French Connection: storie di mafia tra Europa e Sudamerica nella seconda metà del ‘900

di Francesco Guerra

Pubblicato il 2020-01-02

La mafia corso-marsigliese, la French Connection e la storia di Auguste Joseph Ricord, una di quelle figure del narcotraffico internazionale, che, guizzando qua e là in tempi e contesti assai diversi fra loro, sembrano realmente uscite dalla penna di uno scrittore amante di cospirazioni

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La mafia corsa, i cui clan principali sono il Clan della Brezza del Mare, Le Milieu e l’Union Corse, pur essendo nata in Corsica, tuttavia sviluppò sempre la gran parte dei propri traffici sulla costa francese meridionale, tra Marsiglia e la Costa Azzurra, e nella regione della Provenza; mentre, sul piano internazionale, i suoi affari saranno realmente all’insegna della globalizzazione, abbracciando l’Africa, le Antille, l’America del Nord (in particolare gli Stati Uniti) e, da ultimo ma non per ultimo, l’America del Sud (principalmente Messico, Venezuela, Bolivia, Argentina, Brasile e Paraguay). Come osservò il giornalista inglese Ian Fleming, questi emergenti gruppi criminali, che operavano soprattutto tra la Corsica e Marsiglia portarono una nuova lingua alla criminalità organizzata internazionale, facendosi conoscere soltanto attraverso la parola ‘milieu’. Più complicato, appare seguire l’analisi di Fleming per quanto concerne le protezioni politiche di cui i membri della Union Corse poterono beneficiare nel corso del tempo. Il giornalista britannico riconnette tali protezioni alle precipue situazioni venutesi a creare sul suolo francese nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Storie di mafia tra Europa e Sudamerica nella seconda metà del ‘900

La tesi che egli espone, del tutto condivisibile per la parte alla quale Fleming si riferisce, è che «l’immensa influenza politica della Union Corse in Francia deriva dal lavoro dei corsi a favore delle forze clandestine francesi durante la seconda guerra mondiale – i collaboratori tedeschi a Marsiglia furono eliminati regolarmente ed efficientemente – e per il governo francese negli anni del dopoguerra». Essendo un articolo uscito su Time nel 1972, e dunque non su una rivista scientifica provvista di un apparato di note, non è possibile risalire alle fonti di Fleming, fatto sta che non tutti gli esponenti della mafia corso-marsigliese si schierarono al fianco del proprio Paese contro l’invasore tedesco. Ad esempio, non mostrarono propriamente spirito patriottico due mafiosi del calibro di Paul Bonnaventure Carbone e Auguste Joseph Ricord, gangster di primo piano all’interno del milieu corso-marsigliese. Il primo si era alleato coi nazisti, affinché questi non disturbassero i suoi traffici, mentre Ricord, vera pietra angolare del traffico internazionale di stupefacenti, faceva parte della divisione francese della Gestapo di stanza in Rue Lauriston e posta agli ordini di Henri Lafont, e successivamente, forse anche beneficiando dei molti appoggi politici che aveva in Francia e della rete internazionale di aiuto ai nazisti in fuga, lo ritroveremo in Paraguay, intimo dei circoli più prossimi al dittatore Alfredo Stroessner. Ritorneremo fra poco sulla intrigante e misteriosa figura di Auguste Ricord.

lucien sarti
Lucien Sarti

Di particolare importanza, per quanto concerne la parabola storica della mafia corso-marsigliese, fu la cosiddetta French Connection, a partire dalla fine degli anni ’40 – Fleming, pur non parlando esplicitamente di French Connection, data giustamente la mondializzazione del commercio di sostanze stupefacenti da parte dei clan corso-marsigliesi a partire dal 1948 -, ma il cui momento topico può collocarsi tra la seconda metà degli anni ’60 e i primi anni ’70. Si trattò del primo grande traffico di sostanze stupefacenti, che coinvolgeva quasi il mondo intero, dalla Turchia all’Europa e di qui agli Stati Uniti. La morfina partiva dalla Turchia e aveva come destinazione finale la Francia, tuttavia, una parte di questa era trasformata in eroina anche in Italia attraverso la disponibilità di taluni dipendenti di grandi aziende farmaceutiche (quali la Schiapparelli di Torino, il cui direttore, il «professor Migliardi, era riuscito a deviare dalla produzione ufficiale al mercato clandestino 250 chilogrammi di eroina»). Sul territorio francese la morfina veniva lavorata da chimici, francesi, altamente specializzati, primo fra tutti Joseph Cesari non a caso soprannominato “il Chimico”, fino ad ottenere ingenti quantitativi di eroina purissima (fino al 98%). Tali quantitativi, a questa data, ossia tra seconda metà degli anni ’60 e primi anni ’70, partivano alla volta degli Stati Uniti o del Canada per essere rivenduti là dalle varie organizzazioni mafiose, soprattutto famiglie di origine italiana. Erano, queste, quelle famiglie, che, secondo la ricostruzione offerta da Salvatore Lupo in Quando la mafia scoprì l’America, costituivano la cosiddetta ‘Terza mafia’ o mafia degli zips, veri e propri elementi di cerniera all’interno degli organigrammi mafiosi d’Oltreoceano, che, di fatto, fungevano da coordinatori internazionali del traffico di stupefacenti.

L’esiguo spazio in questa sede concessomi non permette, purtroppo, di approfondire ogni finestra che si apre nel corso della narrazione, e, per altro verso, non si può parlare di transiti criminali tra l’Europa e le Americhe senza prendere le mosse da quella prima ed enorme connessione criminale, che fu la French Connection. Nel mentre che l’Europa si stava dirigendo verso la più grande carneficina della propria storia, la Seconda Guerra Mondiale e la successiva scoperta dei crimini perpetrati dai nazisti, il più significativo ambiente criminale corso-marsigliese dell’epoca – come già rilevato, anche grazie all’aiuto indiretto degli stessi nazisti quale è il caso di Auguste Joseph Ricord, con Lucien Sarti, senza dubbio il più intelligente e spregiudicato criminale francese dell’epoca – avviava il primo traffico mondiale di sostanze stupefacenti, chiudendo, come mai era accaduto prima di allora, le due sponde dell’Atlantico all’interno di un unico immenso mercato della droga. Tale ambiente mafioso corso-marsigliese non era in alcun modo basato su una gestione del potere di tipo piramidale (sarà questo il caso di Cosa Nostra, sebbene solo a partire da una certa data), bensì su una moltitudine di reti e gruppi criminali di origine corsa. Gruppi, i quali, tuttavia, mantenevano un piede sull’isola natia e l’altro sul continente, in particolare a Marsiglia e a Nizza, ma anche, pur in misura minore, a Bordeaux e a Le Havre. Era questo un tratto tipico di questi clan, invero assai facile da spiegare. La particolare collocazione della Corsica permetteva di mantenere un avamposto del tutto strategico nel cuore del Mediterraneo, mentre, per la gestione del traffico di eroina, erano necessari altri tipi di avamposto, quali città portuali, o comunque di mare, come Marsiglia, Nizza, Le Havre e Bordeaux, la quale, posta in prossimità del fiume Garonne, per il suo tramite si collega al Golfo di Biscaglia e di qui all’Oceano Atlantico. I principali esponenti di questa consolidata e ramificata rete criminale erano, in particolare, i già citati Ricord, Sarti e “il Chimico” Cesari, cui si aggiungevano Antoine Guérini, Marcel Francisci e Paul Mondoloni.

Auguste Joseph Ricord

Auguste Joseph Ricord: quasi un Tommaso Buscetta corso

Auguste Joseph Ricord rappresenta una di quelle figure del narcotraffico internazionale, che, guizzando qua e là in tempi e contesti assai diversi fra loro, sembrano realmente uscite dalla penna di uno scrittore amante di cospirazioni e trame internazionali. Le scarne informazioni, che possiamo reperire sul suo passato, provengono principalmente da articoli di giornale risalenti ai primi anni ’70, da alcuni spunti presenti in un recente libro di Leandro Demori, Cosa Nostra no Brasil, dalle voci francese e inglese di Wikipedia a lui dedicata e da altri sommari documenti sparsi, presenti in rete, non sempre peraltro corredati da fonti. Pertanto, si cercherà, con i pochi materiali a nostra disposizione, di tratteggiare un profilo, ancorché parziale, di Ricord al fine di rendere visibile la sua lunga parabola criminale come punto di riferimento per il traffico di sostanze stupefacenti tra l’Europa e le Americhe, da nord a sud, per circa un trentennio (dalla fine degli anni ’40 del secolo scorso ai primi anni ’70, quando fu arrestato ed estradato, non senza difficoltà, negli Stati Uniti). Personaggio sotto certi aspetti simile a Tommaso Buscetta, anche Ricord negherà per tutta la vita, pure con i suoi più intimi amici, di avere mai commerciato in sostanze stupefacenti. Pur dandogli il beneficio del dubbio, resta il fatto che tanto i movimenti di Buscetta quanto quelli di Ricord, pendoli che oscillano tra l’Europa e le Americhe, risulterebbero quasi del tutto incomprensibili se non li ricollocassimo entro la dimensione del traffico internazionale di droga; soggetti, entrambi, le cui vite somigliano tanto a quelle di commessi viaggiatori di lusso dediti a creare connessioni criminali tra le due sponde dell’Atlantico.

Sia come sia, dagli anni ’40 e dalla collaborazione con la Gestapo ritroviamo Ricord a Buenos Aires, dove nel frattempo aveva riparato, diventando cittadino argentino e dove, il 19 aprile del 1968, viene arrestato, ma subito rilasciato per mancanza di prove, insieme ai compagni corsi Lucien Sarti e François Chiappe con l’accusa di avere preso parte alla rapina presso la locale filiale della Banca Nazionale Argentina. All’inizio degli anni ’70 il nostro commesso viaggiatore spunta in Brasile, tra Rio de Janeiro e San Paolo, assieme ad altri francesi, tra i quali il solito Lucien Sarti e Christian David (altro personaggio dalla biografia “ingombrante” e la cui rete di contatti e relazioni col mondo politico francese mai fu del tutto acclarata), e all’immancabile Tommaso Buscetta, coinvolto in un gigantesco traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che dall’America Latina, in particolare da Argentina, Paraguay e Brasile, si irradiava, da un lato, verso gli Stati Uniti e il Canada, passando per il Messico, e dall’altro verso l’Europa. La droga partiva, per via aerea, da varie fazendas situate in diversi luoghi del Sudamerica e difficilmente identificabili dalle forze di polizia, per comodamente raggiungere le mete di destinazione. Tanto Buscetta quanto Ricord, i quali, bontà loro, sempre giurarono che non avevano mai toccato un grammo di droga, non sono mai riusciti a spiegare cosa esattamente facessero nelle Americhe, perché li troviamo spesso al centro di compravendite di fazendas in sperduti luoghi sudamericani, soprattutto Buscetta, e come potevano permettersi, quali gestori di pizzerie (Buscetta) o di locali notturni (Ricord), uno stile di vita tanto “dispendioso”.

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Del gruppo di francesi presenti nell’America del Sud Ricord fu tra i primi ad essere arrestato, nel ’72, a Asuncion, in Paraguay, dove aveva trovato coperture politiche ad altissimo livello tali da garantirgli una relativa stabilità di vita. Non a caso, l’arresto, fu un’operazione delle forze di polizia statunitensi, sebbene la questione non sia così semplice come potrebbe sembrare. A questo riguardo, Fleming ipotizzò che avessero agito anche pressioni politiche francesi al fine di non permettere l’estradizione di Ricord negli Stati Uniti. Il nodo sostanziale risiedeva, da ultimo, in quella perversa relazione, creatasi nel corso dell’occupazione tedesca della Francia e in seguito rafforzatasi, tra lo Stato francese, in particolare talune sue agenzie governative, e la Union Corse. Nonostante tale questione sia solo parzialmente riferibile a Ricord, come si è visto, pur tuttavia, questi, a guerra terminata, non era più il membro della Carlingue alle dipendenze della Gestapo, ma, più ancora, era trainato dalla forza dell’organizzazione, la Union Corse, che, già dagli anni ’40 del ’900, si era «infiltrata (…) tra la polizia, i militari, i servizi doganali e l’equivalente francese della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti, la SDECE (Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionage)». Per quanto concerne il 1972, in particolare, basterà riportare alcune sommarie “coincidenze”: nel 1972 Ricord viene arrestato con una operazione delle forze di polizia statunitensi in Paraguay; in questo stesso anno, il 27 aprile, Sarti resta ucciso in un conflitto a fuoco in Messico la cui dinamica, ad oggi, non fu chiarita, ma dove sembra assodato che forze di polizia statunitensi ed elementi della mafia si unirono per eliminare Sarti. Infine, il ’72, un vero e proprio spartiacque nella storia della criminalità internazionale novecentesca, è anche l’anno della condanna di Roger de Louette, un ex agente dello SDECE condannato a 5 anni di carcere negli Stati Uniti per avervi introdotto 12 milioni di dollari di eroina. Sono questi elementi, che fanno pensare a un disegno più ampio e profondo, nonché sostanzialmente riuscito, di eliminare i clan corso-marsigliesi e i loro infiltrati, tipo de Louette, dal proficuo mercato mondiale delle sostanze stupefacenti.

La fine del predominio della mafia corso-marsigliese

Tornando ad August Ricord, dopo dieci anni, nel 1983, fu liberato (non è dato sapere se e quanto tramite pressioni di natura politica) e ritornò in Paraguay. Qui morirà due anni dopo. Il Procuratore statunitense Whitney North Seymour, nel 1971, aveva definito Ricord – colui il quale, si ricorderà, in vita sua non aveva mai toccato neanche un grammo di droga – come «uno dei più importanti, se non il più importante, canale di approvvigionamento dell’eroina negli Stati Uniti degli ultimi anni». Si può pensare che, una volta tornato in Paraguay, Ricord continuasse in quella che da sempre costituiva la sua prima attività: il traffico internazionale, sebbene forse su scala minore rispetto al passato, di sostanze stupefacenti. D’altronde in tutto il Sudamerica non esisteva posto migliore, per Ricord, per mantenere intenso e redditizio il proprio volume di affari. Nei primi anni ’70 erano stati soprattutto Ricord, Sarti e David i principali artefici del traffico di stupefacenti che, dal Paraguay, si irradiava, oltre che negli altri Paesi dell’America Latina, su su fino agli Stati Uniti, mentre l’altra direttrice conduceva in Europa.
Allo stesso modo, come ci informa Riordan Riott in un suo articolo del 1989, apparso su Foreign Affairs, dal titolo Paraguay after Stroessner, «nei primi anni ’80 il Paraguay divenne un importante punto di transito per la cocaina boliviana diretta in Europa e negli Stati Uniti» e contrabbandieri paraguaiani furono arrestati e trovati in possesso di «prodotti chimici necessari alla raffinazione della cocaina».

Di fatto, si può, a ragione, sostenere la tesi che, anche nei primi anni ’80, gli ultimi della movimentata vita di Auguste Ricord, il Paraguay ancora si presentava come un Paese a lui particolarmente congeniale, con funzionari di partito e militari ampiamente coinvolti nel fiorente traffico di stupefacenti, che rappresentava una delle fonti più lucrose di arricchimento personale illegale e con un dittatore, Alfredo Stroessner, che sembrava essere consapevole del fatto che la sua sopravvivenza al potere richiedesse simili e illegali profitti per i suoi sostenitori, assai prossimi, come detto, a Ricord. Alla data del ritorno di Ricord in Paraguay, nel 1983, tuttavia, molte cose erano cambiate. La mafia corso-marsigliese era tornata ad inabissarsi, ridotta allo stato di gregario all’interno di uno scenario mafioso, il quale, su scala mondiale, imponeva nuove figure, un nuovo vocabolario, fatto di stragi e di omicidi di esponenti delle forze dell’ordine, magistrati, semplici cittadini, ma soprattutto nuove forme di organizzazione, collegiali e piramidali al tempo stesso, le quali, in Cosa Nostra, tanto nella sua versione siciliana quanto in quella italo-americana, e nei cartelli colombiani di Medellín e Cali, avrebbero trovato, lungo più di un decennio, i loro migliori interpreti.

 

foto di copertina da qui

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