Se Fitch dice che con il no al referendum il rating dell'Italia è a rischio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-13

«Se ci fosse un voto ‘no’, lo vedremmo come uno shock negativo per l’economia e il merito di credito italiano», fa sapere l’agenzia di rating. Una dichiarazione che può trasformarsi in un boomerang per i fautori del sì. Come quella dell’ambasciata americana

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Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario che si possano ripercuotere sull’economia reale o sul debito pubblico, potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell’Italia. Lo ha affermato il responsabile rating sovrani per Europa Medio Oriente di Fitch, Edward Parker, a una conferenza a Londra. “Se ci fosse un voto ‘no’, lo vedremmo come uno shock negativo per l’economia e il merito di credito italiano”, ha dichiarato, come si legge sul sito online di Reuters e su quello dell’ANSA.
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Se Fitch dice che il no a referendum il rating è a rischio

L’uscita fa il paio con quella dell’ambasciatore statunitense a Roma, John Phillips, durante un convegno sugli effetti della Brexit sulle relazioni transatlantiche: «la vittoria del no sarebbe un passo indietro per attrarre investimenti stranieri in Italia.  Il diplomatico considera invece il referendum una opportunità per offrire “la garanzia di stabilità a livello di governo” proprio per attrarre investimenti dall’estero. “Sessantatré governi in 63 anni non danno garanzie. Il referendum offre una speranza di stabilità di governo”, ha insistito Phillips. E c’è da segnalare che la stessa Fitch era stata meno apocalittica sull’esito del referendum qualche mese fa. Una posizione quantomeno curiosa, visto che la Spagna cresce economicamente da tempo ormai eppure è addirittura senza un governo: a dimostrazione del fatto che non per forza l’instabilità politica implica quella economica. Ma qui il punto è il pulpito da cui viene la predica: a parte che il divorzio tra mercato e agenzie di rating è stato celebrato ormai anni fa, un’uscita del genere dimostra, al netto delle indagini sciocche, che Fitch e compagnia non hanno imparato nulla dalla crisi del debito sovrano del 2011. In più, è inutile far notare che “indicazioni” del genere sono controproducenti: possono avere influenza “positiva” soltanto su chi è già bell’e convinto di votare sì al referendum, mentre il resto del pianeta (e dell’Italia) ormai guarda con sospetto alle agenzie dopo anni di complotti veri o presunti. E un’indicazione del genere avrà l’effetto di convincere ancora più persone a votare no. Ovvero, l’esatto contrario di quanto auspicato da Fitch. Bel colpo.
 

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