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Le registrazioni dei fratelli Bianchi in carcere: “Vogliono accoltellarci, ci trattano da infami”
neXtQuotidiano 18/09/2021
Botte, minacce, insulti: la vita a Rebibbia dei fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, è piena di paura. Ma anche Mario Pincarelli non se la passa per niente bene
Non è quella che mostravano sui loro social la quotidianità del carcere per i fratelli Bianchi. Marco e Gabriele si trovano a Rebibbia, insieme a Mario Pincarelli. Con Francesco Belleggia che si trova agli arresti domiciliari, sono accusati dalla Procura di Velletri di omicidio volontario dopo la morte di Willy Monteiro Duarte, avvenuta tra il 5 e il 6 settembre del 2020 a Colleferro. Il ragazzo è morto per i loro calci e pugni. E ora le registrazioni dei colloqui dei Bianchi, ma anche di Pincarelli, dipingono la loro vita piena del timore per le intenzioni degli altri detenuti nei loro confronti. Ma anche del loro disprezzo.
Le registrazioni dei fratelli Bianchi in carcere: “Vogliono accoltellarci, ci trattano da infami”
Non deve essere facile per Marco, Gabriele e Mario pensare che rischiano l’ergastolo se già da ora c’è chi sputa nel loro piatto, chi li insulta, chi gli rivolge minacce. Clemente Pistilli su Repubblica Roma traccia un quadro molto chiaro delle condizioni dei fratelli Bianchi e di Pincarelli a Rebibbia riportando stralci dei colloqui di Marco e Gabriele con il fratello Alessandro e con la madre. Il 16 ottobre Marco, detto Maldito, racconta ad Alessandro che gli hanno sputato addosso, che lo chiamano infame. Che li minacciano di accoltellarli alla gola. Che, ancora gli sputano anche sulla pasta:
Alessandro: «Loro che ti portano roba da pranzo, da magnà?». Maldito: «La pasta». Il fratello: «Ma ti ci sputano dentro?». Marco: «Ma ci sputano si, eh». Il fratello: «E tu non te la magni, comprati sempre la roba, tutti i giorni, comprati tutto».
Gabriele alla madre racconta che sui social ricevono “milioni di messaggi” di insulti. Ma anche Mario Pincarelli descrive una situazione tutt’altro che rosea. Provatissimo, piangendo scrive Pistilli, spiega al padre che ormai non gli importa neanche se gli altri detenuti lo picchiano. Spiega che ai fratelli Bianchi è già successo, a uno dei due hanno rotto una caviglia. E parlando dell’ipotesi di un suicidio racconta che gli hanno gridato di impiccarsi:
Al padre però poi assicura: «Prima cosa Gesù Cristo se ti ammazzi da solo non ti perdona, seconda cosa tengo la famiglia mia che sta di fuori, spero che me danno meno possibile, quando ariscio (riesco), se vado alla comunità…».
Il processo è iniziato lo scorso 10 giugno. Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia in carcere rischiano di passarci gran parte della vita che gli rimane.