Draghi in Senato emozionato tra gli applausi: “Mi dite voi quando posso sedermi?” | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-18

Alla fine del discorso di ieri davanti ai parlamentari, rimane per un po’ in piedi durante gli applausi, e chiede consiglio su come comportarsi.

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Alla fine del discorso di ieri al Senato, dopo 50 minuti e 7 fogli letti, l’Aula si alza in piedi e applaude al nuovo presidente del Consiglio. Tutti, tranne (ovviamente), i 40 che poi a tarda serata avrebbero detto no all’esecutivo guidato da Mario Draghi. Un lungo applauso, si alzano tutti in piedi. Un secondo prima aveva detto:

Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. E’ un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia.

Quindi, sono tutti in piedi. Lui anche, che a dir la verità non si siede da quasi un’ora. Per cui, credendo che non si sentisse e rivolgendosi alla sua destra, verso il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, dice: “Mi dite voi quando posso sedermi?”. Sei parole che hanno fatto sorridere i più, che hanno tradito la commozione di Mario Draghi. E che -a dirla tutta- non è ancora completamente a suo agio lì al centro del Parlamento. E lui stesso lo ammetterà la sera, quando proprio dopo aver registrato un problema con il microfono, il ministro per i rapporti col Parlamento Federico D’Incà si è alzato per sistemarlo. Draghi ha chiesto scusa e (con molta umiltà) ha detto: “Scusate, devo ancora imparare”.  Si tratta di uno degli uomini che più ha influito nella storia europea contemporanea, eppure lì, in quel posto, si emoziona. E lo aveva già ammesso la mattina, dicendo che mai aveva provato una emozione così grande come quella di guidare il governo del proprio Paese.

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