La Regione Marche si era dimenticata di comunicare a Fabio Ridolfi che può fare ricorso al suicidio assistito

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-05-19

Il parere del Comitato Etico della Regione Marche sul caso di Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano rimasto immobilizzato 18 anni fa per una tetraparesi da rottura dell’arteria basilare che aveva chiesto di accedere al suicidio assistito, era pronto dallo scorso 8 aprile. Ma nessuno glielo aveva comunicato

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Fabio Ridolfi “rientra nei parametri stabiliti dalla Consulta nella sentenza Cappato-Dj Fabo per potere accedere all’aiuto medico alla morte”, secondo il Comitato Etico della Regione Marche: l’uomo aveva rivolto ieri tramite l’Associazione Luca Coscioni un appello affinché il suo caso venisse analizzato visto l’acutizzarsi delle sofferenze che la sua condizione gli impone, paralizzato da 18 anni per una patologia irreversibile. Il parere risale all’8 aprile, ma gli è stato recapitato solo dopo il clamore sollevato ieri e “nulla dice sulle modalità e sul farmaco da usare“, fa sapere l’associazione di Marco Cappato, che ha definito l’intera vicenda “kafkiana”.

La Regione Marche si era dimenticata di comunicare a Fabio Ridolfi che può fare ricorso al suicidio assistito

“È da notare come il suo appello sia stato accolto dal silenzio assoluto da parte dei capipartito e dei ‘protagonisti’ del dibattito parlamentare, attualmente impantanato al Senato. Eppure, l’utilità di una legge sarebbe proprio quella di stabilire tempi certi per dare risposte ai malati. Purtroppo il testo approvato alla Camera non fornisce alcuna garanzia nemmeno da questo punto di vista, e sarebbe dunque da discutere urgentemente e da integrare”. “L’appello di Fabio ha colto nel segno. È inaccettabile che lo Stato italiano, e nello specifico la Regione Marche, abbia tenuto nel cassetto per 40 giorni un documento di tale rilevanza ed urgenza” ha commentato Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Alc. Adesso la palla passa al sistema sanitario delle Marche, tenuto a definire le modalità con le quali il suicidio assistito dovrà avvenire.

L’appello tramite l’Associazione Luca Coscioni

Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro Urbino), è rimasto immobilizzato 18 anni fa per una tetraparesi da rottura dell’arteria basilare. “Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così, immobilizzato. E ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire”, aveva scritto attraverso un puntatore oculare in un video pubblicato sui social dall’Associazione Luca Coscioni. Attendeva dal 15 marzo una risposta, è arrivata soltanto oggi, con 40 giorni di ritardo: oltre un mese di sofferenza per un uomo che cercava soltanto di porre fine con dignità alla propria esistenza.

 

(immagine di copertina: screenshot video Associazione Luca Coscioni)

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