Il focolaio di Vicenza: la storia del manager della Laserjet di Pojana Maggiore

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-04

“Questo primo signore è stato in contatto con 37 persone, tra cui cinque bambini. Meglio non continui a leggere, se no m’incazzo davvero…”, ha detto Zaia. Il manager lavora per la Laserjet srl di Pojana Maggiore, sempre nel Vicentino. Ora è in rianimazione

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All’inizio del focolaio di Coronavirus SARS-COV-2 a Pojana Maggiore in Veneto si sapeva soltanto che era partito da un manager della Laserjet, azienda di carpenteria meccanica, ricoverato al San Bortolo di Vicenza e che si è sentito male dopo un viaggio all’estero e il rientro in azienda, quando è rimasto a contatto con colleghi e collaboratori oltre ad aver partecipato ad alcuni eventi pubblici.

La storia del manager che non voleva rimanere in ospedale e del focolaio di Pojana Maggiore

Poi pian piano sono usciti altri dettagli: l’uomo è rincasato in auto da un viaggio di lavoro in Bosnia con due colleghi e ha partecipato senza alcun timore ad appuntamenti professionali e incontri conviviali, fra cui uno con un centinaio di invitati. Ma di dettagli ne sono usciti altri durante la conferenza stampa di Luca Zaia in cui il presidente della Regione ha annunciato una nuova ordinanza restrittiva per inasprire le regole sulla prevenzione del contagio da COVID-19: tornato positivo, ha organizzato feste private, partecipato a funerali, negato di sottoporsi ad un tampone e poi negato un ricovero, continuando (da positivo) a svolgere vita lavorativa e sociale normale e mentendo su colleghi e compagni di viaggio. Ulteriori dettagli sono presenti nell’articolo di Enrico Fierro su Repubblica di oggi:

La storia inizia il 25 giugno, quando il manager rientra nella sua casa di Sossano, in  provincia di Vicenza, dopo un periodo trascorso in Serbia con due colleghi. Quel giorno inizia ad avere i primi sintomi ma fa finta di niente e continua con la vita di sempre. Tant’è che i giorni successivi, il 26 e il 27 giugno, intrattiene diversi contatti sia in ambito lavorativo che extra. Il 28 giugno le sue condizioni peggiorano e così si presenta in pronto soccorso a Noventa Vicentina: tampone positivo. Viene quindi trasferito a Vicenza, dove gli viene proposto il ricovero che però rifiuta. In una stanza d’ospedale ci finirà solo in un secondo momento, grazie all’insistenza delle autorità sanitarie e del sindaco di Sossano.

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La ricostruzione degli spostamenti del manager della Laserjet (Corriere della Sera, 4 luglio 2020)

Il manager lavora per la Laserjet srl di Pojana Maggiore, sempre nel Vicentino, azienda di carpenteria meccanica con 170 dipendenti. Secondo quanto ricostruito dall’ufficio sanitario regionale il gruppo in trasferta sarebbe entrato in contatto con un anziano del posto positivo al Covid. Fin da subito gli uffici sanitari si sono messi all’opera per ricostruire la lista dei contatti. Un lungo elenco di nomi a cavallo delle province di Padova, Verona e Vicenza. Con  e tre aziende sanitarie locali che si preparano al peggio, cioè ad una nuova escalation come quella di febbraio, marzo e aprile.

Quando il professionista si è rivolto all’ospedale di Vicenza la situazione è apparsa simile a quella dei malati più gravi durante i mesi dell’emergenza. È scattata quindi, a cura del Servizio di igiene pubblica, l’indagine sui contatti avuti e subito sono emersi tre casi positivi, almeno uno dei quali all’interno della Laserjet di Pojana Maggiore. In seguito alla prima tornata di controlli, sono state individuate altre trenta persone potenzialmente a rischio (gran parte delle quali dipendenti dell’industria di Pojana) e successivamente anche tutti gli altri.

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“Quel signore, dopo aver rifiutato il ricovero viene ricoverato l’1 luglio dopo tanta insistenza. Ora è in rianimazione. Ci ha dato una lista di contatti dal 23 al 30 giugno, vuol dire che anche con il tampone positivo è andato a fare contatti stretti”, ha detto Zaia ieri in diretta Facebook. “Gli investigatori sanitari hanno ricostruito la catena. Il 30 giugno è risultato positivo asintomatico un collega che era in auto con lui. L’1 luglio si è presentato un terzo compagno di viaggio, positivo. Il 3 luglio l’Usl di Verona segnala la positività di un quarto componente del gruppo. Infine, una donna che ha avuto contatti con il “paziente zero” del focolaio. “Questo primo signore è stato in contatto con 37 persone, tra cui cinque bambini. Meglio non continui a leggere, se no m’incazzo davvero…”, ha concluso Zaia.

RT Veneto in salita

L’improvvisa fiammata dei contagi Covid in Veneto, regione dove la battaglia sembrava vinta e che invece – ha informato Luca Zaia – ha visto risalire il rischio da ‘basso’ ad ‘elevato, con l’R con T salito da 0,43 a 1,63. Un’impennata dei casi – al momento sotto controllo – dovuta ad focolaio scoperto a Vicenza: un imprenditore rientrato da un viaggio in Bosnia, che dopo i sintomi aveva rifiutato anche il ricovero. Per questo il governatore ha annunciato che inasprirà le misure di prevenzione, chiedendo il ricovero coatto per chi rifiuta le cure. Finora la storia del Coronavirus alla Laserjet di Pojana Maggiore in provincia di Vicenza ha determinato 5 nuove positività e 89 isolamenti. “Se questo è il sistema di gestire la positività e la sintomatologia, dopo quattro mesi di coronavirus allargo le braccia – ha rilevato Zaia -. Così non ne veniamo fuori. Fosse per me, di fronte a certi comportamenti prevederei la carcerazione. È essenziale che a livello nazionale si prenda in mano il dossier, mettendo in fila le questioni con un Dpcm o con un provvedimento del ministro Speranza”. “La legge prevede una multa di 1000 euro in caso di fuga dall’isolamento sanitario: mi sembra ridicolo – ha sottolineato Zaia -. E ritengo che sia fondamentale il ricovero coatto, così come è necessario essere severissimi con gli isolamenti sanitari. Io ho dato disposizioni ai Sisp di tolleranza zero e, se ci sono elementi, di procedere alla denuncia. Non possiamo permetterci la diffusione del virus per l’irresponsabilità di qualcuno. Quello che è accaduto, è gravissimo”. “Di tutto questo ne parlerò – ha concluso Zaia – con Bonaccini in conferenza dei servizi, perché siamo i primi a sperimentare una vicenda del genere, inquietante”.

luca zaia

A Zaia ieri ha risposto il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri: “La quarantena è già un metodo di trattamento obbligatorio e violarlo è già punito, ma si tratta di casi isolati”, ha detto ieri a Padova. “Un singolo atto – ha detto Sileri – non può essere paragonato a 56 milioni di italiani che stanno rispettando le regole. È atteso che qualcuno non rispetti le regole, l’importante è individuarlo e farlo stare a casa, per un soggetto non possiamo colpevolizzare tutti”. Sileri ha aggiunto che “togliersi la mascherina a più di un metro di distanza non è incoscienza, incoscienza è non seguire le regole e pensare che sia tutto passato. Io vedo pochissima incoscienza”.

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