Renzi vota con Salvini e Meloni e “mette sotto” il governo al Senato: pizzino per il Quirinale?

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-11-19

Due emendamenti al “Decreto Capienze” hanno ottenuto la maggioranza in Senato nonostante le indicazioni del governo di votare contro: Italia Viva, Forza Italia e Lega si sono allineati a Fratelli d’Italia rischiando di dare il via a una crisi parlamentare

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Più si avvicina il momento in cui è maggiormente richiesto alle forze politiche di convergere e trovare un accordo, l’elezione del Presidente della Repubblica, più la maggioranza sembra sfilacciarsi. Una partita a scacchi per provare in extremis a ridisegnare gli equilibri in vista della scelta del nome da piazzare al Quirinale, che questa volta è passata per due emendamenti al “Decreto Capienze” al Senato, votati contro le indicazioni del governo da Italia Viva, Forza Italia e Lega. Insieme a Fratelli d’Italia, i renziani e il centrodestra di governo hanno “mandato sotto” l’esecutivo su due temi, allineandosi a Fratelli d’Italia: aumentare la capienza di accesso ai bus turistici con Green Pass dall’80 al 100%, e l’innalzamento a 68 anni del limite di età dei dirigenti Asl in campo per l’emergenza sanitaria. Il primo era stato presentato da Fi, Lega e Pd, che poi ha però ritirato la firma. Il secondo da Italia Viva. Su entrambi il parere di Palazzo Chigi era negativo, ma ciò non è bastato per far sì che gli emendamenti venissero bocciati. A sorpresa, l’emendamento dei renziani è stato votato anche dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri e dal dem Antonio Misiani: entrambi hanno poi chiarito di averlo fatto “per errore”. Palazzo Madama ha poi dato via libera al provvedimento con 174 favorevoli, 20 contrari e nessun astenuto. Il testo, approvato dal Consiglio dei ministri l’8 ottobre scorso, passa ora all’esame della Camera e deve essere convertito in legge entro il 7 dicembre.

Tensione in senato dopo il voto agli emendamenti

All’ora di pranzo, dopo l’esito della votazione, è scoppiata la bagarre in Aula: i primi a protestare sono stati i senatori del Movimento 5 stelle, con Gianluca Castaldi e la capogruppo Maria Domenica Castellone che hanno chiesto – invano – la sospensione dei lavori. “C’è una responsabilità di forze di governo – ha detto Castaldi – che devono seguire una linea. I bus turistici devono sapere che Pd, M5s, LeU hanno la stessa volontà di aiutarli, ma non mettono in difficoltà il governo Draghi”. Dal Pd la presidente dei senatori Simona Malpezzi ha chiesto chiarimenti sulla tenuta della maggioranza: “È arrivato il momento che centrodestra e Italia Viva chiariscano se hanno ancora fiducia nel governo Draghi”. Lato Italia Viva, il presidente Ettore Rosato ha provato a spegnere le polemiche: “Quello del Senato non è nessun segnale politico, ma semplicemente un voto nel merito del provvedimento”. Con un intervento di Luca De Carlo, Fratelli d’Italia ha sottolineato che “dove il governo, come in questo caso, non pone la fiducia vengono fuori le crepe della maggioranza“. Nessun problema c’era stato infatti sulla conversione in legge del “Decreto Green Pass”, che pure aveva generato divisioni tra i leader a sostegno di Draghi ma che era passato senza particolari problemi dopo che Palazzo Chigi aveva posto la questione di fiducia.

La reazione di Palazzo Chigi

“Normali dinamiche parlamentari”, le ha definite il presidente del Consiglio, che non è parso particolarmente preoccupato. Non è la prima volta, però, che l’asse Renzi-Salvini lo mette in difficoltà, e quella di ieri potrebbe essere soltanto la prima parte di una spaccatura che rischia di far saltare i primi accordi presi in via ufficiosa in vista dei prossimi due provvedimenti decisivi: la legge di bilancio e l’elezione del dopo-Mattarella.

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