Tasse: cosa e come cambierà con Draghi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-18

Cosa vuole fare con le tasse Mario Draghi? La riforma del Fisco è uno dei punti cardine del suo programma di governo. La revisione dell’Irpe e la commissione “modello Danimarca”

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Cosa vuole fare con le tasse Mario Draghi? La riforma del Fisco è uno dei punti cardine del suo programma di governo. La Flat Tax non è un’opzione, anzi il neo presidente del Consiglio ha già reso noto che va mantenuta la progressività del prelievo. Verrà riformata l’Irpef, ma come? Ieri Draghi durante il suo discorso al Senato ha spiegato che riforme parziali, soprattutto in materia fiscale non è una buona idea: “Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati. Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza. Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli”. Cosa vuole fare SuperMario con le tasse lo spiega il Corriere:

In questa prospettiva, aggiunge Mario Draghi, «va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività». Verranno quindi approfondite le ipotesi di intervento sulle aliquote Irpef, in particolare quelle tese ad attenuare lo scalone tra la prima e la seconda, con il prelievo che oggi schizza dal 27 al 38% al superamento dei 28 mila euro di reddito (e fino a 55 mila, penalizzando il ceto medio). Nel mirino anche la giungla delle tax expenditure: più di 600 tra deduzioni, detrazioni e sgravi, che spesso alterano l’equità della tassazione.

Il come invece lo ha anticipato anche lui durante il suo discorso: affidare la riforma fiscale a una commissione “modello Danimarca”: “Inoltre, le esperienze di altri paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata. Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il governo affidò ad una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951”. Chi farà parte della commissione è ancora un mistero, ma Enrico Marro prova ad avanzare qualche nome; tra gli altri il capo dell’area fisco della Banca d’Italia, Giacomo Ricotti, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, e Paolo Oneto per l’Istat

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