Quando si scuserà Filippo Nogarin per il pogrom a 5 Stelle contro Il Tirreno?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-10-14

A maggio il Tirreno pubblicava la notizia che Filippo Nogarin era sotto indagine per abuso d’ufficio, per tutta risposta Beppe Grillo scatenò le sue armate contro il quotidiano toscano invitando al boicottaggio contro la disinformazione di regime. Ieri Nogarin ha annunciato di aver appreso di essere indagato per abuso d’ufficio

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Ieri Filippo Nogarin ha annunciato di aver scoperto di essere indagato per abuso d’ufficio dalla Procura di Livorno nell’ambito delle indagini su Aamps, la municipalizzata che si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti. Nogarin nei mesi scorsi aveva ricevuto un avviso di garanzia per il reato di bancarotta fraudolenta ma non è stato invece raggiunto da un avviso di garanzia riguardante questa nuova ipotesi di reato. Questo perché non c’è obbligo per la Procura (se non in casi particolari) di inserire nel provvedimento di avviso di garanzia tutti i reati per cui una persona è sotto indagine.
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Filippo Nogarin indagato per falso in bilancio e la reazione isterica di Grillo

Alcuni ricorderanno però che a maggio scorso, dopo che venne fuori la notizia dell’avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta, Il Tirreno rivelò che il Sindaco di Livorno era sotto indagine anche per altre due ipotesi di reato: il falso in bilancio, che fa riferimento all’approvazione del bilancio 2014, che aveva ricevuto il parere negativo dei revisori e abuso d’ufficio per la revoca del consiglio di amministrazione presieduto da Aldo Iacomelli il 7 gennaio 2016. La notizia data dal quotidiano toscano venne smentita non solo da Nogarin ma anche dalla Procura di Livorno che dichiarò che a carico di Nogarin era in corso solo l’indagine per la quale gli era stato notificato l’avviso di garanzia. La rivelazione del Tirreno, che aveva ottenuto l’informazione da fonti giudicate attendibili, causò la reazione del MoVimento 5 Stelle che fece quadrato attorno al suo sindaco contro il quotidiano toscano. In un post sul blog Beppe Grillo se la prese con De Benedetti, proprietario del gruppo L’Espresso (che pubblica Il Tirreno) nonché “tessera numero 1 del PD” spiegando che era per questo motivo che l’Italia è al 77esimo posto della libertà di stampa (in realtà il motivo è proprio l’opposto):

Il Tirreno” è all’ultima spiaggia e pubblica falsità sul sindaco di Livorno del M5S Filippo Nogarin. Il giornale di Livorno del gruppo L’Espresso dell’ingegnere De Benedetti tessera numero 1 del Pd, non fa più giornalismo. Dopo una storia lunga e travagliata si è ridotto a gazzetta piddina, l’Unità in salsa toscana. Nonostante Nogarin abbia annunciato lui stesso l’avviso di garanzia a suo carico, hanno continuato ad alimentare il sospetto anche a costo di apparire ridicoli. Prima pubblicano una falsa notizia in cui si sostiene che il cda di Aamps voglia fare marcia indietro sul concordato e poi spacciano il grande scoop: Nogarin indagato per altri due reati sbattuto in prima pagina col titolone. Nell’articolo si sostiene che Nogarin sia indagato anche per abuso d’ufficio e falso in bilancio, dando via al carosello nazionale piddino. Peccato che Nogarin abbia chiesto l’accesso agli atti e dai documenti – che il sindaco ha pubblicato integralmente in nome della trasparenza – e dalla procura di Livorno si chiarisce che era tutto falso. Diffarmazione di regime.
Oggi, dopo lo sputtanamento generale, scrivono: “Il sindaco è sottoposto a indagine per altre due questioni legate a Aamps, scrive il Tirreno (parla di sé alla terza persona, come Scilipoti, ndr). E il sindaco va al contrattacco: ho ricevuto un solo avviso di garanzia. E, infatti, il Tirreno non ha parlato di altri avvisi di garanzia. Ma dell’indagine“. Il ridicolo ha una nuova frontiera. Il giornalismo del Tirreno è senza dignità. Non è più giornalismo. Non comprare il Tirreno: non finanziare la disinformazione di regime! #IoNonComproIlTirreno.
ps: altre testate, senza neanche verificare le fonti, hanno pubblicato la notizia come fosse vera. Per loro è in arrivo la richiesta di risarcimento danni

Beppe Grillo, come è costume abituale del Cinque Stelle, invitò a “non finanziare la disinformazione” boicottando Il Tirreno al grido dell’hashtag #IoNonComproIlTirreno che scatenò una serie di commenti sui pennivendoli servi di regime con paragoni tra Il Tirreno e la carta igienica e minacce su quello che certi giornalisti saranno costretti a fare “una volta che il MoVimento sarà al potere”. Anche Filippo Nogarin uso l’hashtag del pogrom grillino per complimentarsi con il Presidente dell’OdG Enzo Iacopino che in merito alla vicenda aveva parlato di “reato penale” e di grave violazione del codice deontologico da parte dei giornalisti che scrivono bufale, sul sindaco di Livorno e su altri.
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Ieri è emerso però che sulla storia dell’indagine per abuso d’ufficio il Tirreno aveva ricevuto e pubblicato informazioni veritiere, i giornalisti del quotidiano avevano evidentemente fatto i loro controllo e sapevano di potersi fidare della fonte che ha trasmesso loro l’informazione riguardante le indagini a carico di Nogarin. Vicenda che sta diventando sempre di più cartina di tornasole dell’adattamento del M5S alle vicende della politica. Il MoVimento che ha sempre predicato la necessità di dimissioni per quei politici raggiunti da avviso di garanzia si è accorto proprio con il caso di Nogarin e dell’assessore Lemmetti (anche lui raggiunto da avviso di garanzia) che un avviso di garanzia (o la notifica dell’esistenza di un procedimento di indagine) non sono – come è ovvio – una condanna: le indagini potrebbero del resto essere pure archiviate prima di arrivare a processo o l’imputato potrebbe essere assolto (come è successo a Marino nei giorni scorsi per la vicenda degli scontrini o a Cota per le mutande verdi). Nogarin però ieri non ha detto “tutta la verità” su Facebook e ha continuato a raccontare la storia che l’indagine a suo carico sarebbe partita proprio grazie alla sua decisione (“siamo stati noi a promuovere quest’indagine”). Il riferimento qui è al fatto che i Cinque Stelle hanno sempre sostenuto di aver portato i libri in Tribunale e di aver scoperchiato così il vaso di Pandora di AAMPS. Ma come spiegava all’epoca Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano: «Nogarin ha chiesto al tribunale civile il concordato preventivo, cioè una procedura che riduca le pretese dei creditori e consenta all’azienda di proseguire nel suo cammino facendo fronte, ma solo in parte, ai debiti. La procura della Repubblica si è mossa sul piano penale non tanto su impulso di Nogarin quanto per le risultanze della commissione d’indagine del consigli comunale, guidata da Andrea Raspanti, leader di Buongiorno Livorno, formazione di sinistra che nel 2014 è stata decisiva per far vincere Nogarin e mandare il Pd all’opposizione. Poi Buongiorno Livorno ha rotto con Nogarin che oggi si regge su un solo voto di maggioranza». Se la situazione giudiziaria di Nogarin è perfettamente spiegabile con la sua attività di amministratore perché in fondo sta solo cercando di risolvere gli errori dovuti alla cattiva gestione del passato non è invece giustificabile il continuo attacco del MoVimento agli organi di stampa in nome di un frainteso concetto di “libertà di stampa”. Non dobbiamo poi stupirci che, urlando “77esimo posto nella libertà di stampa” autonomamente molti attivisti pentastellati si lancino in fantasiosi e improbabili boicottaggi di trasmissioni televisive e dei loro sponsor come è successo per Acqua Lete, Vileda e Findus perché da Beppe Grillo e i suoi premi al “giornalista del mese” servo della casta a Davide Barillari che annuncia che “i giornalisti la pagheranno” il pogrom a Cinque Stelle contro i giornali che danno notizie sgradite fa parte del DNA del MoVimento. Ma come il Cinque Stelle ha saputo capire che l’avviso di garanzia a Nogarin non comportava la fine della sua esperienza di amministratore si spera che Beppe riesca a fare capire ai suoi che usare l’odio nei confronti dei giornali per fare campagna elettorale non paga, soprattutto quando i fatti confermano ciò i giornalisti “servi” scrivevano mesi fa.

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