Perché la condanna in Cassazione dei carabinieri che hanno ucciso Stefano Cucchi è una buona notizia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-05

La corte di Cassazione ha messo la parola fine su questa vicenda, condannando a 12 anni i due militari che pestarono il geometra romano in caserma

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Non è morto per colpa di una “vita dissoluta” (cit. Gianni Tonelli), né per colpa della droga (cit. Matteo Salvini), né per colpa delle scale. Stefano Cucchi è morto, ucciso dalle botte di due Carabinieri che lo pestarono in caserma dopo un fermo. La parola fine su questa lunga e dolorosa vicenda – durata oltre 12 anni – è arrivata lunedì sera, quando la Corte di Cassazione ha deciso di confermare la condanna (con riduzione di un anno rispetto a quanto sentenziato in Appello) nei confronti di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Per capire la portata di questa sentenza basta leggere le parole di Ilaria Cucchi – sorella di Stefano – e della madre.

Stefano Cucchi, la sentenza definitiva condanna 2 carabinieri

Un momento atteso per una dozzina d’anni, da quel 22 ottobre del 2009 quando il geometra romano morì nel reparto detenuti dell’ospedale Sandro Pertini. Morì per colpa del pestaggio di cui fu vittima in Caserma dopo il fermo. E dopo anni, quelle due condanne rappresentano una vittoria, come spiegato da Ilaria Cucchi ai cronisti dopo il pronunciamento della Corte.

“A questo punto possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via. È finita. Andranno finalmente in galera coloro che hanno colpito più e più volte mio fratello infliggendogli sofferenze che poi lo porteranno a morte in totale e obbligata solitudine”.

E il concetto di “giustizia è fatta” è arrivata anche da Rita Calore, la madre di Stefano Cucchi, che si è limitata a poche parole che rappresentano la sintesi perfetta di uno stato d’animo conclusivo 12 anni dopo quella sofferenza iniziata all’alba del 22 ottobre del 2009

“Finalmente è arrivata giustizia dopo tanti anni almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causando la morte”.

Una vittoria, dunque, 12 anni dopo. Gli stessi anni che – come in un terribile gioco di specchi – rappresentano la condanna emessa nei confronti dei due Carabinieri che si sono macchiati di quel pestaggio risultato fatale per il geometra romano.

L’appello bis per gli altri due

Dodici anni, anziché tredici. Ma la sostanza non cambia. Lo ha sottolineato Ilaria Cucchi e l’avvocato della famiglia. Era importante far passare un messaggio chiaro: chi sbaglia paga. E così è stato. E mentre per Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro si aprono le porte del carcere, la Corte di Cassazione ha deciso di rinviare a un appello-bis Roberto Mandolini e Francesco Tedesco. Il primo era stato condannato a 4 anni, il secondo a 2 anni e mezzo. Per entrambi, dunque, occorrerà la ripetizione del processo di secondo grado. Ma i tempi potrebbero portare alla prescrizione.

(Foto/IPP/Gioia Botteghi)

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