Gianfranco Fini preferisce essere coglione piuttosto che corrotto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-14

La vicenda della casa di Montecarlo e la confessione al Fatto: «Secondo lei è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?»

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Gianfranco Fini preferisce essere coglione che corrotto. E in un’intervista rilasciata oggi a Marco Lillo del Fatto Quotidiano lo dice chiaro e tondo. Ieri infatti si è scoperto che Giancarlo e Sergio Tulliani, rispettivamente fratello e padre della compagna di Gianfranco Fini, Elisabetta, “sono indagati per riciclaggio di denaro, che in parte è stato utilizzato per l’acquisto dell’appartamento di Montecarlo”. La famosa casa monegasca, che per mesi fu al centro di un fuoco incrociato di polemiche contro l’ex presidente della Camera, torna nell’inchiesta della Procura di Roma chiamata ‘Rouge et noir’, che ha per oggetto un’associazione per delinquere transnazionale che riciclava in tutto il mondo i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco online e sulle video-lottery. Nel 2009, ha spiegato il procuratore Giuseppe Pignatone, i Tulliani avrebbero ricevuto sui loro conti correnti, secondo l’accusa, una somma complessiva di circa 2,7 milioni, versata in due tranche, da parte di Francesco Corallo, principale indagato dell’inchiesta. Con circa 300mila euro fu acquistato il’appartamento di Montecarlo, che fu al centro di un duro scontro politico e parlamentare. I reati contestati sono, a vario titolo, peculato, riciclaggio e violazioni di natura fiscale. Il Servizio Centrale Investigazione Criminalita’ Organizzata della guardia di finanza ha eseguito numerosi arresti, anche all’estero, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nei confronti di un’associazione a delinquere transnazionale che riciclava in tutto il mondo i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on line e sulle video-lottery (Vlt). Tra gli arrestati il principale imprenditore internazionale delle slot machine e re dei casino’ ai Caraibi, Francesco Corallo, ex parlamentare Pdl, Amedeo Labocetta, già noto alle cronache, e professionisti a vario titolo operanti nel settore. Fini in quella vicenda si giocò la faccia e adesso non nega di aver fatto male a giocarsela:

Davvero credeva ai Tulliani?
Giancarlo Tulliani mi disse che l’appartamento non era di proprietà e io dissi che se fosse stata di sua proprietà mi sarei dimesso. Gli ho creduto, sì.
Che dirà stasera a cena a sua moglie?
Questi sono affari miei.

gianfranco fini coglione

Bplus è accusata di avere portato via 215 milioni euro allo Stato e 3,5 sono andati alla famiglia di sua moglie. Sono anche affari nostri.
Se è così ne risponderà in tribunale. Io ho stima del procuratore Pignatone.
Da segretario ha venduto una casa del partito alla società di sua moglie. Non pensa di dover chiedere scusa?
Se l’avessi saputo non l’avrei venduta! Secondo lei è piacevole a 65 anni ammettere di essere un coglione?
E ai vecchi militanti del Msi e di An cosa vorrebbe dire?
Che sto soffrendo quanto loro e sono stato un coglione, ma non sono mai stato un corrotto.

Le fiamme gialle hanno eseguito in contemporanea in numerosi Stati (Antille olandesi, Regno Unito, Canada e Francia) perquisizioni e sequestri di numerosi beni e conti correnti per centinaia di milioni di euro. “Questa operazione e’ di eccezionale importanza. Le indagini, durate due anni, si snodano tra paesi europei e le Antille olandesi. Riguardano delle somme di denaro ingenti: centinaia e centinaia di milioni di euro sottratti agli italiani”, ha spiegato ancora il procuratore Pignatone. L’operazione, che ha portato oggi all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 persone, tra cui Francesco Corallo, principale indagato, ha messo in luce un articolato meccanismo attraverso il quale la società facente capo a Corallo (Atlantis), che aveva ottenuto la concessione per le video-lottery in Italia, avrebbe evaso centinaia di milioni al fisco per poi portarli all’estero. Le accuse sono dunque peculato per la mancata riscossione delle imposte (la società, in quanto concessionaria, avrebbe dovuto prelevare le imposte, cosa che non ha fatto) e riciclaggio in quanto tali somme evase al fisco, quindi illecite, sono state poi utlizzate per altro. Il periodo oggetto dell’indagine va dal 2004 a oggi. Nei primi anni il mancato pagamento dei tributi erariali e’ stato calcolato in 85 milioni e negli anni successivi in 131 milioni. Le somme portate all’estero – prima verso conti inglesi e olandesi, poi verso un conto corrente di società off shore nelle Antille olandesi e francesi – ammontano invece a oltre 200 milioni.

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