“A me me menavano a scuola”, come Gasparri riesce a svilire tutti i discorsi contro il razzismo | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-07

Il senatore di Forza Italia, ospite di Massimo Giletti a “Non è l’Arena”, usa il classico modus operandi: la butta in caciara

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Gli insulti vanno sempre condannati, ma non capire la differenza tra gli attacchi dialettici per motivi politici e quelli spinti da ideologia razziste è un gioco a perdere. Maurizio Gasparri, però, riesce a gettare fumo negli occhi durante la sua ospitata a “Non è l’Arena”. Il punto di partenza è stato il monologo di Lorena Cesarini dal palco di Sanremo e, iniziando da lì, il senatore di Forza Italia riesce a compiere un artifizio retorico che svilisce anni di battaglie contro l’odio online (e non solo).

Gasparri sminuisce gli insulti razzisti contro chi ha la pelle nera

All’inizio, Maurizio Gasparri spiega – correttamente – come in alcune sacche della società ci siano ancora dei pregiudizi razziali e questi devono essere fermamente contestati e condannati. Poi, però, ecco il benaltrismo che non svilisce la prima parte del suo discorso:

“Io se vuole, domattina le mando gli insulti sui social che anche stasera starò ricevendo. Gli insulti li può ricevere uno perché è nero, Giletti perché è juventino, Gasparri perché è fascista per antonomasia, Luxuria perché è transessuale. Quindi, la lotta agli odiatori in rete va fatta qualsiasi sia l’insulto”.

Vladimir Luxuria prova a riportare il dibattito sul tema principale, ovvero la gravità di un insulto non per ideologia politica ma per il colore della pelle. Perché questo è l’argomento su cui si deve dibattere. Questo è l’atteggiamento che vive sui social e che dovrebbe essere abbattuto. E l’ex parlamentare sottolinea un fatto: nessun bambino viene insultato per motivi di ideologia politica, ma ci sono diversi casi di insulti per via del colore della pelle. Ed ecco che Gasparri riesce a buttare in caciara questa verità, rispondendo così alla domanda: “Sei mai stato insultato da piccolo per appartenenza politica?”.

“Sì sì, a me me menavano a scuola”.

Impossibile, dunque, scalfirlo dalle sue convinzioni. L’odio e gli insulti in rete – e su questo sono tutti d’accordo – sono un fenomeno da contrastare. Non comprendere come quelli basati sul colore della pelle siano peggiori di quelli per appartenenza politica, invece, è un mero esercizio di stile pressapochista.

(foto e video: da Non è L’Arena, La7)

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