Il cielo su Roma

di Paolo Martinelli

Pubblicato il 2016-03-04

Crescendo a Roma negli anni ’70 poteva capitare di essere colpiti da una cacca di piccione, e gli storni già adornavano di guano Trastevere, ma mai e poi mai ti sarebbe potuto succedere di essere colpito da una cacca di gabbiano, né avresti rischiato di essere assalito da un gabbiano che ti vuole rubare la …

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Crescendo a Roma negli anni ’70 poteva capitare di essere colpiti da una cacca di piccione, e gli storni già adornavano di guano Trastevere, ma mai e poi mai ti sarebbe potuto succedere di essere colpito da una cacca di gabbiano, né avresti rischiato di essere assalito da un gabbiano che ti vuole rubare la merendina o il panino.
Oggi su “Il Messaggero” un articolo segnala, spalla a spalla ad uno sull’emergenza ratti, la sempre maggiore incidenza dei gabbiani nei cieli romani. Il direttore scientifico del Bioparco, Fraticelli, dichiara sul quotidiano capitolino: “dopo essersi visti offrire ogni tanto briciole o patatine, si sono abituati a interpretare l’uomo come fonte di cibo. E a volte se lo prendono da soli. Ci sono molti casi di scippi, con i gabbiani che portano via panini o tramezzini”.
Ma è difficile immaginare che i gabbiani si siano avvicinati al centro della città seguendo un percorso di briciole come in una fiaba. È più realistico immaginare che quel percorso fosse fatto di rifiuti, discariche, cassonetti traboccanti. E così stiamo scoprendo nuovi aspetti dei gabbiani che prima non conoscevamo. Ora, oltre a quel poetico restare sospesi immobili nel cielo, senza battere nemmeno un colpo d’ala, abbiamo scoperto il lato criminale dei gabbiani.

gabbiani a roma
Gabbiani a Roma (Foto da Repubblica)

Ladri, come si diceva sopra, ma anche cacciatori spietati. Non è affatto raro assistere ad atti di brutale violenza dei gabbiani su topi e piccioni. Anni di passione per il cinema horror più estremo non mi avevano mai mostrato la stessa efferatezza che mi hanno fatto vedere questi killer biancogrigi dal lungo becco. Il cielo della città è diventato un campo di battaglia, e i gabbiani si lanciano verso la terraferma spietati come un caccia che si appresta a colpire. Non sono solo loro i nuovi “dominatori dell’aria” che popolano il cielo della capitale. Anche la nera guarnigione delle cornacchie è sempre più presente, furba e violenta quasi quanto quella dei gabbiani. Basta poi fare quattro passi in una delle tante ville cittadine per udire uno strano cinguettio, quello dei pappagallini verdi, che oramai sono molto più di una presenza folcloristica. Lo scenario nel cielo sta cambiando, e noi qui a terra spesso non siamo in grado di farci nemmeno caso, ma questo cambiamento preoccupa gli etologi.
Il guano che ha costretto la polizia municipale a chiudere ben due volte il lungotevere a gennaio è solo un aspetto, quello più fetido, di un cielo in piena mutazione, con protagonisti nuovi e dinamiche non del tutto prevedibili.
OMG UN GABBIANO!1 ACCORRUOMO FERMATE IL DEGRADO
OMG UN GABBIANO!1 ACCORRUOMO FERMATE IL DEGRADO

Frequentando il Bioparco mi capitò di preoccuparmi per il destino di quei tanti pulcini di pavone che in primavera e estate scorrazzano liberi per i vialetti in mezzo agli animali di ogni parte del mondo. Mi chiesi, e chiesi quindi a una guardiana, se non fosse pericoloso per i piccoli pavoncini girare per il parco con tutti i gatti randagi che ci sono.
“I gatti?”, mi rispose lei, “I pavoni dovrebbero preoccuparsi dei gabbiani e delle cornacchie. E probabilmente dovrebbero preoccuparsene anche i gatti…”
Chissà se pian piano chi vede gabbiani e cornacchie posarsi su scivoli e altalene, come capita spesso al Bioparco, non si ritroverà a pensare alla visione apocalittica di Sir Alfred Hitchcock. Quello che possiamo consigliargli è di tenere sotto controllo il proprio panino.

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