L’appello di Fabio Ridolfi, tetraplegico da 18 anni: “Gentile Stato italiano, aiutami a morire”

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-05-18

Fabio Ridolfi è totalmente paralizzato da 18 anni: riesce a muovere soltanto gli occhi, e grazie a un puntatore oculare ha rivolto un appello allo Stato: “Aiutami a morire”

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Mentre la Corte costituzionale boccia il referendum sul suicidio assistito, e il Senato si appresta a discutere (con i peggiori presagi) una legge che alla Camera ha visto l’approvazione lo scorso 11 marzo, in Italia le sofferenze di chi chiede di morire con dignità restano un problema quotidiano per moltissimi. L’ultimo in ordine di tempo è Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano (Pesaro Urbino), rimasto immobilizzato 18 anni per una tetraparesi da rottura dell’arteria basilare. “Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così, immobilizzato. E ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire”, è l’appello rivolto tramite l’associazione Luca Coscioni.

L’appello di Fabio Ridolfi, tetraplegico da 18 anni

Fabio comunica tramite un puntatore oculare, muovendo l’unica cosa del suo corpo che riesce, gli occhi. Si è rivolto all’associazione di Marco Cappato per fare domanda all’Asur Marche, sperando di seguire l’iter che ha portato a morire Fabio Antoniani e che secondo una sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul caso è stato giudicato legittimo. Dal 15 marzo, giorno in cui la relazione medica di Ridolfi ottenuta dopo tutte le visite mediche del caso è stata inviata al Comitato etico Regione Marche, “ancora non è arrivato nessun parere, né sulle sue condizioni né sulle modalità per poter procedere con suicidio medicalmente assistito”, comunica l’Associazione Luca Coscioni. Sono tre al momento gli italiani in attesa di esito per la domanda di suicidio assistito: Ridolfi non ha escluso di potersi recare in Svizzera per soddisfare la sua volontà.

Il supporto dell’Associazione Luca Coscioni

“Fabio chiede di porre fine alle sue sofferenze in modo indolore – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – con le modalità più veloci e rispettose della sua dignità. È un suo diritto, sulla base della sentenza della Corte costituzionale nel caso Cappato/Antoniani. Ancora una volta, come già successo con Mario e Antonio, il ritardo dell’Asur nel rispondere alla sua richiesta, in violazione degli obblighi di legge, comporta sofferenze che per Fabio sono da anni  insopportabili”.

 

(immagine di copertina: screenshot video Associazione Luca Coscioni)

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