Politica

«Non venderemo ATAC alle Ferrovie dello Stato»

neXtQuotidiano 02/11/2016

Il consigliere comunale grillino Enrico Stefàno dice no al commissariamento e all’alienazione dell’azienda dei trasporti romana

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Il consigliere comunale grillino Enrico Stefàno è uno dei più impegnati, già dalla scorsa consiliatura, sul tema dei trasporti a Roma. Presidente della Commissione Trasporti, lo abbiamo visto molto spesso in compagnia dell’assessora alla mobilità Linda Meleo e all’epoca del risiko della giunta era considerato in predicato di diventare lui assessore. Oggi Stefano rilascia un’intervista a Repubblica Roma in cui parla della guerra di ATAC scatenatasi tra amministrazione capitolina e politica romana dopo la proposta di acquisto da parte di Ferrovie dello Stato. Domani porterà in Assemblea una mozione: «Il governo non può bussare in Campidoglio e prendersi l’azienda dei trasporti». Nell’atto presentato da Pd e Fi in Senato si sottolinea che Atac rischia il default.

«Lo scrive chi ha acquistato un grattacielo inutile all’Eur per oltre 100 milioni. Lo scandalo della doppia bigliettazione, Parentopoli, i 70 milioni bruciati in derivati. Chiede il commissariamento di Atac chi l’ha distrutta. Possiamo fare bene: l’azienda non si è mai trovata così in basso».
Si può risalire?
«Corsie preferenziali, reinternalizzazione delle attività date in appalto, ristrutturazione aziendale e del personale: gli amministrativi possono fare i capotreno. Corsi, affiancamento. I pochi bus a disposizione mascherano l’emergenza operativa. Ma rimettendo in strada i mezzi previsti dal contratto, staremmo stretti con il personale. Vanno valorizzati tutti i 12mila dipendenti».
Oppure cedere. Il corteggiamento di Fs è palese. Può diventare un partner di Atac?
«No. L’idea è di non aprire all’esterno, anche per correttezza. Nel 2019 il servizio di trasporto urbano sarà messo a bando, e trattare con Fs ora significherebbe dare informazioni preziose a un potenziale concorrente».

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I conti di ATAC (Il Messaggero, 26 ottobre 2016)

Un competitor che potrebbe entrare nel trasporto pubblico capitolino attraverso la Roma-Lido, Termini-Giardinetti, Roma-Viterbo concesse dalla Regione ad Atac.
«Non spetta a noi decidere. La Regione può fare quel che vuole. Ma il passaggio a Fs delle 3 linee avrebbe un chiaro risvolto politico: una mossa studiata per dare un colpo ad Atac, che perderebbe ricavi. Ma non è detto che la Pisana abbia il coltello dalla parte del manico. I treni della Roma-Lido, ad esempio, sono di Atac».
Spetta invece al Comune decidere sul futuro del trasporto pubblico. Quali le priorità?
«Lavoriamo per migliorare il parco vetture. I primi 25 bus dei 150 in leasing arriveranno in settimana. Presto bandiremo due nuove gare. Tra un anno contiamo di avere 100 vetture in più con i 40 milioni in arrivo dalla Regione e 20 con fondi giubilari. Col rilancio della manutenzione potremo rimettere in sesto 150 bus. Le nuove preferenziali faranno risparmiare tempo e corse».
I senatori pro-commissariamento direbbero che sono palliativi. Che la vera malattia di Atac è il ritorno della dirigenza dell’era Alemanno. Le prime scelte del nuovo amministratore unico hanno fatto storcere il naso ai sindacati. E non c’è ancora un dg.
«La prima macrostruttura di Fantasia ha scatenato polemiche, lo riconosco. Ma è meglio valutare i dirigenti con cui si lavorerà e poi allontanarli se necessario. Non licenziare, come ha fatto l’ex dg Rettighieri: l’azienda rischia di dover risarcire 5 dirigenti. Il dg? Non è detto che serva».

Leggi sull’argomento: La guerra di ATAC

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