Elisabetta Trenta e la casa a San Giovanni: la risposta della ex ministra

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-17

Secondo l’ex ministra la giornalista è strumento di qualcuno che da due giorni la attacca. La risposta di Trenta conferma nei fatti tutto quello che è stato scritto sul quotidiano, aggiunge anche un dettaglio importante (ovvero che la casa del Pigneto è di sua proprietà), sostenendo però che il marito ha diritto all’alloggio perché svolge “un incarico di prima fascia”

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La ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta risponde sulla sua pagina Facebook all’articolo di Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera che la accusava di essersi tenuta la casa a San Giovanni avuta da ministra. E la risposta di Trenta conferma nei fatti tutto quello che è stato scritto sul quotidiano, aggiunge anche un dettaglio importante (ovvero che la casa del Pigneto è di sua proprietà), sostenendo però che il marito ha diritto all’alloggio perché svolge “un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato (infatti a me non era stato concesso un alloggio ASIR – cosiddetto di rappresentanza – ma un alloggio ASI di prima fascia)“.

Elisabetta Trenta e la casa a San Giovanni: la risposta della ex ministra

Trenta scrive nella risposta che aveva fatto avere il suo numero a Sarzanini ma alla fine la giornalista non l’aveva chiamata. Il fatto che la Trenta dica esplicitamente che era stata la Sarzanini a chiederlo fa pensare che ci sia altro che magari il Corriere domani preciserà. Sostiene l’ex ministra:

Mio marito è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato (infatti a me non era stato concesso un alloggio ASIR – cosiddetto di rappresentanza – ma un alloggio ASI di prima fascia. Pertanto, avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco, etc.), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura di cui sopra.

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Il Corriere però scrive che secondo le regole del ministero della Difesa — pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale — gli alloggi «di servizio» vengono assegnati in base all’incarico ricoperto. E il grado di capitano maggiore di Passarelli non rientra tra quelli che possono ottenere un alloggio di primo livello, come è appunto quello occupato dalla ministra e ora rimasto nella disponibilità della coppia. La ex ministra invece precisa che quello assegnato al marito è un alloggio ad incarico. Quale incarico?

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Passarelli era «ufficiale addetto alla segreteria del vice direttore nazionale degli armamenti all’ufficio Affari generali» e questo aveva spinto l’opposizione a sollevare il problema di possibili incompatibilità. Con una nota ufficiale i collaboratori di Trenta avevano dunque comunicato che «la ministra ha chiesto il trasferimento del capitano maggiore Claudio Passarelli per questioni di opportunità all’ufficio Affari generali, retto da un dirigente civile, che sovrintende alle esigenze organizzative e logistiche del funzionamento del segretariato generale». Lo spostamento in realtà non risulta avvenuto, racconta oggi il Corriere.

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Rimane da chiarire il problema della casa al quartiere Pigneto, visto che uno dei requisiti per entrare in graduatoria è dimostrare di non avere un’altra abitazione nel Comune di residenza. La Trenta ha scritto nei commenti che l’appartamento è suo personale.

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