Così Forza Nuova ha fatto causa a Facebook, ha perso e si è trovata a pagare 4500 euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-25

Roberto Fiore non la prende benissimo e va all’attacco di magistrati e procura. Ma la giudice liquida le spese di lite

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Forza Nuova non ha preso benissimo la sentenza del Tribunale di Roma, sezione per i diritti della persona e immigrazione, che ha ieri respinto il ricorso dell’organizzazione di estrema destra contro la rimozione da parte di Facebook delle sue pagine: “Noi ci affidiamo alla Giustizia e non alla magistratura che in Italia ha spesso servito gli interessi di una parte. Il sistema vuole la morte di Forza Nuova perché l’unica vera opposizione, che non accetta di sottostare a un regime moribondo che affonda nell’odio e nei fake. Mi spiace dar loro una brutta notizia: noi non cederemo” commenta il leader di Forza Nuova Roberto Fiore. “Fra Forza Nuova e la Procura di Roma si è aperta una battaglia che vede uno scontro quotidiano fra magistrati di sinistra alleati ai media e Forza Nuova” sostiene Fiore.

Così Forza Nuova ha fatto causa a Facebook, ha perso e si è trovata a pagare 4500 euro

Ma la parte curiosa della vicenda è che il giudice Silvia Albano ha sentenziato che Forza Nuova dovrà pagare le spese di lite in favore di Facebook per 4500 euro più i rimborsi forfettari.

forza nuova facebook

La pagina di Forza Nuova era stata oscurata il 9 settembre 2019 assieme ad altri account legati a movimenti ed esponenti di destra perché, spiegava allora Facebook, “le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia”. Si legge nell’ordinanza che ha dato ragione al social: “La maggior parte del contenuto e il tono generale dell’opera del ricorrente (Forza Nuova, ndr), e dunque il suo scopo, hanno una marcata natura negazionista e contrastano quindi con i valori fondamentali della Convenzione, quali espressi nel suo Preambolo, ossia la giustizia e la pace. Rileva che il ricorrente tenta di fuorviare l’art. 10 della Convenzione dalla sua vocazione utilizzando il suo diritto alla libertà di espressione per fini contrari alla lettera ed allo spirito della Convenzione. I predetti fini, se fossero tollerati, contribuirebbero alla distruzione dei diritti e delle libertà garantiti dalla Convenzione”.

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