Il focolaio nella RSA di San Salvatore Monferrato in Piemonte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-19

La Madonna del Pozzo ha 13 ospiti positivi, tre sono ricoverati a Casale Monferrato

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“La situazione è in evoluzione e, rispetto a ieri, si starebbe aggravando”. Lo afferma all’ANSA Enrico Beccaria, sindaco di San Salvatore Monferrato, circa 4.300 abitanti in provincia di Alessandria. Il primo cittadino si dice “preoccupato” per il nuovo focolaio da Coronavirus nella Rsa Madonna del Pozzo. “Stiamo attendendo l’esito dei tamponi a cui sono stati sottoposti gli operatori socio sanitari”, afferma precisando che la struttura “non è comunale, ma fa riferimento alla Opera Diocesana Assistenza”. I casi di positività al virus sarebbero tredici, tre in più rispetto a quelli segnalati ieri. Per tre di questi si sarebbe reso necessario il ricovero in ospedale a Casale Monferrato (Alessandria). “La struttura si era preservata – ricorda il sindaco Beccaria – chiudendo alle visite lo scorso 23 febbraio. Non so che cosa possa essere accaduto. Voglio solo sperare che il contagio non interessi la popolazione, sarebbe un disastro…”.

Il focolaio nella RSA di San Salvatore Monferrato in provincia di Alessandria

L’edizione di Alessandria de La Stampa ha scritto che la notizia del focolaio è stata diffusa dal sindaco Enrico Beccaria, che ha chiesto ai concittadini di «non abbassare la guardia e quindi di continuare a rispettare le misure di sicurezza, perché il pericolo è ancora incombente per tutti».

Su 60 ospiti della struttura dell’Oda (Opera diocesana di assistenza) diretta da Massimiliano Vacchina, fra gli 11 ospiti che sono risultati positivi ai tamponi solo tre avevano sintomi piuttosto gravi e l’altra notte sono stati trasferiti all’ospedale di Casale , prima al Dea poi nel reparto di Malattie infettive, che dall’Asl era stato individuato fino a fine anno come unica struttura in provincia per accogliere malati di questo tipo. Gli altri otto ospiti risultati positivi, ma praticamente senza sintomi, sono stati invece trasferiti in questi giorni alla clinica Salus di via Trotti ad Alessandria per salvaguardare gli ospiti negativi.

Una decisione assunta dalla direzione dell’Oda, perché il personale che dovesse passare da zone di contagiati Covid ad altre con ospiti negativi dovrebbe indossare camici differenti, cambiandosi completamente. Questo creerebbe problemi di organizzazione, anche alla luce del fatto che due Oss sono a casa in quanto contagiate e altre sono sotto osservazione.

san salvatore monferrato

Il focolaio si è manifestato nella Rsa di San Salvatore solo qualche giorno fa. Un ospite era stato portato all’ospedale di Alessandria per visite ed esami. Tornato alla struttura, nei primi giorni di giugno gli era stato effettuato il tampone, risultato negativo. Ma dopo qualche giorno, e in presenza di sintomi di contagio, gli era stato rifatto il tampone, con risultato positivo. Ricoverato all’ospedale di Alessandria, era mancato nel giro di poche ore. Così il contagio ha cominciato a fare il suo corso. «Al 21 maggio – dice il dottor Roberto Stura – responsabile dei Distretti Asl di Valenza e Alessandria – i tamponi eseguiti sui 60 ospiti erano stati tutti negativi».

L’altro pomeriggio è intervenuto nella struttura il dottor Luigi Fruttaldo, ex primario di Malattie Infettive dell’ospedale Santo Spirito, che è stato nell’ultimo mese direttore sanitario della struttura Padre Pio di Casale (sempre dell’Oda), in un’opera di continuità assistenziale a una ventina di pazienti, per lo più non autosufficienti, guariti dal coronavirus ma con tampone ancora positivo. Quindi impossibilitati a tornare a casa propria per la quarantena da effettuare in luogo protetto.

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