Deficit al 2,4%, Savona e Tria vogliono mollare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-21

Il ministro dell’Economia è uscito allo scoperto durante il consiglio dei ministri. No dai due vicepremier. Ma la trattativa è ancora lunga

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Chi vuole mollare sul deficit al 2,4%? Ieri nel bel mezzo dell’infuocato Consiglio dei ministri il ministro dell’Economia Giovanni Tria è uscito allo scoperto sull’ipotesi ufficialmente inesistente e infatti negata dai due vicepremier durante la giornata. Il risultato, raccontano oggi Ciriaco e Lopapa su Repubblica, non è stato esaltante:

Ma come detto c’è un fantasma con la virgola che in questo pre-consiglio informale aleggia per quasi due ore: il deficit al 2,4 per cento. Quando Tria lo indica pubblicamente, in Consiglio dei ministri si apre una prima, clamorosa crepa. Il ministro dell’Economia propone di ricalcolare il deficit al 2,1%, per sedare spread e investitori.

Il responsabile degli Affari europei Paolo Savona non parla, ma è d’accordo. Paradossalmente sono loro, i tecnici in quota Lega – che nelle ultime settimane hanno girato l’Europa e incontrato anche i vertici della Bce – a tornare alla carica. Ne hanno parlato prima con Salvini. Spiegando che la mossa non servirà magari a bloccare la procedura di infrazione, ma potrebbe arrestare la crisi sui mercati. Che è il vero macigno di queste ore. Il problema è che i due vicepremier
restano ostili all’idea. Indisponibili a mollare sul 2,4%.

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I conti della manovra (Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2018)

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Il risultato, spiega Repubblica, non è stato esaltante ma la goccia, si sa, scava la pietra:

«Cercheremo da domani in poi di risolvere tutti i problemi di incomprensione che abbiamo avuto in queste settimane con l’Europa – il senso dell’intervento del grillino – ma il 2,4 resta un punto fermo». «Le misure contenute nel contratto di governo e inserite in manovra – le parole del leghista – non si toccano».

Difendono il reddito di cittadinanza, la riforma della Fornero, la Flat tax. Eppure, il dilemma è destinato a riproporsi nelle prossime ore. Perché la missione romana di Moscovici ha allarmato non poco l’ala responsabile di palazzo Chigi.

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