Dove prende i soldi l'ISIS (e perché Obama sta andando a letto con il nemico)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-09-24

Un’indagine della procura di Milano svela truffe sull’Iva per un miliardo di euro. Andati in parte ai terroristi islamici. I finanziamenti allo Stato Islamico però arrivano da tante parti. Soprattutto da quei paesi arabi che oggi bombardano la Siria con gli Usa

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Stamattina sul Corriere si raccontava la storia di un’indagine che ha portato all’incriminazione di 38 indagati e il sequestro di 80 milioni di euro colpisce. Cercavano Bin Laden ehanno trovato un sacco di soldi, visto che un’associazione criminale anglo-pakistana e una franco-israeliana dal 2009 al 2012 hanno rubato all’Italia più di un miliardo di euro di Iva. Come? Sfruttando il protocollo di Kyoto. Come si sa, ad ogni Stato è assegnata una quota massima di produzione di CO2 che i paesi sono tenuti a far rispettare alle aziende; meno noto è il sistema dei crediti, che prevede che le aziende che producono meno gas serra possono «vendere» la loro parte di quota alle imprese meno virtuose attraverso i carbon credit, ovvero i certificati ambientali che si possono negoziare privatamente o sul mercato telematico, dove si possono scambiare sotto la supervisione del Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale, che fa capo al ministero dell’economia.
 
IL MILIARDO DI EURO RUBATO ALL’ITALIA PER I TERRORISTI
Spiega il Corriere:

Le due organizzazioni criminali operavano sia singolarmente che insieme. Acquistavano i certificati in Gran Bretagna, Francia,Olanda e Germania attraverso società fittizie con sede in Italia, vere e proprie «cartiere» che producevano solo fatture e che erano intestate o a prestanome quasi sempre cinesi o a persone estranee ma vittime di furti d’identità.Dopo aver acquistato senza pagare l’Iva, esclusa in questo tipo di transazioni intracomunitarie, le«cartiere» aggiungevano l’Iva al 20 per cento e vendevano i certificati ad altre società, anche queste fittizie, che facevano da intermediari con gli ignari acquirenti finali.Una volta incassata l’Iva, invece di versarla allo Stato italiano la «cartiera» chiudeva i battenti e spariva nel nulla, mentre i soldi,milioni e milioni di euro, venivano dirottati su conti correnti a Cipro e Hong Kong per finire a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Lì le rogatorie avviate dai pm milanesi a caccia di Imran Yakum Ahmed sono cadute nel nulla, mentre i soldi sottratti all’Erario italiano sono stati riciclati in diamanti ed investimenti immobiliari.

Ecco il giro dell’Iva nell’infografica pubblicata oggi dal Corriere:

Isis: come si finanzia il terrorismo islamico
Come si finanzia il terrorismo islamico, dal Corriere della Sera del 24/9

Ma l’aspetto più inquietanteche emerge dalle carte dell’indagine milanese è che dietro le «imponenti operazioni di riciclaggio» legate alla frode fiscale potrebbe celarsi un canale di «finanziamento al terrorismo internazionale» di matrice islamica. L’inchiesta si è divisa in due tronconi: per il primo la frode ammonta a 660 milioni, altri 450 milioni vengono dall’altro filone. In totale fa più di un miliardo di euro.
 
COME SI FINANZIA L’ISIS?
Ed è probabile che anche le risultanze di queste indagini finiscano in un filone d’indagine internazionale sui soldi che arrivano all’Isis. Se non altro perché il fatto che un gruppo di estremisti islamici usciti più o meno dal nulla abbia a disposizione un così ingente numero di armi, finanziamenti e strumenti di comunicazione appare quantomeno sospetto. Per questo è nato il Counter Extremism Project, guidato da Mark Wallace, ex diplomatico dell’amministrazione Bush e avvocato: il gruppo ha redatto un dossier con informazioni finanziarie dettagliate su come si finanzia l’Isis che dovrebbe uscire la prossima settimana. Ma soprattutto ha iniziato la costruzione di quello che, nelle intenzioni degli autori, sarà il miglior database pubblico di informazioni sui gruppi estremisti e sui loro sostenitori. Le informazioni saranno a disposizione di tutti: governi, media, pubblico. Il progetto somiglia ad altri, anche finanziati dall’Unione Europea. Alcune delle armi che oggi Isis utilizzata sono state sequestrate all’esercito iracheno, ma molte altre sembrano essere stati acquistate o dal gruppo o dai suoi sostenitori al mercato nero. ISIS fa soldi con il contrabbando di petrolio dagli impianti sequestrati nel nord dell’Iraq: l’oro nero viene rivenduto in Turchia. Sempre dalla Turchia potrebbe provenire il flusso di armi e di combattenti stranieri che oggi tiene in piedi l’ISIS.
Dove prende i soldi l'ISIS
Come si finanzia l’ISIS (infografica del Corriere della Sera)

I SOLDI DAI PAESI ARABI

Anche se c’è da dire che il filone più ricco dei finanziamenti dell’ISIS rimarrà per sempre nascosto. Perché a percorrerlo tutto si finirebbe per arrivare a quei paesi arabi che hanno affiancato gli Usa nei bombardamenti alleati in Siria. Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kuwait hanno armato Al Baghdadi contro l’odiato Assad alleato degli odiatissimi sciiti dell’Iran. Per Ryiad la questione è quasi personale: ISIS vede i wahabiti come nemici naturali: nasce proprio in contrapposizione alle dinastie come quella che regna oggi in Arabia. Ma i sauditi hanno finanziato tutti i possibili fattori di instabilità nell’area, compresi i Fratelli Musulmani. Per questo oggi Riyad riesce ad allearsi con l’Iran senza battere ciglio. L’emiro del Kuwait ha ripagato il sangue occidentale speso per la liberazione del suo paese da Saddam diventando, secondo le parole di David Cohen, sottosegretario per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, l’«epicentro di finanziamento per i gruppi terroristici in Siria». Stessa cosa hanno fatto Bahrein e Qatar. L’ISIS oggi vale due miliardi di dollari. Se vuole sapere da dove arrivano, Obama deve andare a bussare alla porta dei loro vicini di casa.

Isis: tutte le infografiche

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