Giovanardi: “Cucchi? Non mi scuso. Un’altra sentenza di Cassazione dà la responsabilità alla droga e ai medici”

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2022-04-05

L’ex ministro non solo non si scusa con Ilaria Cucchi dopo la sentenza di condanna di ieri, ma rilancia: “Un’altra sentenza dice esattamente il contrario”. E insiste: “La droga uccide”

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Carlo Giovanardi, ex ministro per i Rapporti col Parlamento, ex deputato e senatore, politico di lungo corso prima con la Dc e poi coi centristi, da 13 anni si occupa del caso Cucchi, intervenendo a più riprese sulla vicenda con dichiarazioni in difesa dell’Arma dei Carabinieri e contro Stefano Cucchi (“E’ morto per colpa della droga”), la sorella Ilaria (“Ha sfruttato politicamente la tragedia del fratello”) e ribadendo a più riprese di non avere alcuna intenzione di scusarsi con la famiglia Cucchi. Lo raggiungiamo telefonicamente il giorno dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato i due carabinieri a 12 anni per omicidio preterintenzionale per la morte di Cucchi.

Giovanardi, alla luce di questa sentenza storica, non se la sente di chiedere scusa alla famiglia?

Uno dei problemi dell’Italia è che tutti parlano di cose che non conoscono. Io mi sono occupato di questa vicenda dall’inizio. Quello che ho sempre detto è esattamente quello che la Cassazione penale nel processo contro i medici ha certificato con sentenza passato in giudicato, secondo cui Cucchi è morto a causa dei medici che non l’hanno curato.

Oggi, però, c’è una sentenza definitiva che dimostra il contrario.

Vede, il problema è proprio questo. Ci sono stati due processi: uno contro i medici, e uno contro i carabinieri. Per 17 volte il povero Stefano è stato ricoverato al Pronto soccorso per lesioni causate dagli spacciatori perché non li pagava, l’ultima volta 15 giorni prima dell’arresto, quando l’hanno trovato davanti per terra, pestato, davanti al San Camillo.

E questo cosa c’entra con la sentenza?

Sul caso Cucchi ci sono due sentenze: una, quella di ieri, che attribuisce la responsabilità ai carabinieri, l’altra che attribuisce la responsabilità ai medici che non l’hanno curato, sostenendo che sarebbe bastato un bicchier d’acqua per salvarlo: da cittadino e da parlamentare mi chiedo come sia possibile un sistema giudiziario che certifichi in Cassazione due verità, una che dice il rovescio dell’altra. E’ un problema grande del nostro ordinamento.

Tornando a ieri. Di fronte a una sentenza del genere che riconosce che Stefano Cucchi è stato ammazzato, non si sente di chiedere scusa alla sorella di Stefano per aver detto che il fratello è morto a causa della droga?

E io le ripeto che c’è un’altra sentenza di Cassazione passata in giudicato che dice che la colpa della morte di Cucchi è dei medici che non l’hanno curato, altrimenti sarebbe ancora vivo.

Quindi una sentenza vale e l’altra no?

Valgono tutte e due, ma è una in contraddizione dell’altra. Aggiungo che la famiglia Cucchi mi ha querelato e i giudici mi hanno archiviato perché – cito testualmente – “Carlo Giovanardi ha sempre detto la verità, ha sempre usato un linguaggio continente e ha sempre fatto riferimento ad atti giudiziari”.

Ecco, oggi c’è una novità dal punto di vista giudiziario che non c’era quando è stato archiviato. Sulla base di questa novità non si sente di chiedere scusa, almeno umanamente, a Ilaria Cucchi?

Ma di cosa devo chiedere scusa a Ilaria Cucchi? Lo sa che, quando i tre agenti di custodia furono assolti in Cassazione, la famiglia Cucchi disse che erano stati loro i responsabili della morte di Stefano, mentre io li ho sempre difesi perché li ritenevo innocenti…

Ma siamo d’accordo almeno che, se non ci fosse stato il pestaggio dei carabinieri, medici o non medici, Stefano Cucchi ora sarebbe vivo? Questo lo può dire a prescindere.

No, perché l’altra Cassazione non dice questo. La sentenza la conosco bene. Se i carabinieri, quando Cucchi si è rivoltato per colpire un carabiniere, gli hanno dato una spinta e un calcio, era assolutamente giusto che venissero condannati per la spinta e il calcio. Quando però una sentenza di Cassazione mi dice che non c’è relazione tra spinta e calcio e la morte perché la morte dipende dai medici che non l’hanno curato, io dico che i carabinieri devono essere condannati, ma faccio notare che le sentenze sono contrastanti. Il problema è anche dell’informazione che informa tutti di queste sentenze e non scrive una riga sull’altra.

Perché la notizia di oggi è questa. Stiamo sul presente.

L’altra notizia non l’ha data nessuno. Sull’altro filone nessuno ha scritto nulla.

Quindi nessuna parola di scusa?

Ma scusi, cos’ho detto?

Lei ha detto nel 2018 – testuale – che “la prima causa della morte di Stefano Cucchi è la droga”. Ha detto, parlando del caso specifico, che “tra i carabinieri e gli spacciatori, lei sta coi carabinieri”. Oggi, alla luce della sentenza, tra degli assassini in divisa e un ragazzo di 30 anni pestato a morte da che parte sta?

Gliel’ho detto. Che, se i carabinieri hanno dato una spinta e un calcio, devono essere condannati per quello che hanno fatto. Certo che sto dalla parte della vittima.

Quindi la condanna è giusta.

La condanna è in contraddizione assoluta con l’altra.

Quindi è giusta o sbagliata?

Poiché le due sono diametralmente opposte, bisognerebbe che lo Stato italiano arrivasse a una soluzione univoca.

Lei ripeterebbe la frase secondo cui “Ilaria Cucchi sfrutta politicamente la tragedia del fratello”?

Scusi, si è messa in politica. Nel momento in cui è diventata un’avversaria politica, si fanno valutazioni politiche. Perché si è candidata scusi?

Beh, per le stesse ragioni per cui si è candidato lei, ognuno ha le sue ragioni.

Beh, non è che la mia notorietà o la mia militanza politica sia dipesa da una tragedia familiare. Nel momento in cui lei ha scelto di fare politica sulla base della tragedia del fratello…

E non le sembra una motivazione valida, nel vedere che uno Stato non si comporta come dovrebbe? Non può essere una spinta per cercare di cambiare le cose?

Io ho visto nelle comunità migliaia di giovani morire o rovinarsi la vita a causa degli spacciatori, cioè dei mercanti di morte…

Ma non è quello che è successo a Stefano Cucchi.

Lo dice una sentenza di Cassazione passata in giudicato.

Quindi lei smentisce la sentenza di Cassazione di ieri.

Dico che nell’altra sentenza di Cassazione c’è scritto che la morte di Stefano Cucchi è stata determinata dalle condizioni fisiche precarie perché veniva da 30 anni di tossicodipendenza, e il fatto che non l’hanno curato, ne ha determinato la morte. Non lo dice Giovanardi ma la Corte di Cassazione, in nome del popolo italiano. Se le condizioni di Stefano Cucchi erano segnate da problemi di tossicodipendenza e aveva tutta una serie di patologie, e che queste patologie, non curate dai medici, non posso non dire che anche la droga ha avuto purtroppo un ruolo nella morte di questo ragazzo.

Quindi quel volto sfigurato, tumefatto è colpa della droga?

Non lo dico io ma la Cassazione, che dice una cosa totalmente diversa.

In entrambi i casi è stata riconosciuta una colpa grave da parte di chi aveva in custodia e in cura un cittadino. Questo dovrebbe indignarla due volte, anziché mai.

Da carabiniere di leva, se un carabiniere dà una spinta e un calcio davanti a un imputato, mi indigno e non mi sta bene.

E da rappresentante delle istituzioni si sente di chiedere scusa?

Non vedo di cosa dovrei chiedere scusa. Se Stefano Cucchi non fosse stato uno spacciatore e non avesse avuto una vita segnata dalla droga, sarebbe morto? Evidentemente no.

Quindi secondo lei, se Stefano Cucchi non fosse stato un “drogato”, non sarebbe mai stato pestato e, dunque, non sarebbe morto?

Non secondo me ma secondo i giudici della Cassazione penale. Se vuol dire che i giudici della Cassazione hanno sbagliato, lo riferisca ai giudici.

Non stiamo giudicando i giudici, non mi permetterei. Stiamo facendo un’intervista a un politico che per 13 anni ha detto delle cose precise su Stefano Cucchi, Ilaria Cucchi e la famiglia.

Io rispetto le sentenze, mentre la stampa italiana parla solo di una sentenza e ne censura un’altra.

Quindi, ricapitolando: lei non si pente di quello che ha detto e non si scusa con Ilaria Cucchi?

Io confermo e condivido la sentenza della Corte di Cassazione e della Corte d’assise d’appello e sul ruolo che la droga ha avuto nella morte di Stefano Cucchi, confermo e condivido pienamente quello che, in nome del popolo italiano, i magistrati della Corte d’assise d’Appello hanno detto sulla responsabilità dei medici.

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