Fontana e il giallo delle firme per muovere i milioni della madre

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-02

Tutto è iniziato dal bonifico per il cognato e la fornitura di 75mila camici ad Aria: quel tentativo di trasferimento insospettì la Banca d’Italia.

article-post

Attilio Fontana nel avrà di spiegazioni da dare ai magistrati. Perché l’inchiesta sui 5 milioni e più conservati nelle casse di banche estere procede, e proprio due giorni fa la Procura di Milano, ha mandato una richiesta di rogatoria in Svizzera: il governatore della Lombardia è ora indagato per autoriciclaggio e false dichiarazioni nella volontary disclosure. Il tesoretto è emerso quando la trasmissione di Report ha mandato in onda un pezzo a firma di Giorgio Mottola sulla fornitura di 75mila camici alla società Aria (quella ora commissariata per i fallimenti nelle prenotazioni dei vaccini): il tentativo di uno spostamento di 250 mila euro verso la società del cognato che avevano insospettito la Banca d’Italia, tanto da bloccarlo. E da chiedersi poi: ma da dove arrivano tutti questi soldi?

L’inchiesta su Attilio Fontana e l’eredità milionaria della madre

Cinque milioni e trecentomila euro. Che lui fin da subito ha detto essere l’eredità della madre, tutto ciò che la famiglia gli avesse lasciato: un bel gruzzoletto, considerando che la mamma era una dentista. E poi: chi spostava quei soldi qui e là prima del decesso della donna avvenuto nel 2015? Ufficialmente la madre, ma qualche perizia sembra dire di no, che alcune di quelle sigle non siano vere. E allora? Scrive Il Fatto quotidiano:

Il governatore lombardo non ha mai avuto delega a operare sul conto aperto nel 2005 se non dopo la morte della madre. La signora Brunella morirà nel 2015, eppure nella dichiarazione dei redditi del 2014, Fontana, allora sindaco di Varese, dichiarerà di avere la delega per movimentare il denaro. Una seconda nuova bugia, per come è stato ricostruito dai magistrati, che si aggiunge alla prima nota e che gli è valsa l’accusa di falsa dichiarazione in voluntary. Reato a cui è collegato quello di autoriciclaggio. Fontana, è spiegato negli atti dell ’inchiesta, nella procedura di voluntary da un lato dichiara che tutto il denaro è frutto dell ’evasione della madre e dall ’altro utilizza questo denaro, anche provento di sua evasione secondo la Procura, per fare operazioni sul mercato finanziario, alcune ad alto rischio, reimpiegando così denaro di “provenienza illegale”. Nel febbraio 2016, otto mesi dopo la morte della madre, c’è una prima successione ereditaria di 1 milione tra beni immobili, azioni e quote societarie. Quattro mesi dopo, Fontana integra la sua dichiarazione di successione per altri 5,5 milioni. Si tratta del tesoretto estero.

 

E su questa cifra, così come sull’intera somma ‘regolarizzata’, che si focalizza l’attenzione di pm che hanno indagato Fontana per false dichiarazioni nella voluntary disclosure e autoriciclaggio. Due nuove ipotesi di reato che si aggiungono a quella scattata (lo scorso luglio) di frode in pubbliche forniture per la disponibilità data dall’azienda del cognato di fornire camici alla Regione Lombardia nel pieno dell’emergenza Covid. Il tentativo di bonifico da parte di Fontana partito da un conto svizzero Ubs – per quell’affare mai andato in porto – fa scattare l’allarme in Banca d’Italia per l’operazione sospetta e porta alla luce due conti che sarebbero riconducibili alla madre. Dalle indagini emerge che il governatore avrebbe avuto a disposizione un ‘tesoretto’ di 5,3 milioni di euro: il primo derivante da un conto aperto in Svizzera dalla madre nel 1997 (3 milioni frutto del lavoro come dentista), un secondo conto aperto nel 2005 (all’età di 82 anni) su cui vengono convogliati oltre 2 milioni di euro e la cui firma in calce per l’apertura del conto non sarebbe – secondo una consulenza grafologica – della madre del governatore lombardo. Proprio questa ultima fetta del denaro suscita maggiori perplessità da parte degli inquirenti – i pm di Milano Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli – che attraverso una rogatoria in Svizzera chiedono chiarimenti sull’origine di quel denaro accumulato dalla madre pensionata negli anni in cui l’avvocato Fontana si dà alla politica, prima come sindaco leghista a Induno Olona (1995), successivamente come consigliere regionale e presidente del consiglio regionale lombardo (tra il 2000 e il 2006), poi come sindaco di Varese per due mandati (2006-2016). Difficile prevedere i tempi di una eventuale risposta alla rogatoria inoltrata ieri dai pm milanesi, le richieste all’autorità elvetica riguardano infatti un vecchio conto. Ma risposte e documenti potrebbe arrivare dalla stessa difesa – i legali Jacopo Pensa e Federico Papa – che, nonostante non lo abbia fatto finora, si è dichiarata “disponibile a fornire ogni chiarimento”, sottolineando che non manca nessun documento ma si tratta solo di una diversa interpretazione degli atti da parte della procura. Lo stesso Fontana potrebbe farsi sentire presto dagli inquirenti.

Potrebbe interessarti anche