro feedback positivo. Naturalmente asap.
E qui è inutile sottolineare l’ironia con cui Bongiorno chiude la lettera, visto che cita un motto in inglese (ASAP, as soon as possible).