Eunavfor Med: così la ministra della Difesa smaschera la propaganda di Salvini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-09

Elisabetta Trenta smentisce Salvini sulla nave Samuel Beckett: «L’Italia non pensi ai titoli sui giornali, quella missione è a guida italiana». E il comunicato della Difesa apre un caso nel governo

article-post

Eunavfor Med è una missione europea ai livelli Esteri e Difesa, non Interni. Quel che vanno cambiate sono le regole di ingaggio della missione e per farlo occorre farlo nelle sede competenti, non a Innsbruck“: con queste poche righe rilasciate ieri alle agenzie di stampa arriva il primo stop politico a Matteo Salvini dal governo Conte. A muoversi è la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e il suo obiettivo è proprio il ministro dell’Interno.

Eunavfor Med: la lite nel governo per la nave salvata

La causa scatenante è il pattugliatore militare irlandese Samuel Beckett, che ieri è entrato nel porto di Messina con 106 profughi a bordo trovati nelle acque della cosiddetta SAR libica e tratti in salvo il 5 luglio. Si tratta di 93 uomini, 11 minori e 2 donne incinte, prevalentemente di nazionalità sudanese. Tutti, secondo quanto riferito dal Giornale di Sicilia, avrebbero pagato circa 3000 dinari libici ai trafficanti, compresi i bambini. Le operazioni di primo soccorso e assistenza sono state coordinate dalla prefettura di Messina, garantite dal personale della Capitaneria di porto e dalle altre forze di polizia, nonché dal personale sanitario della Croce Rossa e associazioni di volontari.

samuel beckett nave marina militare

L’obiettivo della replica del ministero della Difesa è proprio Salvini, che aveva detto ieri di essere pronto a portare il tema delle navi militari al tavolo di Innsbruck dei ministri dell’Interno con Austria e Germania, dove però si parlerà di tutt’altro e comunque senza alcuna competenza riguardo la questione delle navi militari, che è appannaggio del ministero della Difesa. Di qui la risposta piccata della ministra Trenta che suona come un invito a Salvini a evitare invasioni di campo. L’azione, sottolineano le fonti della difesa, “deve essere coordinata a livello governativo, altrimenti l’Italia non ottiene nulla oltre a qualche titolo sui giornali, fermo restando che la guida italiana per noi è motivo di orgoglio“.

La nave militare Samuel Beckett

Per quanto riguarda la nave militare Samuel Beckett, sembra che il primo soccorso dell’imbarcazione libica sia avvenuto nella notte fra il 4 e il 5 luglio, poche ore dopo che il gommone di disperati in fuga dal conflitto sudanese – che ha fatto 100mila morti e messo in fuga due milioni di persone – era partito da Garabulli, uno dei principali centri libici della tratta di uomini. Il pattugliatore irlandese ha chiesto il permesso di sbarcare i migranti: il Viminale ha indicato Messina. Racconta oggi Repubblica che già l’anno scorso l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti aveva chiesto la modifica delle regole d’ingaggio delle missioni internazionali con l’apertura degli altri porti europei alle navi militari almeno in caso di “flussi massicci” ma l’unica parziale (e peraltro inattuata) modifica che riuscì ad ottenere fu che le navi della nuova operazione Themis sbarcassero i migranti non per forza in Italia ma nel porto più vicino al punto del soccorso, un accordo sempre contestato da Malta.

missione eunavformed
La missione Eunavformed (Il Mattino, 9 luglio 2018)

 

Ad alzare i muri furono proprio i Paesi del blocco di Visegrad ai quali ora Salvini strizza l’occhio e che, di certo, non gli faranno da spalla nella sua richiesta di rinegoziazione degli accordi vigenti ancora validi per le navi dell’operazione Sophia. Accordi che, di fatto, giovedì hanno subito risolto il braccio di ferro virtuale con Malta. Pur avendo coordinato il soccorso avvenuto nella sua zona Sar e pur essendo il porto sicuro più vicino, le autorità de La Valletta si sono guardate bene dall’aprire il loro porto alla nave militare e hanno girato la richiesta a Roma che si è vista costretta ad indicare il porto sicuro.

L’Operazione Sophia è strategica per la Libia

Prima dell’uscita del ministero della Difesa aveva parlato anche il responsabile delle infrastrutture (e dei porti) Danilo Toninelli su Twitter, allineandosi perfettamente – come è suo costume – a Matteo Salvini. Ma le ragioni dell’arrabbiatura di Trenta sono perfettamente comprensibili. Spiega infatti il Corriere della Sera che la missione internazionale Sophia, che ha al comando l’ammiraglio Enrico Credendino, è stata concordata tre anni fa in sede europea e aderiscono tutti gli stati dell’Unione tranne Danimarca e Slovacchia. Il comando consente di trattare in sede ONU su tutto quello che accade in quel tratto di mare e quindi di avere un potere superiore a quello degli altri stati nella zona.

danilo toninelli

Farla saltare, è il ragionamento, vorrebbe dire perdere il controllo di quello che succede in quel tratto di Mediterraneo. Commenta oggi Stefano Cappellini su Repubblica:

Ora Trenta dice che il re sovranista è nudo. E che le chiacchiere fin qui mulinate, a parte vellicare gli istinti xenofobi quando non apertamente razzisti di un pezzo di opinione pubblica, hanno prodotto meno che niente. Anzi, con queste premesse, potranno produrre solo ulteriori arretramenti, dato che la minaccia già brandita dall’Austria nei confronti dell’Italia è accettare i diktat o subire una dolorosissima (per l’economia, oltre che per l’ideale europeista) sospensione di Schengen.

Infine, un ultimo aspetto da sottolineare. Se questo Paese avesse un premier di fatto oltre che di nome, non dovrebbe essere un comunicato della Difesa a mettere nero su bianco che in Europa si va con una linea strategica e non con una sacca di “mi piace” rastrellati su Facebook.

Leggi sull’argomento: Ospitare un profugo, tutti i vip che hanno detto no

Potrebbe interessarti anche