Gestione separata e regime dei minimi: la guerra di Renzi alla Partita IVA

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-22

Nonostante le promesse sugli incentivi al lavoro indipendente è arrivato un netto aggravio fiscale i professionisti e i freelance. Colpisce soprattutto i giovani, che già guadagnavano la metà degli anziani

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Alla fine è toccato anche a Renzi deludere professionisti e freelance. Nonostante le promesse sugli incentivi al lavoro indipendente, nei fatti il governo ha deciso di cambiare il regime dei minimi e di non intervenire sul rincaro dei contributi per la gestione separata dell’Inps. Con il risultato di portare a un netto aggravio fiscale i professionisti e i freelance. Che adesso sono sul piede di guerra, anche se sarà difficile ottenere qualcosa senza rappresentanza.

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Le Partite IVA in Italia (La Stampa, 22 dicembre 2014)

GESTIONE SEPARATA E REGIME DEI MINIMI: LA GUERRA DI RENZI ALLA PARTITA IVA
Partiamo dai due provvedimenti. La legge di Stabilità non ha bloccato l’aumento dei contributi alla gestione separata dell’Inps previsti dal governo Monti. Dal 1 gennaio 2015 si passerà dal 27,72 al 29,72% e poi un punto l’anno fino al 33,72%. Per «le attività professionali, scientifiche, tecniche,sanitarie, di istruzione, servizi finanziari e assicurativi» il regime dei minimi è abbassato a 15 mila euro, con una tassazione del 15% (sul 78% del fatturato). «Nella sostanza una mini-stangata che contrasta con lo slogan governativo dell’abbassamento della pressione fiscale», commenta Dario Di Vico sul Corriere della Sera. Operando in questo modo Renzi non ha tenuto in nessun conto la mobilitazione dellepartite Iva con l’hastag #siamorottilanciato da Acta, Alta Partecipazionee Confassociazioni oltre alle prime manifestazioni tenutesi nei coworking. Il risultato di questa delusione non riguarda solo il posizionamento politico e d’opinione, ma apre anche il campo a possibili tentativi di aggirare il nuovo regime:

Molti professionisti a partita Iva potrebbero decidere che non è più sostenibile rimanere dentro la gestione separata Inps e di conseguenza trasmigrare. La prima via di fuga prevede l’apertura di un’attività commerciale più o meno fittizia: il risparmio previdenziale per la partita Iva che diventa commerciante sarebbe già oggi di 4 punti di contribuzione e arriverebbe a 9 dopo gli aumenti previsti. Già qualche segnale di questotrasloco si è visto e infatti nonostante le molteplici chiusure di negozi e bar gli iscritti alla Cassa dei commercianti sono saliti inaspettatamente di 42 mila unità. Ma non è l’unica opzione. È possibile che si studi il ricorso alla Sas, società in accomandita semplice, con soci di comodo quasi sempre familiari con cui dividere il fatturato.
Il vantaggio della trasmigrazione consiste nel fatto che il socio accomodante non versa contributi. Infine le partite Iva che svolgono attività prettamente creative potrebbero scegliere il regime di diritto d’autore perché esente da contribuzione previdenziale.Per ora, dunque, si tratta di ipotesi allo studio ma la sensazione è che il dado sia tratto, che prima di arrivare al 33% i freelance passeranno il Rubicone. E per Renzi che dovevasfidare la nomenklatura sindacalee aprirsi al nuovo non è una contraddizione da poco.

Se l’intenzione del governo era dare una stretta ai piccoli per convincerli a cambiare regime fiscale, l’obiettivo verrà comunque raggiunto. Anzi, c’è il rischio che si incentivi direttamente il cambio di lavoro.

partita iva
Partita IVA

LA CRISI E I PROFESSIONISTI
Negli ultimi sette anni, con la crisi, il reddito medio dei professionisti italiani è infatti calato del 15%, con picchi del 24%. E con queste condizioni di partenza, è facile immaginare che nel futuro chi oggi ha problemi a pagare la previdenza domani, da pensionato, difficilmente riuscirà a sbarcare il lunario. A soffrire di più, spiega la Stampa, sono soprattutto i più giovani: gli incassi di chi ha meno di quarant’anni, tra i professionisti, sono inferiori quasi del 50% rispetto ai più anziani.

Se i più anziani edesperti già patiscono la crisi,chiaro che per i nuovi arrivati è il disastro. Giusto che la retribuzione premi l’esperienza, ma quando la distanza arriva ad allargarsi tanto è evidente che il sistema s’è incagliato. Ci sono senz’altro molti ex precari, nella nuova leva dei professionisti: sono stati i pilastri instabili della «generazione mille euro» poi sono messi in proprio, nella maggior parte dei casi più per necessità che per scelta. I poveri che lavorano sono tanti e soprattutto sono in crescita: rappresentano l’11,7% del totale degli occupati. E la percentuale sale al 15,9% se si allarga l’insieme a quello che contiene le partite Iva. Si arriva alla cifra di 756 mila persone che, semplicemente, non ce la fanno.

Come cambia il regime dei minimi
Come cambia il regime dei minimi

Ora, grazie al mancato stop all’aumento dei contributi Inps, dal primo gennaio la gestione separata supererà il 30 per cento e poi, gradualmente, raggiungerà il 33%. Una grande vittoria.

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