«Cento euro in più ai professori in busta paga o mi dimetto»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-16

Lorenzo Fioramonti dice al Corriere che se non arriveranno cento euro mensili in più in busta paga ai professori lascerà viale Trastevere e aggiunge che l’aumento non deve essere in alcun modo legato alla produttività o all’aumento delle ore di lavoro

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Lorenzo Fioramonti, ministro della Pubblica Istruzione che ha conseguito un piccolo record nella politica italiana arrivando a minacciare le dimissioni prima del giuramento, oggi a colloquio con Gianna Fregonara sul Corriere della Sera dice che se non arriveranno cento euro mensili in più in busta paga ai professori lascerà viale Trastevere e aggiunge che l’aumento non deve essere in alcun modo legato alla produttività o all’aumento delle ore di lavoro:

«Vorrei nella prossima legge di bilancio provare a mettere ordine alle emergenze. E necessario dare un riconoscimento agli insegnanti. Penso ad un aumento mensile a tre cifre, cento euro. Con questo investiremmo più della metà dei due miliardi. Il resto sarà per investimenti: da subito istituirò un ufficio al Miur per accompagnare le scuole e gli enti locali nel percorso per la ristrutturazione degli edifici scolastici».

Con stipendi differenziati, altri aumenti?
«La dedizione di un insegnante non si misura con le ore di lavoro. La scuola non è un ufficio postale e funziona grazie al lavoro anche volontario che fanno molti insegnanti per passione e perché sanno che la loro è una missione sociale. Non credo che un aumento di stipendio come premio funzioni».

Lei dice?
«E dimostrato da studi economici. Per esempio per i donatori di sangue: molti lo fanno perché ritengono che sia una funzione sociale. Quando si paga chi dona Il sangue, diminuisce il numero dei donatori. Per questo penso a riconoscimenti, premi, apprezzamenti da parte dei genitori, della comunità che riconosca il loro fondamentale ruolo. Lo stesso vale per i presidi: no ad atteggiamenti punitivi. Il governo precedente voleva che timbrassero il cartellino, noi aboliremo questa norma».

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Farà partire i bandi dei concorsi promessi da Bussetti la scorsa primavera?
«Spero entro fine 2019».

Avremo i nuovi prof nel settembre 2021?
«Spero prima. Martedì incontrerò i sindacati: bisogna mettere mano al decreto “salva-precari”. I 55 mila posti dei concorsi saranno divisi a metà tra precari e neo laureati».

Quello straordinario per i precari sarà una sanatoria?
«Inserirò elementi di selettività, così come per i Pas (percorsi abilitanti speciali ndr). L’anzianità sarà valutata molto, ma ci deve essere una selettività appropriata».

Anche lei cambierà la maturità? II test Invalsi resta?
«Il test Invalsi è utile ma non deve essere requisito di ammissione alla maturità. L’anno scorso non era obbligatorio e l’hanno fatto praticamente tutti, credo che se fosse obbligatorio avremmo l’effetto di spaventare insegnanti e studenti».

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