Attualità
Il NOE e tutte le fughe di notizie nell'inchiesta Consip
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-03-04
La procura di Roma revoca le indagini ai carabinieri. Perché dall’inizio dell’inchiesta Consip molte fughe di notizie hanno consentito agli indagati di ostacolare l’azione dei magistrati. E ai giornali di violare il segreto istruttorio
È il 7 dicembre 2016, Matteo Renzi ha annunciato da qualche giorno le dimissioni in seguito alla sconfitta al referendum. Roberto Bargilli detto Billy, autista del camper di Renzi durante le primarie perse del 2012, contatta Carlo Russo al telefono e gli dice di chiamarlo “per conto di babbo”. Il suo messaggio è chiaro: «Mi ha detto di dirti di non chiamarlo e non mandargli messaggi». Due giorni prima il telefono di Tiziano Renzi era stato messo sotto controllo.
Il NOE e tutte le fughe di notizie nell’inchiesta Consip
Questo è solo l’ultimo degli episodi “strani” successi durante l’inchiesta Consip, che hanno portato oggi la procura di Roma a comunicare ufficialmente la revoca ai carabinieri del NOE la delega per ulteriori indagini nel procedimento su Consip. “Gli accertamenti fin qui espletati – si legge nella nota della Procura di Roma – hanno evidenziato che le indagini del procedimento a carico di Alfredo Romeo ed altri sui fatti (poi) di competenza di questa Procura sono state oggetto di ripetute rivelazione di notizie coperte da segreto sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo Ufficio, sia verso gli indagati o comunque verso persone coinvolte a vario titolo, sia nei confronti degli organi di informazione”, fa sapere la procura. E in effetti mentre Luca Lotti pare sinceramente convinto che il problema risieda nelle rivelazioni del segreto d’ufficio da parte delle redazioni dei giornali, nella realtà questa inchiesta comincia proprio con una fuga di notizie. Luigi Marroni, amministratore delegato della Consip, fa bonificare il suo ufficio dalle cimici messe dagli investigatori e per questo i magistrati lo convocano e nel corso dell’interrogatorio l’AD “racconta di un vero e proprio ‘ricatto’ subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Riferisce di pressanti ‘richieste di intervento’ sulle Commissioni di gara per favorire una specifica società; di ‘incontri’ riservati con il papà di Renzi a Firenze; e di ‘aspettative ben precise’ da parte di ‘Denis Verdini e Tiziano Renzi'” sull’assegnazione di gare Consip per centinaia di centinaia di milioni”.
Ma c’è di più su Marroni. È lui che dice di aver saputo dell’indagine dal presidente di Consip Luigi Ferrara che a sua volta era stato informato dal comandante dei carabinieri Tullio Del Sette. Poi aggiunge altri nomi. I più importanti sono quello di Luca Lotti e quello del generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, suoi amici. Entrambi lo avrebbero messo in guardia. Tutti e due sono indagati.
I carabinieri e quelle strane fughe di notizie
Il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, conosciuto con l’acronimo NOE, nasce il primo dicembre 1986 con decreto dei ministri dell’Ambiente e della Difesa. Il reparto ha giurisdizione su tutto il territorio nazionale e svolge accertamenti su lavori che comportano, o potrebbero comportare, alterazioni all’ambiente; individua e denuncia i responsabili di inquinamento; persegue penalmente i vari ecoreati. La sede operativa centrale è a Roma, in largo Lorenzo Mossa, all’Aurelio, mentre della struttura territoriale fanno parte tre gruppi areali a Milano, Roma e Napoli e 29 nuclei operativi provinciali. Sembra incredibile ma proprio due alti esponenti dei carabinieri sono indagati per una fuga di notizie in indagini seguite dai carabinieri: fare due più due è fin troppo facile. E proprio per evitare deduzioni così semplici oggi la procura ha deciso di sollevare dalle indagini il NOE.
E come se non bastasse oggi è spuntato anche il capotreno. Ovvero un dipendente delle Ferrovie dello Stato che a quanto pare è a conoscenza del tentativo da parte di chi indaga di rubare il telefono di Romeo per installarvi una microspia; il tentativo fallisce e il capotreno, già che c’è, racconta tutto a Romeo il quale poi lo dice a Bocchino:
E’ il 15 novembre scorso, l’imprenditore sta salendo alla stazione di Napoli, quando viene fermato dal capotreno. «Mi dice- ricorda Dottò, io non ce la faccio più, glielo devo dire, perché per affetto, perché lei prende il treno sempre una volta a settimana. Lei è un signore, una persona perbene, poi quando io le chiesi di fare un colloquio a mia moglie lei me lo fece fare subito… poi non è andato va bene…però io glielo devo dire…lei è stato oggetto di un’aggressione sul treno ma che non era prevista così, era prevista molto più grave. Lei ha perso il primo treno, ha perso il secondo treno, ha perso il terzo treno e quellisisono trovati…spiazzati».
A quanto pare il ferroviere si riferisce ai carabinieri che stanno indagando su Consip e vogliono installare un virus spia sul cellulare dell’indagato che però non arriva a partire perché in ritardo. Il capotreno G. V., evidentemente avvertito dalle forze dell’ordine di stare al gioco, decide invece di raccontare tutto all’imprenditore napoletano e per questo finisce indagato.