E a Livorno Nogarin democristianamente rimanda

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-12-01

Alla fine il voto in consiglio comunale a Livorno sulla vicenda AAMPS c’è stato. Ma, al contrario di quello che aveva deciso il sindaco Filippo Nogarin, non è arrivato l’ok al concordato preventivo richiesto dal primo cittadino per risolvere la grana dell’azienda dei rifiuti comunale gravata da crediti inesigibili

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Diciassette a sedici. Alla fine il voto in consiglio comunale a Livorno sulla vicenda AAMPS c’è stato. Ma, al contrario di quello che aveva deciso il sindaco Filippo Nogarin, non è arrivato l’ok al concordato preventivo richiesto dal primo cittadino per risolvere la grana dell’azienda dei rifiuti comunale gravata da crediti inesigibili per 11 milioni di euro e quindi impossibilitata a chiudere il bilancio senza una decisione. Nei giorni scorsi il MoVimento 5 Stelle e Beppe Grillo si erano schierati con il sindaco accusando il Partito Democratico di Livorno di aver lasciato l’azienda in condizioni impossibili (vero), ma soprattutto per cercare di convincere i quattro dissidenti all’interno del consiglio comunale ad appoggiare la linea del sindaco. Alla fine solo uno tra Mazzacca, Fuori, Grillotti e Pecorelli, consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle che avevano annunciato di non voler votare il concordato preventivo, ha cambiato idea. Ma non completamente.
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E a Livorno Nogarin democristianamente rimanda

Perché  l’emendamento presentato dalla maggioranza M5s che fa riferimento a Nogarin e approvato, con 17 a favore e 16 contrari, dal consiglio comunale, prevede che  Nogarin proponga al cda di AAMPS di far slittare di una settimana l’assemblea dei soci dell’ azienda prevista per domani. Se lo slittamento non sarà accettato dal cda il sindaco chiederà il concordato preventivo. Il voto è arrivato alla fine di una seduta fiume, con momenti di grande tensione che hanno portato anche alla sospensione per diversi minuti del Consiglio comunale. L’emendamento è passato per un voto, 17 a favore e 16 contrari (tra i quali tre consiglieri ‘dissidenti’ del M5s e la presidente del Consiglio comunale). Il testo approvato è un emendamento presentato dalla stessa maggioranza M5s all’atto di indirizzo‎ della giunta Nogarin sull’avvio della proposta di concordato preventivo in continuità per la municipalizzata Aamps e propone di slittamento di una settimana dell’assemblea straordinaria dei soci di domani “per poter avviare – si legge nell’emendamento – il dialogo con l’indotto e ascoltare le parti in causa. Qualora lo slittamento non fosse accettato – si prosegue nel documento – si impegna il sindaco a proporre all’organo amministrativo della società lo strumento del concordato preventivo in continuità”.  Quindi una settimana in più di tempo per trovare una soluzione che si cerca da un anno e mezzo: l’ultimatum del primo cittadino nella città sommersa dai rifiuti è diventato un penultimatum, in pieno stile democristiano. Curioso, poi, che AAMPS sia investita di una decisione sul rinvio di un’assemblea considerando che il comune è azionista e quindi padrone dell’azienda: cosa deve decidere in autonomia l’AAMPS? Non può fare semplicemente quello che decide l’azionista? “Domani siamo in assemblea straordinaria di Aamps – aveva detto il sindaco di Livorno durante il Consiglio comunale – se non ricapitalizziamo o se non imbocchiamo la strada del concordato, porteranno i libri in tribunale”. “L’elemento che ha chiuso la partita – aveva concluso il sindaco – è stato il parere dei sindaci revisori del Comune: la ricapitalizzazione non è perseguibile, perché metterebbe a rischio default il bilancio del Comune”. Ma se la partita è chiusa, perché è arrivato il rinvio di una settimana? E a cosa è servita l’apertura sui precari dello stesso Nogarin arrivata in mattinata? “Mi sembra doveroso chiedervi un altro appello – ha detto  – e comunicarvi un’apertura sui 40 dipendenti che si trovano a tempo determinato perché vengano stabilizzati. Mi posso prendere con voi l’impegno di presentare all’amministratore delegato una proposta per procedere al percorso di assunzione a tempo indeterminato di questi 40 lavoratori”.
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Livorno sommersa dai rifiuti

La vicenda dell’AAMPS blocca attualmente l’approvazione del bilancio: in quello della partecipata del Comune ballano 11 milioni di euro di crediti inesigibili. L’azienda infatti non può riscrivere il bilancio e togliere dalle perdite i famigerati 11 milioni di Tia fino a quando la giunta non avrà deliberato una modifica al regolamento Iuc, l’imposta unica comunale che comprende anche la Tari, nella quale appunto si definisca ciò che di fatto già sta avvenendo e cioè lo spostamento dei crediti Tia sulla tassa sui rifiuti fino al 2017. Se anche la modifica avvenisse oggi, i vertici di Aamps dovranno comunque accettare questa sorta di “pagherò” da parte dell’amministrazione comunale e predisporre la riscrittura del bilancio, con la perdita che scenderà a 11 milioni circa rispetto ai 21 attuali. A quel punto il bilancio-bis dovrà essere adottato dal cda di via dell’Artigianato, dopo di che sarà consegnato ai sindaci revisori che avranno fino a 15 giorni per scrivere la loro relazione e depositarla a palazzo civico. Saranno poi gli uffici a dover analizzare i conti, dopo di che l’assemblea potrà essere riconvocata e finalmente chiusa con l’approvazione. Ma Nogarin sa bene che per coprire questo buco sarebbe necessario o aumentare le tasse ai livornesi o tagliare servizi alla città per uno stesso ammontare. E per un bilancio comunale come quello di Livorno questo sarebbe un piano lacrime e sangue. Per questo ha deciso di provare la strada del concordato preventivo e del tribunale. Ma evidentemente non è riuscito a portarsi dietro la sua stessa maggioranza, che già nei mesi scorsi aveva bocciato il suo bilancio. E allora di fronte allo stallo e al rischio bocciatura della sua proposta si è preso altri sette giorni di tempo. “Noi non sappiamo quando arriverà la fine del mondo, se sarà di giorno o di notte. Ma di sicuro sappiamo una cosa: anche quel giorno la DC rinvierà qualcosa”, scriveva Fortebraccio quando l’Unità era ancora un giornale. I giornali muoiono, i metodi democristiani rimangono.
 

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