Opinioni
Giampaolo Mattei contro Alessandro Di Battista
di Mario Neri
Pubblicato il 2017-04-26
“Sono deluso e arrabbiato. A 44 anni dalla strage che ha provocato la morte dei miei fratelli (nel rogo di Primavalle morirono i fratelli Stefano e Virgilio Mattei, figli dell’allora segretario della locale sezione dell’ Msi, ndr), ci sono ancora procedimenti aperti. Non c’è una sentenza definitiva che individui i mandanti. Non c’è mai stata […]
“Sono deluso e arrabbiato. A 44 anni dalla strage che ha provocato la morte dei miei fratelli (nel rogo di Primavalle morirono i fratelli Stefano e Virgilio Mattei, figli dell’allora segretario della locale sezione dell’ Msi, ndr), ci sono ancora procedimenti aperti. Non c’è una sentenza definitiva che individui i mandanti. Non c’è mai stata la giusta condanna degli assassini di Virgilio e Stefano. E sono offeso dalla politica che ha assunto e pagato Achille Lollo”. Lo dice Giampaolo Mattei al settimanale OGGI dopo la scoperta che Lollo (“Fu lui a versare benzina sotto la nostra porta”) firma articoli per un sito registrato a nome di Alessandro Bianchi, stretto collaboratore di Alessandro Di Battista.
“Alessandro Di Battista mi ha telefonato – sostiene -, scusandosi. Mi ha detto che Bianchi ‘è un ragazzo’. Che non sapeva del passato di Achille Lollo. Che lui non sapeva del sito di Bianchi”. Conclude Mattei: “Le telefonate di scuse non mi servono… Achille Lollo è un uomo libero, può fare il giornalista, l’opinionista… D’altronde tutti gli assassini degli Anni di Piombo oggi sono professori e intellettuali. Sono stati accolti da varie associazioni e lavorano e vivono bene nonostante gli ergastoli mai scontati. Non sono loro a infastidirmi ma i politici che hanno permesso questo, che hanno dimenticato le vittime premiando i carnefici. Oggi – conclude – c’è il ‘non so’ del Movimento 5 stelle, ieri c’era l’associazione Soccorso Militante Rosso di Dario Fo e Franca Rame”.
Di cosa parla Mattei? Intanto di una fake news. Di Battista ha un collaboratore parlamentare di nome Alessandro Bianchi, questa persona dirige anche un sito che non è un canale ufficale del MoVimento 5 Stelle, tra i collaboratori di questo sito c’è un ex terrorista. Comprenderete che la sintesi “Lollo ‘consulente’ per M5S” oppure “I grillini arruolano un terrorista” sia un pochino brutale, no? Ecco perché parlare quindi di una relazione stretta tra il M5S e il terrorista Lollo è affermare una bufala. Ma chi è Achille Lollo? La sua storia si intreccia con il rogo di Primavalle, che si consumò il 16 aprile 1973. Quel giorno in via Bernardo da Bibbiena andò a fuoco l’appartamento di Mario Mattei, spazzino e segretario della sezione MSI di zona. Due dei figli, Virgilio di 22 anni, militante missino, e il fratellino Stefano di 10 anni morirono carbonizzati, non riuscendo a gettarsi dalla finestra. Il dramma avvenne davanti ad una folla che si era accumulata nei pressi dell’abitazione, e assistette alla progressiva morte di Virgilio, rimasto appoggiato al davanzale, e di Stefano, scivolato all’indietro dopo che il fratello maggiore che lo teneva con sé perse le forze. Gli attentatori lasciarono sul selciato una rivendicazione della loro azione: “Brigata Tanas – guerra di classe – Morte ai fascisti – la sede del MSI – Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria”. PotOp depistò le indagini per salvare i suoi tre militanti Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo dopo averne ottenuto la confessione. Molti intellettuali si schierarono a favore dei tre e di una teoria del complotto approntata ad arte per accusare altri e favorire gli indagati. Franca Rame inserì il nominativo di Lollo in Soccorso Rosso Militante, assicurandogli denaro e amici a cui scrivere.
Il primo processo si concluse con un’assoluzione per insufficienza di prove. Il secondo con la condanna per incendio doloso ed omicidio colposo, essendo maturata nella corte la convinzione che i tre non volessero uccidere i Mattei ma che la situazione gli era sfuggita di mano quella notte. In Cassazione le accuse vennero confermate. La pena si estinse per prescrizione, trattandosi di delitti colposi. E a quel punto Lollo ammise in un’intervista al Corriere della Sera nel febbraio 2005 che le cose erano andate come la giustizia aveva già appurato. Lollo aggiunse che a partecipare all’attentato furono in sei, i tre condannati più altri tre di cui fece i nomi. Inoltre ammise di aver ricevuto aiuti dall’organizzazione per fuggire. Ma le successive inchieste nei confronti dei presunti mandanti con l’accusa di strage furono chiusi.