Fact checking
Il tenero Giorgetti prova a fare l’amico dell’Europa
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-10-21
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio in un’intervista al Messaggero manda avvertimenti mirati alla maggioranza gialloverde. E cerca di accreditarsi come la pars costruens dell’esecutivo. Ma…
“Lo spread nuoce alle banche, e bisogna puntare sulla crescita e a un dialogo con l’Unione europea attraverso una comunicazione seria, che faccia parlare il governo” e non le “mille voci, i mille protagonisti della maggioranza che spesso a vario titolo e in maniera scomposta portano avanti delle posizioni in contraddizione con la linea dell’esecutivo”: se Giancarlo Giorgetti voleva accreditarsi come la parte “trattativista” (o, per dirlo con i grillini, per quella del “servo dei poteri forti”) all’interno della maggioranza gialloverde, l’intervista rilasciata oggi al Messaggero ne è la prova più evidente.
La requisitoria di Giorgetti sul governo gialloverde
“I mercati e la speculazione si muovono anche a seguito delle dichiarazioni di tizio, caio e sempronio. Da ora in poi non ci devono essere dichiarazioni sparse, ma deve parlare il governo”, ha detto Giorgetti forse senza pensare al fatto che sono molti del suo partito a finire spesso nelle polemiche per dichiarazioni avventate. Ma che Giorgetti sia l’avanguardia di una posizione trattativista che comprende anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria e, a sorpresa, anche il responsabile degli Affari Europei Paolo Savona, è un fatto incontrovertibile.
“Deve finire – ha detto Giorgetti – la polemica fine a se stessa sulla Commissione europea. Ovviamente ci sta la dialettica rispetto alle diverse ricette per risolvere i problemi. Quello che dovremmo evitare è attaccare la Commissione o i commissari con accuse fine a se stesse”. Il 2,4%? “È un tetto massimo – risponde – per tutte le misure in essa contenute, ma non è detto che questo accada perché potrebbero esserci delle difficoltà anche operative. Noi ce la metteremo tutta per fare le cose e farle bene, ma il ministro dell’Economia ha la possibilità di monitorare e verificare l’andamento dei conti pubblici come è stato già fatto in passato. A mio giudizio il ministro dell’Economia deve avere anche la possibilità di calibrare i flussi di uscita e, come ha detto il ministro Savona, fare il punto trimestralmente o anche in tempi più ristretti. Siamo gente responsabile e faremo le cose responsabilmente. Non possiamo tenere sempre il piede sull’acceleratore. Se vediamo una curva dovremmo frenare e scalare di marcia e poi accelerare”. E così l’ipotesi di rimangiarsi l’obiettivo di deficit/PIL – già modificato subito dopo il primo “giro” di Tria in Europa – circolata nelle scorse settimane in maggioranza si fa sempre più reale.
Giorgetti il moderato che vuole trattare con l’Unione Europea
Ma sarà dura riuscire a convincere i grillini e Matteo Salvini, che ieri è tornato a smentire ipotesi come questa anche per tenere botta alla posizione di guerra (di parole) all’Unione Europea scatenata da Di Maio e gli altri, tra l’altro partita subito dopo che il Capitano in un’intervista al Sole 24 Ore aveva detto che avrebbe rispettato i vincoli europei senza tentare strappi. Giorgetti non si nasconde che l’aumento dello spread potrebbe finire per ripercuotersi con effetti tragici sull’economia italiana (come sta già accadendo): “Il sistema creditizio che ha già delle sue criticità. L’aumento dello spread, la quantità di debito pubblico che hanno e le nuove regole bancarie dell’Unione, mettono in tensione il sistema e possono generare la necessità di ricapitalizzare alcuni istituti che già di per se hanno delle fragilità patrimoniali. Non possiamo far finta di niente ed ignorare questi problemi”. Quindi la stagione dei complotti e delle manine va archiviata? “Certamente, i complotti non esistono come non esistono le manine. Esiste la volontà da parte di tutti di lavorare tanto per fare il meglio possibile in maniera responsabile”.
Riuscirà il nostro eroe nell’intento di normalizzare i gialloverdi o la sua posizione servirà solo ad accreditarlo come pars costruens dell’esecutivo, senza modifiche nella linea politica del governo Conte? Di certo per essere credibile a Bruxelles o a Francoforte dovrà trovare un modo credibile per spiegare perché la posizione della Lega sull’euro da lui sottoscritta appena qualche mese fa fosse questa: