I risultati delle elezioni midterm negli Usa: i repubblicani non sfondano alla Camera, Senato in bilico

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-09

Per le elezioni midterm negli Usa i sondaggi avevano previsto un’onda repubblicana pronta a prendersi il Congresso, ma non è andata proprio così

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Per le elezioni midterm negli Usa (che eleggono la nuova Camera dei rappresentanti, 1/3 del Senato e 36 dei 50 governatori) i sondaggi avevano parlato di una travolgente onda repubblicana pronta a prendersi il Congresso e gli Stati. Nella realtà, però, le cose non sono andate proprio così, visto il testa a testa che si è protratto fino all’ultimo contro i democratici. Se alla Camera dei rappresentanti i repubblicani sono riusciti a strappare la maggioranza, seppur non netta come quella che ci si aspettava, per il Senato il discorso è stato diverso.

Nello specifico, alla Camera 193 seggi sono stati assegnati con certezza ai repubblicani e 169 ai democratici. La maggioranza è a quota 218 e, stando alle proiezioni, è senza dubbio alla portata dei primi (seppur risicata). Al Senato sono 48 i seggi dei dem e 47 quelli dei repubblicani. Qui a tenere i giochi aperti è la sfida in Georgia, dove nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta e dove, quindi, sarà necessario andare al ballottaggio.

Con tutta probabilità, bisognerà attendere il 6 dicembre per comprendere chi la spunterà. “Non so se più tardi, o domani, o tra quattro settimane, ma so una cosa: avremo più voti del nostro avversario e andremo avanti insieme”, ha detto il senatore democratico Raphael Warnock, impegnato nel testa a testa in Georgia contro il candidato trumpiano Herschel Walker. I due sono divisi da appena quattordicimila voti a favore di Warnock.

Eletti 140 repubblicani negazionisti, ma non c’è stata nessuna “ondata rossa”. Trump non sfonda

Al momento, stando a RaiNews, sono circa 140 i repubblicani “negazionisti” dei risultati delle elezioni del 2020 (quelle che portarono alla Casa Bianca Joe Biden) che hanno conquistato seggi al Congresso e in ruoli chiave (come quelli di supervisione di prossime elezioni). Lo hanno riportato alcuni media statunitensi sottolineando che erano “quasi 300 i repubblicani negazionisti in corsa”.

Anche se, e questo lo evidenzia un’analisi di SkyNews sulla base dei primi risultati, non c’è stata l’esaltante performance che ci si aspettava dai candidati di Donald Trump. Nelle aree dei candidati sostenuti dal tycoon, infatti, il voto ai repubblicani è aumentato del 3,2% rispetto al 2020, contro l’aumento del 6,9% registrato dai candidati rep che non hanno ricevuto il suo appoggio. Nonostante questo, l’ex presidente ha affermato che farà “un grandissimo annuncio” il prossimo 15 novembre, in riferimento probabilmente ad una sua ricandidatura alle presidenziali del 2024.

Sottotono la performance elettorale dei repubblicani in generale, per cui ci si aspettava decisamente di meglio. “Sicuramente l’ondata repubblicana non c’è stata” ha detto il senatore rep Lindsey Graham facendo i conti dei possibili seggi al Senato. “Penso che alla fine arriveremo a quota 51 o 52”, ha concluso.

Andando ad analizzare i nomi degli eletti, va sottolineata la riconferma del repubblicano DeSantis in Florida e della dem Nancy Pelosi in California, la vittoria in Massachusetts di Healey, prima donna e prima omosessuale alla guida dello Stato, il trionfo del democratico Moore che si è imposto come primo governatore afroamericano in Maryland e l’entrata al Congresso del primo gen Z, il 25enne dem Frost. Non solo: il repubblicano Mullin sarà il primo nativo americano, da circa un secolo, a rappresentare l’Oklahoma al Senato Usa.

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