Fino ad oggi Immuni in Veneto è stata inutile

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-14

In Veneto i cittadini che hanno deciso di utilizzare l’app Immuni hanno scoperto che fino ad ora le ASL non hanno inserito i codici delle persone contagiate

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Qualche giorno fa Luca Zaia spiegava: “L’app Immuni? Non l’ho scaricata, ma questa non è una indicazione, ogni cittadino fa come gli pare”. In Veneto però anche i cittadini che hanno deciso di utilizzare l’app hanno scoperto che fino ad ora le ASL non hanno inserito i codici delle persone contagiate

Fino ad oggi Immuni in Veneto è stata inutile

La notizia viene riportata dal Corriere del Veneto che racconta il caso di un cittadino di Padova e della sua curiosa interazione con l’azienda sanitaria. Per chi non lo sapesse chi risulta positivo al tampone, viene contattato dall’ufficio di igiene della Asl competente ed è chiamato fornire il codice di 16 cifre associato alla app. Quel codice viene inserito nel server, che, automaticamente, lo invia a tutti gli utenti di Immuni. Ma in Veneto invece non è possibile:

«Pronto? Vorrei comunicare il mio codice di Immuni». A parlare è un uomo del Padovano, che ha appena letto il risultato del proprio tampone: positivo a Covid-19. È in isolamento, ha già avvisato amici e colleghi di lavoro e ha deciso di chiamare l’Ulss per condividere i dati dell’app del ministero della Salute che ha tracciato via bluetooth tutti i suoi contatti nelle ultime settimane. Una miniera di informazioni, collegata a una sequenza alfanumerica di dieci caratteri, casuale e anonima, che permette di mandare un avviso istantaneo a chi ha passato del tempo con lui, agli amici con cui ha condiviso una cena prima del test, e anche a chi si è seduto vicino a lui sul bus. Non resta che inserire la sequenza nel database. Dall’altra parte della cornetta c’è l’ufficio Igiene di Padova: «Mi dispiace: non siamo in grado di inserire il suo codice nel database. L’app Immuni non è attiva al momento in Veneto»

luca zaia veneto

Il disservizio però, come ha scoperto il quotidiano non riguarda solo la zona di Padova, ma tutte le aziende sanitarie in Veneto. E non si tratta di un malfunzionamento: «non c’è una procedura per utilizzare il codice dell’app Immuni, perché al momento non è attiva in Veneto» ha spiegato un operatore al giornalista che ha chiamato in prima persona. Insomma fino ad ora i veneti che hanno scaricato Immuni non hanno potuto dare il loro contributo al contenimento dell’epidemia di Coronavirus. E mentre Zaia rassicurava  «Tutto quello che è previsto come incombenza da parte dell’ente pubblico per la gestione di Immuni noi, nel rispetto delle competenze, lo facciamo. Diamo corso a quello che è previsto per coloro che si scaricano Immuni, non è che restano isolati in Veneto, ci mancherebbe», la dottoressa Francesca Russo della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria della Regione Veneto spiega al Corriere che ancora non è attivo niente, anche se lo sarà a breve:

«Domattina (oggi, ndr) spedirò una lettera alle Ulss comunicando ciò che i Sisp (gli uffici Igiene, ndr) devono fare. Dalla prossima settimana la piattaforma sarà operativa. Ci sono state mesi fa interlocuzioni con il livello centrale. All’inizio si è parlato di una procedura sperimentale solo in alcune regioni, poi le cose sono andate per le lunghe un po’ ovunque. Ora, anche alla luce dell’aumentata partecipazione dei cittadini, il sistema è stato perfezionato. Quando si riceve una notifica sull’app Immuni di un possibile contatto con un positivo, si contatta il Sisp comunicando il proprio codice. Da quel momento in poi, il sistema sanitario regionale comincia una valutazione nello specifico accompagnando il soggetto nel consueto percorso di contact tracing».

E La CGIL attacca: che, in Veneto, Immuni si scarichi, ma poi non si riesca a fare effettivamente il tracciamento è”molto grave”. Anche perché l’app per il tracciamento del contagio da coronavirus “è stata scaricata da decine, anzi centinaia di migliaia di cittadini veneti, tra i più ligi a livello nazionale”. Persone “convinte di avere in questo modo una tutela in piè e di contribuire al contenimento del contagio”, mentre invece non era così, a causa “dell’inefficienza, per non dire lo scetticismo, di chi doveva provvedere a far funzionare il sistema di tracciamento”. Lo afferma il segretario regionale della Cgil del Veneto, Christian Ferrari, che interviene dopo il caso scoppiato nel padovano, dove alcuni cittadini hanno contattato la Ulss per comunicare la loro positività al coronavirus e il loro codice Immuni, sentendosi rispondere che la comunicazione era inutile perche’ al momento in Veneto non si riesce a inserire il codice associato al singolo telefono nel database e quindi a tracciare e avvisare i contatti. Fatto confermato dalla direttrice della direzione prevenzione della Regione, Francesca Russo, che al ‘Corriere del Veneto’ ha spiegato che le procedure di attivazione della piattaforma per la gestione di Immuni sono andate per le lunghe e che il servizio sara’ effettivamente attivo dalla prossima settimana. Il segretario della Cgil, a questo punto, punta il dito contro il presidente della Regione Luca Zaia, ricordando che “ci ha tenuto a far sapere di non aver scaricato Immuni“. La situazione, prosegue Ferrari, “è inaccettabile e va posto immediatamente rimedio. Anche perché con l’aumento dei positivi e la difficoltà sempre crescente a testare tutte le persone che ne avrebbero bisogno, l’app può dare un contributo fondamentale”

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