Opinioni
Francesca Chaouqui a Ballarò non piace al PD
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-12-01
La trasmissione di Raitre “Ballarò”, condotta da Massimo Giannini, stasera ha in programma uno spazio per un’intervista a Francesca Chaouqui, a processo in Vaticano per Vatileaks 2 e sotto indagine in Italia per alcune operazioni poco chiare. “È opportuno che la lobbista Francesca Chaouqui, coinvolta in indagini non soltanto in Vaticano ma anche della Procura […]
La trasmissione di Raitre “Ballarò”, condotta da Massimo Giannini, stasera ha in programma uno spazio per un’intervista a Francesca Chaouqui, a processo in Vaticano per Vatileaks 2 e sotto indagine in Italia per alcune operazioni poco chiare. “È opportuno che la lobbista Francesca Chaouqui, coinvolta in indagini non soltanto in Vaticano ma anche della Procura di Roma, venga intervistata in diretta e senza controparte, in prima serata in una rete del servizio pubblico come Raitre, nel pieno delle indagini, tuttora in corso? Quale è l’idea editoriale dietro ad un’operazione del genere della trasmissione Ballarò?”, ha domandato in una incredibile dichiarazione la responsabile Cultura della segreteria Pd Lorenza Bonaccorsi, parlamentare della commissione di Vigilanza Rai.
Le affermazioni della Bonaccorsi sono quantomeno pericolose. In primo luogo, dice che la Chaoqui verrà intervistata “senza controparte” dimenticando che il conduttore Giannini è pagato esattamente per svolgere il ruolo di controparte. In secondo luogo, chi sarebbe la controparte che dovrebbe venire a parlare del Vatileaks? Papa Francesco è già impegnato in serata, e purtroppo non potrà venire: chi bisognava chiamare secondo la Bonaccorsi? Terzo, le indagini per Vatileaks NON sono in corso, perché come è scritto su tutti i giornali e raccontato in tutti i radio e telegiornali il processo è iniziato. Vero è che la Chaouqui è indagata anche a Roma, ma a parte che le vicende di Terni non sembrano essere collegate al Vatileaks, questo, come la Bonaccorsi dovrebbe sapere, non lede in alcun modo il suo diritto a esprimersi. Anche perché, appunto, la Chaouqui è sotto processo presso uno stato estero che non riconosce molte delle norme democratiche che sono nel nostro ordinamento, e ancora sotto indagine in Italia: tecnicamente la procura potrebbe anche archiviare tutto con tante scuse nei suoi confronti. Anche Francesca Chaouqui ha risposto su Twitter alle dichiarazioni dell’onorevole:
Ciò nonostante, la surreale dichiarazione della Bonaccorsi continua: “Di fronte a una storia torbida costellata di presunti ricatti, veleni, documenti definiti riservati ma che finiscono puntualmente sui giornali, insulti e accuse viene da chiedersi quale sia l’idea di servizio pubblico che sta dietro la messa a disposizione di uno spazio come quello dell’approfondimento della prima serata di Raitre per un personaggio discusso, che ha tutto il diritto di difendersi ma nelle sedi giudiziarie. Sarebbe poco comprensibile se il servizio pubblico corresse il rischio di divenire la tribuna per veleni e accuse in diretta tv, che non avrebbero nulla a che fare con l’informazione”. La parlamentare forse nemmeno si rende conto che di fronte alle storie torbide, come dice lei, bisogna fare chiarezza e non censurare, come sembra pensare sia giusto lei. Fare chiarezza e trasparenza compete al giornalismo, anche perché – ad esempio – non abbiamo ancora sentito un commento da parte del governo Renzi sulla questione dei due giornalisti oggi sotto processo per aver fatto il proprio lavoro. Anche il Partito Democratico si è completamente disinteressato della questione, e tanti suoi esponenti di solito ciarlieri su tematiche di cui capiscono pochino sono insolitamente silenti quando succede qualcosa che ha a che fare con il Papa. Certo, la lezione di Marino se la ricordano tutti. Ma arrivare a pretendere la censura di una trasmissione del servizio pubblico è ben oltre i limiti della decenza. Oltre a farci capire che i principi del garantismo attualmente difettano proprio dove dovrebbero essere di casa: in Parlamento.
Edit: l’intervista alla Chaouqui non piace nemmeno a Stefano Pedica, il quale addirittura riesce a paragonare l’indagata (in Italia) e non ancora nemmeno rinviata a giudizio per reati non ancora precisati (tentata estorsione? Concussione? Le procure non sembrano essere d’accordo) a Totò Riina. Un paragone vergognoso:
“Se la guerra dell’audience, porta a ‘vendersi’ come esclusiva l’intervista a Francesca Chaouqui, coinvolta in indagini del Vaticano e della Procura di Roma, allora di questo passo dobbiamo aspettarci di vedere in prima serata sulla Rai anche Buzzi, Carminati e magari anche Riina via Skype dal carcere?”. E’ quanto afferma Stefano Pedica del Pd. “Un’intervista di questo genere, su una rete del servizio pubblico come Raitre, rappresenta la più bassa strategia che una trasmissione televisiva possa adoperare. Spero che il conduttore ci ripensi”, conclude.