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La GdF in Regione Lombardia per l’indagine sui fondi della Lega
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-21
I finanzieri sono andati negli uffici regionali per acquisire carte relative agli stanziamenti e ai flussi finanziari a favore della Lombardia Film Commission e, in particolare, al finanziamento da un milione di euro di cui una parte, 800mila euro, servì alla fondazione partecipata dalla Regione per comprare il capannone a Cormano (Milano)
I finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano stanno acquisendo documenti negli uffici della Regione Lombardia nell’inchiesta con al centro la presunta compravendita a prezzo gonfiato, tra il 2017 e il 2018, di un immobile per la Lombardia Film Commission. Lo ha scritto stamattina l’agenzia di stampa ANSA, segnalando che l’indagine nei giorni scorsi ha portato al fermo del “prestanome” Luca Sostegni e vede indagati tre commercialisti vicini alla Lega. La Gdf sta acquisendo documenti relativi agli stanziamenti regionali a favore della LFC.
La GdF in Regione Lombardia per l’indagine sui fondi della Lega
I finanzieri sono andati negli uffici regionali per acquisire carte relative agli stanziamenti e ai flussi finanziari a favore della Lombardia Film Commission e, in particolare, al finanziamento da un milione di euro di cui una parte, 800mila euro, servì alla fondazione partecipata dalla Regione per comprare il capannone a Cormano (Milano). Capannone che poco prima era stato venduto all’Immobiliare Andromeda per metà del prezzo, 400mila euro. Tra le carte utili per le indagini e che dovrebbero essere acquisite anche quelle relative alla nomina da parte della Regione, allora guidata da Roberto Maroni, alla presidenza della LFC di Michele Di Rubba, ex revisore contabile del Carroccio, e che, stando alle indagini dell’aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, avrebbe architettato l’operazione immobiliare, assieme ai commercialisti Michele Scillieri e Andrea Manzoni, anche quest’ultimo ex revisore della Lega. Un’operazione che, secondo gli atti dell’inchiesta, ebbe “natura sostanzialmente appropriativa”, con Di Rubba e i “suoi sodali” che si impossessarono “del capitale giacente sul conto della fondazione, vincolato alla destinazione pubblicistica”.
Sostegni – difeso dal legale Daniela Pulito dello studio Lepre e interrogato prima dal gip e poi dai pm coi quali ha fatto ammissioni e ha iniziato a collaborare – ha spiegato, però, che quei soldi che chiedeva gli spettavano in virtù di accordi con Scillieri e gli altri. A suo dire, dunque, non fu un’estorsione. Vista la decisione di fuggire all’estero, scrive il gip, “malgrado l’acquisita consapevolezza della pendenza di accertamenti di polizia giudiziaria nei suoi confronti, ogni misura diversa da quella carceraria si dimostrerebbe inadeguata”. Data “la gravità delle minacce utilizzate e considerato l’ammontare di denaro pubblico personalmente percepito – spiega ancora il giudice – la misura si presenta proporzionata alla gravità in concreto dei fatti”. Sostegni parlando sempre con Scillieri gli diceva che avrebbe abbandonato “presto il territorio nazionale, senza riferire a terzi (le autorità pubbliche e i giornali) informazioni sul loro operato, purché ricevesse quanto dovutogli”. E ancora il 20 giungo, si legge, Sostegni incontrò Scillieri e tale “Davide Colomba” per concordare il modo con cui doveva ricevere i soldi: “salvo il pagamento immediato” di 5mila euro (gli vennero trovati addosso quando fu fermato mercoledì scorso) “il residuo sarebbe stato versato, a mezzo del circuito Western Union, avvalendosi di terzi compiacenti, dopo la partenza del Sostegni alla volta del Brasile”.