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“La mia laurea indossando tacchi rossi per sconfiggere l’ignoranza”, il messaggio del neo-laureato Francesco D’Angelis

Enzo Boldi 28/04/2022

Il giovane attivista LGBTQI+ ha discusso la sua tesi all’Università di Cassino per far sconfiggere quegli odiosi pregiudizi

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Un 110 e lode in “Scienze Sociali”, con una tesi dall’emblematico titolo: “Corpo e diritti delle donne: l’autodeterminazione femminile”. Francesco D’Angelis si è laureato lo scorso 21 aprile all’Università degli Studi di Cassino, presentandosi davanti alla Commissione indossando una giacca rosa e delle scarpe rosse con il tacco 14. Un gesto simbolico per lanciare un chiaro messaggio a tutti e per lottare attivamente contro i pregiudizi tipici di atavici pensieri omofobi figli di retaggi culturali che devono necessariamente essere scardinati.

Francesco D’Angelis, lo studente che si laurea con i tacchi rossi

Scarpe rosse, simbolo delle campagne contro la violenza sulle donne. Perché quello era il tema della sua tesi presentata davanti alla Commissione. Ma non c’è solo questo, perché la scelta di indossare quelle calzature ha un valore universale che racchiude tutte quelle battaglie contro ogni discriminazione basate sulle scelte sessuali dei singoli cittadini del mondo:

“Ho deciso di laurearmi con i tacchi rossi, simbolo della violenza sulle donne e della comunità LGBTQI+, per dimostrare a chi ha affossato il DDL Zan che quell’applauso non ci avrebbe cancellati. Saremo noi, invece, a superare loro sui nostri splendidi tacchi”.

Scarpe rosse e tacco 14. Simboli di una battaglia sempre attuale e che rimarrà tale fino a quando non saranno sconfitti quei pregiudizi omofobi. Francesco D’Angelis ha citato anche il ddl Zan (che ieri, mercoledì 27 aprile, è riapprodato nelle Commissioni parlamentari per riprender il proprio iter dopo la tagliola dello scorso autunno al Senato). Ma il suo messaggio va oltre a quella legge. Il neo-laureato di Formia, infatti, ha spiegato a Fanpage, come questi messaggi devono essere lanciati a prescindere dall’approvazione di una legge, perché la vita reale è fatta di quotidianità e di quel che accade nel mondo.

“Volevo lanciare questo tipo di messaggio a chi quel giorno in Senato gaudiva dell’affossamento del ddl.  Non vuol dire cancellarci, non vuol dire farci smettere di esistere: noi esistiamo, continueremo ad esistere e, anzi, saremo veramente noi a superare loro su questi splendidi tacchi rossi”.

Un appello all’inclusività e a quei comportamenti corretti e rispettosi che dovrebbero essere pane quotidiano dell’essere umano. A prescindere da una legge. A prescindere dalle decisioni di un Parlamento. Per questo motivo quelle scarpe rosse con tacco 14 indossate in quello che – almeno per il momento – è stato il giorno più importante della sua vita e per il suo futuro rappresentano una fotografia di come i pregiudizi omofobi debbano essere sconfitti per vivere in un mondo basato sul rispetto reciproco e sul rispetto delle scelte di ciascun cittadino.

(foto da Facebook)

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