Economia
Due no-tax area all'Expo e a Bagnoli?
neXtQuotidiano 29/06/2016
Il governo italiano sta valutando la possibilità di creare due no-tax area a Milano, nell’area ex Expo, e a Bagnoli per attrarre investimenti. Il progetto, secondo quanto si apprende da fonti del governo, nasce dalla previsione che alcune multinazionali decidano di lasciare la Gran Bretagna
Il governo italiano sta valutando la possibilità di creare due no-tax area a Milano, nell’area ex Expo, e a Bagnoli per attrarre investimenti. Il progetto, secondo quanto si apprende da fonti del governo, nasce dalla previsione che alcune multinazionali decidano di lasciare la Gran Bretagna per stabilire il proprio quartier generale in un Paese dell’Unione europea. Un possibile bacino di migliaia di posti di lavoro, che fa “gola” a molti Paesi e quindi anche all’Italia. L’esecutivo starebbe quindi pensando all’istituzione di due aree in cui gli investimenti sarebbero detassati, riprendendo una idea già avanzata da Giuseppe Sala per la “riconversione” della zona dell’Expo e aggiungendo la “carta” di Bagnoli a Napoli. Un progetto di lavoro su cui dovranno essere fatte verifiche approfondite in sede europea.
Due no-tax area all’Expo e a Bagnoli?
L’idea del governo è cercare di portare in Italia le imprese che decideranno di spostare il loro quartier generale da Londra ad altre città europea dopo la Brexit: una che sta già pensando di volerlo fare è Vodafone, come ha scritto il Financial Times. Ma l’idea non è soltanto nostra visto che lo stesso ragionamento lo stanno facendo altri paesi e c’è già chi, come l’Olanda, ha dimostrato grande attività per le imprese anche italiane, anche per la convenienza dal punto di vista fiscale. Resta aperta anche l’ipotesi che l’Italia ospiti una delle Autorità europee basate a Londra, l’autorità bancaria Eba o l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali.
A Bruxelles il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha osservato che “paradossalmente lo shock della Brexit potrebbe persino essere un fatto positivo”, e “si volta pagina”. Sul piano economico, ci sono gli strumenti per intervenire e “se ci saranno emergenze le affronteremo” ma l’Europa comincia a pensare anche alle aziende inglesi che hanno già manifestato l’intenzione di lasciare il Regno quando uscirà dall’Unione.